Recensione: Antagonise

Di Matteo Di Leo - 25 Febbraio 2014 - 0:01
Antagonise
Band: MaYan
Etichetta:
Genere:
Anno: 2014
Nazione:
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60

Prima di iniziare, una doverosa premessa: chi scrive non è affatto un ammiratore degli Epica, degli After Forever e di tutti quei gruppi operistici con voce femminile. Quindi, per forza di cose, un disco partorito proprio da membri presenti o passati delle succitate band, non suscita aprioristicamente il mio entusiasmo. Ma quanto doverosamente detto, non andrà in alcun modo a pregiudicare l’imparzialità del mio ascolto e conseguentemente questa recensione.
 
Bene, dopo questo “pippone” iniziale, passiamo ad analizzare il secondo album dei MaYan, per l’appunto progetto messo in piedi da Mark Jansen degli Epica assieme ad altri ragazzi della formazione orange nonché a all’ex After Forever Jack Driessen.
 
Il genere proposto non poteva non essere diffusamente sinfonico, ma a differenziare il tutto dalle “band madri” ci pensa una fortissima porzione di death metal, tratto distintivo ed elemento d’indubbio interesse della proposta.
“Antagonise” vede della partita pure due nuovi entrati, entrambi alle voci, vale a dire il sempre ottimo Henning Basse e la bellissima siciliana Laura Macrì, già presente in qualità di soprano nell’esordio “Quarterpast”.
 
Rispetto proprio al debutto, la musica dei MaYan si fa’ decisamente più sinfonica, stratificata e piena zeppa di soluzioni diverse, tanto che l’utilizzo di tre voci per quanto pacchiano possa sembrare, risulta assolutamente naturale. 
Certo, il tutto può sembrare pesante da digerire ed indubbiamente richiede numerosi ascolti, ma fortunatamente la produzione made in Nuclear Blast è perfetta come da tradizione e ci agevola nel compito. Accanto a questa propensione orchestrale per certi versi inevitabile, rimane quale significativo contraltare la natura comunque estrema degli olandesi, come dimostrano non solo l’ottimo growl, ma anche riff e passaggi in blast beat riconducibili addirittura al black sinfonico.
 
Da apprezzare è inoltra la diversità dei brani, tra pezzi variegati e cadenzati (“Lone wolf”) accompagnati ad autentiche sassate come “Devil in disguise” e “Human Sacrifice”;  preferendo indubbiamente le canzoni che riescono ad esprimere tutto il proprio potenziale nell’arco di pochi minuti, i miei favori vanno senza remore per la doppietta iniziale “Bloodline forfeit” e “Burn your witches”.
 
In definitiva, “Antagonise” è un buon lavoro, che può risultare decisamente attraente per coloro i quali apprezzano la magniloquenza applicata al metallo più intransigente.

Matteo Di Leo

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