Recensione: A Prelude Into Emptiness – The Tears Path: Chapter Alpha

Di Francesco Sgrò - 6 Dicembre 2013 - 0:28
A Prelude Into Emptiness – The Tears Path: Chapter Alpha
Band: Chronos Zero
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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75

Formatisi nel 2011, i nostrani Chronos Zero appartengono alla categoria di gruppi che hanno fatto del Progressive Metal violento e articolato il proprio credo.
Per questa giovane band tricolore, il debutto arriva sul finire del 2013 con la pubblicazione di questo “A Prelude Into Emptiness – The Tears Path: Chapter Alpha”, rilasciato per la prolifica Bakerteam Records, label sempre attenta nel proporre musica dalle ottime potenzialità qualitative.
Una produzione cristallina e asciutta, curata per l’occasione dalla sapiente esperienza di Simone Mularoni (DGM), pone perfettamente in risalto la potenza che il quintetto italiano intende sprigionare nel corso delle dieci tracce che compongono l’opera, per un totale di oltre un’ora di musica.

L’onere e l’onore di aprire le danze, spetta alla breve e feroce “Spires”, opener strumentale, interamente imperniata sui gelidi riff allestiti con sapienza dalla sei corde del bravo Enrico Zavatta, il quale è anche responsabile dell’operato tastieristico presente nelle composizioni della band, svolto in concomitanza al tappeto sinfonico curato dal tastierista Giuseppe Rinaldi. Infine, una sezione ritmica precisa e potente, completa perfettamente una composizione ben strutturata e di piacevole ascolto.
L’opera procede poii sulle note dell’oscura “Breath Of Chaos”, brano in cui si palesa la presenza del singer Jan Manenti, la cui timbrica cupa si mescola alla perfezione con la dolce voce della brava Claudia Saponi (singer e tastierista degli Absynth Aura). Il risultato finale è racchiuso in un brano articolato e di non facile assimilazione, in cui è marcatamente percepibile lo stile dei maestri americani Symphony X.
Un alone di macabra teatralità avvolge la struttura della devastante “Shadow’s Lair”, lunga epopea metallica, decadente ed arricchita da numerosi cambi di tempo e continue mutazioni d’atmosfera, per un nuovo episodio di sgargiante Progressive Metal che potrà facilmente incontrare l’approvazione dei sostenitori del genere, mentre potrebbe andare in contro allo sdegno di chi non apprezza eccessivi tecnicismi.

Successivamente il combo tricolore assesta altri due momenti interessanti che si sublimano nelle note delle gelide “Lost Hope, New Hope Pt. I” e “Lost Hope, New Hope Pt. II”, che com’è facile intuire, costituiscono un’unica maestosa suite di oltre dieci minuti complessivi, in cui Dream Theater e Symphony X vengono nuovamente elevati a muse storiche e fondamentali punti di riferimento per questa giovane band.
La lunga “The Creation”, prosegue con classe e coerenza questa prima opera targata Chronos Zero, presentando ancora notevoli melodie, articolate ed ottimamente interpretate dai due cantanti; melodie che, a loro volta, vengono squarciate dai granitici riff scaturiti dalla chitarra del già menzionato Enrico Zavatta.

“Sigh Of Damnation” e la plumbea “Hearts Into Darkness”, accompagnano l’ascoltatore verso il finale dell’album, scandito dalle note della suggestiva “At The Gates Of Time (Hollowland’s Prelude)” e della sublime “Sorrowful Fate (The Composer’s Night Part. III & IV)”, lunghissima suite mistica e teatrale posta a sigillo di un album ben realizzato e adrenalinico, seppur caratterizzato da un songwriting eccessivamente legato agli stilemi del genere, aspetto questo che denota in parte una mancanza di personalità ancora un po’ ingombrante , tanto dal rendere il risultato finale difficilmente apprezzabile al di fuori del calderone Progressive.
La complessità e ricercatezza che ne permeano ogni poro sono motivo di vanto per questo esordio ma, in ugual misura, sono elementi che potrebbero rivelarsi un limite nel raggiungere quanti più ascoltatori possibile.

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