Recensione: Angel

Di Alessandro Calvi - 11 Luglio 2005 - 0:00
Angel
Band: Supremacy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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60

Le Supremacy sono un gruppo femminile proveniente dall’Australia e nascono verso la fine degli anni ’80. La loro prima esibizione live risale però al 1994 e subito si fanno notare dalla stampa specializzata della zona. Subito vengono contattate per partecipare a una compilation di gruppi esordienti, ma questo non sembra aprire le porte di nessuna casa discografica alla band perchè nel 1997 il gruppo autoproduce il proprio EP di debutto dal titolo “Short End Fuse”.
Passa qualche anno e nel 2001 le Supremacy giungono alla realizzazione di un intero album autoprodotto di 12 tracce dal titolo “Blessed Be”. Nonostante il buon riscontro di critica però, ancora nessuna etichetta si fa viva e il gruppo, anche in seguito a un quasi totale stravolgimento della line-up (rimangono infatti solo le due fondatrici Monika-Dee e Jadi-Anne), decide di modificare in parte le proprie coordinate musicali. Il più sostanziale dei cambiamenti è sicuramente un certo ammorbidimento del sound, che vira verso il gothic, e l’inserimento di parti orchestrali nelle composizioni. Subito per presentare questa nuova “incarnazione” delle Supremacy, viene realizzato questo “Angel”.

Ad aprire questo demo troviamo la title-track “Angel”. Un brano discretamente aggressivo in cui il lavoro delle chitarre strizza l’occhio più all’hard rock di matrice americana che alle composizioni gothic. A questo si affianca l’uso di alcuni strumenti “classici” come violini e violoncello che riescono a costruire un tappeto orchestrale piuttosto interessante e capace di dare spessore al sound, anche se saltuariamente le composizioni risultano essere piuttosto scontate.
Genuinamente interessante è sicuramente la voce della vocalist Jadi-Anne che in questo brano, sceglie uno stile di cantato “grezzo” che strizza un po’ l’occhio ad alcune famose vocalist del metal classico come Doro, salvo poi virare verso tonalità tipicamente gothic nella successiva “Inner Truth”.
La seconda traccia si apre in maniera molto dolce, con solo gli strumenti orchestrali e una leggera batteria di sottofondo a fare da contorno alla voce. Si presenta subito come una sorta di ideale “ballad” tra le tre canzoni presenti su questo cd. Sinceramente devo ammettere che pur trattandosi di una bella canzone, molto dolce, melodica e d’atmosfera, è stata quella che mi ha forse detto meno.
Al contrario, “Salted Wounds” è stata in grado di riservare diverse sorprese. Tanto per cominciare la partecipazione della voce maschile, nel caso suddetto appartenente a un certo Tobias Sammet di edguyana memoria. Indipendentemente dall’identità del vocalist, comunque non si può non notare come l’uso della doppia voce e i duetti che ne derivano diano maggiore movimento a tutta la song rendendola probabilmente la più interessante del lotto.

Pur trattandosi di un’autoproduzione, il cd suona per niente male. I vari strumenti e anche le voci sono tutti trattati in maniera, a mio avviso, più che buona. Anche l’inserimento delle parti vocali di Tobias, registrate in Germania e poi spedite in Australia, mi pare decisamente riuscito.

Per concludere si tratta di un cd volto a presentare il nuovo corso di questa band australiana che per vari motivi finora non è mai riuscita a giungere a un contratto con una casa discografica. La proposta musicale non è nulla di particolarmente originale, ma le capacità compositive e strumentali non sono sicuramente di secondo piano. In un contesto musicale che vede spesso pubblicati gruppi anche mediocri, le Supremacy meriterebbero un contratto, anche solo sulla base della loro forza di volontà e della lunga gavetta nell’underground.

Tracklist:
01 Angel
02 Inner Truth
03 Salted Wounds
04 Angel “Instrumental”

Alex “Engash-Krul” Calvi

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60