Recensione: An Elegy For Depletion

Di Gianluca Nocini - 3 Giugno 2013 - 7:00
An Elegy For Depletion
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Anno: 2013
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75

I Beyond Description sono una band proveniente dal Giappone, in attività già dal lontano 1988.
Una carriera musicale longeva la loro che vede la pubblicazione ufficiale di 3 full-length (“Acts Of Sheer Madness”, 2002; “A Road To A Brilliant Future”, 2004; “Proof Of The Truth”, 2011) e ben 6 progetti Split (“Excrement Of War”, 1993; “Absconded” , 1995; USA Meets Japan, 1998; BD Kontrovers, 2000; 4 Way To Hell, 2002; “Kontatto”, 2003). Nella terra del Sol Levante, Okahara e soci sono delle autentiche leggende nel genere, e grande fermento orbita attorno la nuova creatura della band. Il full-length da poco rilasciato dai nipponici conta 11 pezzi molto aggressivi, degni della classificazione di crossover metal con cui la band è riconosciuta su grande scala.

“An Elegy For Depletion” (“Un poema per l’esaurimento” in italiano), viene dopo l’ultima fatica dei Beyond Description datata 2011, ovvero “Proof Of The Truth”. L’ultimo lavoro in studio dei nipponici dura solo ventotto minuti, ma non c’è da storcere il naso poiché tale durata è di fatto una prerogativa del genere interessato. Ovvero canzoni brevi e violente tra il thrash e l’hardcore più sfrenato, che talvolta arrivano persino a lambire i confini del grindcore. Si intuisce sin dalle prime battute che stiamo per ascoltare un album estremamente aggressivo, martellante, la cui intensità non lascia alcun modo di riflettere su ciò che abbiamo appena ascoltato tra una canzone e l’altra.

Il disco si apre con “Absurd”, un’intro di nemmeno due minuti che ci fa capire subito di che pasta sono fatti i B.D. Riff veloci ed incisivi, un basso molto presente e mai inopportuno, e una voce scatenata, quella di Hideyuki Okahara. Il cantante nipponico sfodera una prestazione vocale egregia, degna dei migliori “screamers” là fuori. Leggendo i titoli dei vari pezzi ci aspetteremmo di ascoltare un album cantato in inglese, che ci potesse aiutare nell’interpretazione del songwriting e più in particolare delle liriche. Purtroppo cosi non è, visto che tutti gli undici pezzi nel disco sono “strillati” in lingua orientale. L’intro ci conduce al secondo brano, “Fossilize”. Il pezzo in questione è senza dubbio uno dei migliori sotto il profilo tecnico. La chitarra di Yasunari Honda lavora incessantemente e Okahara si sforza – con discreti risultati – di emulare l’Hetfield di fine anni ‘80. Altri pezzi come “Provocation” e, in particolar modo “Drip”, offrono la possibilità di ammirare appieno il talento di questa band e indubbiamente sarebbe interessante testarne il potenziale distruttivo dal vivo. L’intero disco è spietato a livello ritmico e non c’è veramente un attimo di respiro se non per l’ultima traccia, “Depletion”, una sorta di epilogo in strumentale che ci dà tempo e modo di apprezzare la baraonda inarrestabile dei pezzi precedenti.

L’impressione finale di questo disco è assolutamente positiva. “An Elegy For Depletion” è sostanzialmente la prova tangibile che la band di Tokyo picchia duro andando dritta allo scopo. Se si può muovere una piccola critica alla nuova creatura dei Beyond Description, questa si riferisce di certo ad una struttura ritmica poco accattivante e quanto mai ordinaria, che non ci consente di poter fare una gran distinzione tra un pezzo e l’altro.

Gianluca Nocini

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