Recensione: Addiction To Musickal Dissection

Di Daniele D'Adamo - 18 Luglio 2014 - 18:06
Addiction To Musickal Dissection
Band: Morbo
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2014
Nazione:
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74

 

In un periodo storico in cui paradossalmente si può tranquillamente utilizzare l’aggettivo ‘mainstream’ anche per il meno accattivante dei generi metal, cioè il death, sembra essere rifiorito l’amore per l’old school senza compromessi.

Presumibilmente, un effetto specificamente conseguente al fatto che band seminali come Autopsy, Necrophagia, Possessed, Death, Rigor Mortis, Entombed et al. siano nate, per l’appunto, per remare controcorrente rispetto alla massa della loro epoca suonando in modo il meno orecchiabile possibile.

Un’antitesi che ha motivato profondamente, quindi, ensemble come i romani Morbo, nati nel 2009 proprio per suonare death metal senza cedimento alcuno. Senza fronzoli né abbellimenti nel rispetto totale, assoluto, dei dettami stilati alla fine degli anni ’80 / inizio degli anni ’90 dai precursori più sopra citati.  

Morbo i quali, dopo un demo d’ordinanza (“Eternal City Of The Dead”, 2010), giungono al debut-album con la Memento Mori, “Addiction To Musickal Dissection”. Che, come ci si poteva aspettare dalla premessa iniziale e, pure in ossequio al moniker del quartetto romano, gronda putrefattume da ogni poro, stilla pus da ogni traccia, trasuda marciume da ogni anfratto. Un risultato per nulla scontato, tenendo anche conto della moltitudine di act che si dedicano alla vecchia scuola. Sì, poiché sembra davvero che gli otto brani del platter siano stati partoriti contemporaneamente alle primigenie creature del metallo della morte. Anzi, se si approfondisce l’analisi di “Addiction To Musickal Dissection” si rinvengono elementi ancora più arcaici, riconducibili alla mitologia metal. Venom, Hellhammer e addirittura Black Sabbath, difatti, echeggiano – seppur sommessamente – in più di una traccia del disco, dipingendo attorno al medesimo un’aurea crudamente elementare, involuta, assolutamente estranea a ogni movimento progressista. Difficile, insomma, trovare qualcosa di più autentico e genuino, anche fra i più fedeli alla linea.   

Lo sforzo profuso dai Nostri per trovare questa dimensione al di là dello spazio e del tempo, nella costante fuga da tutte le possibili contaminazioni extra-old school, ha prodotto senza dubbio un sound robusto e, soprattutto, personale. Senza divagazioni da quella direzione che è stata intrapresa con così tanta determinazione a inizio carriera. Un sound che identifica i Morbo come realtà inoppugnabile di un certo modo di fare death metal, forse estintosi ma che ha incarcerato le song entro limiti un po’ troppo ravvicinati. In particolar modo quando il ritmo cala vistosamente. Quando, cioè, il death si trasforma in doom. A parte l’eccellente “Decomposmopolitan”, che porta chiunque a battere il piede e a ruotare la testa, il resto si distingue… da se stesso con difficoltà. In sostanza, appare più consono, a Mirko e compagni, non scendere mai al di sotto della corrotta dinamicità del riff portante che anima la prima parte dell’opener “Abominangel (Let Them Stink Of Fear)” o di “Pagan Seducer”.    

La questione può essere facilmente risolta giacché un approccio meno ‘mortifero’ alla questione non cambierebbe di una virgola in sound si potrebbe affermare già ‘perfetto’. Eppoi, non bisogna dimenticarlo, “Addiction To Musickal Dissection” è un’Opera Prima. Con tutti i possibili miglioramenti del caso.

Daniele “dani66” D’Adamo
 

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