Recensione: A Matter Of Time

Di Damiano Fiamin - 8 Luglio 2013 - 0:10
A Matter Of Time
Band: Sloe Gin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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74

Nonostante nessuna delle foto presenti all’interno del libretto ci mostri il volto dei membri degli Sloe Gin, basta analizzare con un po’ d’attenzione i nomi dei musicisti per capire che non ci troviamo davanti a un progetto qualsiasi. La mente che si trova dietro le undici tracce che lo compongono è, infatti, Enio Nicolini. Vi dice nulla? Dovrebbe, visto che il bassista ha messo le sue quattro corde al servizio di gruppi come Unreal Terror e, soprattutto, The Black, band che sin dagli ormai lontani anni ’80 hanno contribuito a creare le fondamenta del metal italiano più cupo e pesante. Nonostante l’accattivante premessa, negli anni ho imparato a frenare i facili entusiasmi: raramente, purtroppo, le aspettative vengono rispettate ed è sempre meglio accostarsi a un nuovo prodotto con la mente quanto più sgombra da sovrastrutture emotive, indipendentemente dai nomi che si trovano scritti sul libretto. Bando agli indugi, dunque, e vediamo cosa ci riserva questo debutto.

 
I quaranta e rotti minuti di musica contenuti in “A Matter Of Time” nascono per permettere ai tre componenti di sperimentare nuove soluzioni, affrontando senza remore strade diverse da quelle intraprese nel corso della loro carriera. Nonostante l’assenza di una qualsivoglia chitarra o tastiera, non immaginatevi un CD a uso e consumo della sezione ritmica; ovviamente, il binomio basso-batteria dà un’impronta molto caratteristica alle sonorità della band, ma non ci troviamo davanti a un semplice prodotto-vetrina per i due Nicolini e Miccoli. La voce di Mucci non è certo preponderante, ma si accosta perfettamente alla musica e la arricchisce, affiancandosi e integrando quanto prodotto dagli altri due musicisti a un livello paritario.

Le linee melodiche intessute elegantemente di traccia in traccia sono caratterizzate da un’alternanza stilistica piuttosto riuscita: su una base molto solida improntata a un doom metal vecchia scuola (qualcuno ha detto Saint Vitus?), vengono inserite delle sovrastrutture che attingono a registri ben diversi, con inserti che spaziano dal progressive anni ’70 al rock più duro, passando per la psichedelica più allucinata. Un amalgama davvero interessante, caratterizzata da un ottimo livello tecnico (ovviamente) e da una discreta varietà per quanto riguarda la scelta delle modalità esecutive. Alcuni dei brani sono meno “intensi” dei propri fratelli, ma il tenore del disco rimane sempre alto.

 

La preponderanza delle tonalità più cupe e l’assenza di una qualsivoglia ascesa sonora potrebbe spiazzare l’ascoltatore in occasione dei primi ascolti. Non solo, infatti, le nostre orecchie sono poco avvezze alla tipologia di musica che un trio del genere è in grado di produrre, tutta pulsazioni e groove, ma ci si scontra anche con l’alienazione intrinseca contenuta all’interno delle linee melodiche e dei giri di basso di Nicolini. L’ipnotico palpitare delle casse dello stereo è in grado letteralmente di stordire e assorbire in maniera totalizzante chi ci si accosta incautamente.

 

In definitiva, cosa si può dire di questo primo lavoro dei Sloe Gin? L’album con cui il terzetto decide di presentarsi al mondo è un prodotto di buon livello, caratterizzato da sonorità particolari e da spunti interessanti. La centralità di uno strumento spesso negletto come il basso è ancor più interessante quando si è in grado, finalmente, di notare come pochi passaggi puliti e un uso accorto delle melodie siano in grado di riempire le orecchie molto più di tante sbrodolature esibizionistiche. Certo, il disco non è perfetto: la seconda parte del CD, a mio avviso, è meno appassionante della prima; pare quasi di trovarsi di fronte a un lato B in grado si di emozionare, ma senza la spinta devastante delle prime sette tracce.

“A Matter Of Time” è un acquisto consigliato a tutti i seguaci di gruppi come Death SS, Black Sabbath e Saint Vitus che hanno voglia di nuove sfide; il fascino dell’album è proprio riuscire a condire il doom metal classico con una sfumatura moderna e non troppo dogmatica.

 

Damiano “kewlar” Fiamin

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