Recensione: Baaba Kulka

Di - 26 Agosto 2011 - 0:00
Baaba Kulka
Band: Baaba Kulka
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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60

Gli Iron Maiden sono una delle band più coverizzate del pianeta. Orde di gruppi hanno rivisitato, a seconda del proprio gusto e attitudine, canzoni che hanno scritto pagine fondamentali all’interno dell’epopea del Metallo. In questo scorcio di 2011 è la volta dei Baaba Kulka, un ensemble proveniente dalla Polonia che fa uscire un Cd abbinato a un Dvd dalla copertina molto scarna, minimale, utilizzando in prestito il carattere grafico della Vergine di Ferro britannica. Fin qui nulla di male, quindi.

I dolori, e che dolori, si palesano non appena si preme il tasto play sulle note di un cavallo di battaglia universale come The Number of The Beast, la traccia numero uno: lenta, molle, a tratti irriconoscibile se non fosse per il testo e irrecuperabilmente avulsa dal mondo HM, anche mettendoci tutta la buona volontà di questo mondo. La follia artistica dei Baaba Kulka prosegue senza sosta con la successive Wrathchild, Aces High e To Tame a Land, a significare che non si tratta di una svisata su di un singolo pezzo ma di una scelta di campo ben precisa.

L’idea di proporre in chiave pop e jazz alcuni classici dei Maiden – per semplificare, altrimenti elencando tutti i rimandi dei polacchi ad altri generi non si finirebbe più – viene testata, con una certa dose di coraggio, va riconosciuto, all’Hard Rock Café di Varsavia. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare la performance del gruppo capitanato dalla famosa cantante – in patria – Gaba Kulka raccoglie parecchi consensi tanto che li porta ad intraprendere addirittura un tour all’interno del proprio Paese. 

Da cosa nasce cosa, si sa, e quindi perché non mettere su di un dischetto ottico una selezione di dieci brani e magari pubblicizzare la cosa nel resto dell’Europa?  Ecco quindi il disco omonimo all’assalto della Nostra penisola.

Oltre l’aspetto musicale, è davvero bizzarro un po’ tutto in casa Baaba Kulka, a partire dal look dei cinque componenti, accostabile a compiti liceali all’ultimo anno di frequenza, con tutto il rispetto, s’intende!

L’ascolto procede da The Ides of March fino all’ultima traccia, Still Life, permanendo, come per le tracce precedenti, all’interno del solco tracciato dalle partiture originali, confermando l’assoluta originalità della proposta proveniente dall’Est del continente: una miscela difficilmente etichettabile nata dalla fusione e dall’alternanza di reggae, disco music, elettronica, pop, musica araba, folk, il tutto ben condito da inserti di flauto e clarinetto, utilizzati alla bisogna. Urla sovrumane, ovviamente, pari a zero.

Se per i Defender e affini l’album costituisce una bestemmia bella e buona tradotta su dischetto argentato – peraltro con tutte le ragioni del caso, scomodando anche la lesa maestà, se necessario -, per chi viceversa osa addentrarsi all’interno di oasi artistiche sacrileghe, Baaba Kulka può regalare qualche minuto di Alternative con la “A” maiuscola e pure in grassetto.

A favore dei cinque artisti polacchi gioca il fatto che il loro esperimento poggia su di una fede incrollabile nei confronti degli Iron Maiden e quindi è scongiurato al 100% il dubbio che i dieci brani proposti celino sotto di essi una presa in giro bella e buona del combo londinese. 

Difficilissima la valutazione del lavoro in termini di rating, in quanto altamente soggettiva la risposta di ognuno a codeste sperimentazioni, senza dubbio discutibili ma anche curiose e altamente temerarie. Il 60, quindi, è da leggersi come puramente indicativo.
 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  
 

 

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Tracklist:


01. The Number of the Beast
02. Wrathchild
03. Aces High
04. To Tame a Land
05. Ides of March
06. Prodigal Son
07. Flight of the Icarus
08. Children of the Damned
09. Clairvoyant
10. Still Life

Line-up:

Gaba Kulka: Voce, tastiere
Bartek Weber: Chitarra
Piotr Zabrodzki: Basso, tastiere
Tomasz Duda: Sassofono, clarinetto, flauto
Maciej Moruś: Batteria

 

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