Recensione: Back from the Goats

Di Michele Carli - 22 Novembre 2009 - 0:00
Back from the Goats
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Anno: 2009
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Devo ammettere che vedere questi quattro svedesi vestiti da capra (o capro), assieme al genere che dichiarano di proporre, ovvero deathgrind con influenze surf, mi ha subito ben disposto nei confronti della loro fatica discografica. Già cominciavano a fluttuare nella mia testa belati e facili entusiasmi. Purtroppo, però, con l’ascolto sono saltate fuori delle pecche che hanno ridimensionato drasticamente il mio stato d’animo. Ma andiamo con ordine e analizziamo il contenuto del disco.

La proposta musicale dei Milking The Goat Machine è, come già anticipato, un deathgrind non troppo veloce, cadenzato e pieno di rallentamenti deathcore che sono tanto in voga ultimamente. La base è quindi il moderno filone estremo americano, con strutture semplici volte a creare principalmente una forte dose di groove con l’ausilio di riffs stoppati a profusione e facilmente assimilabili. Una semplicita che dona sì immediatezza, ma non lascia spazio a una qualsivoglia prova di originalità, al contrario di quanto lasciava intendere il loro modo di proporsi. Il disco scorre tra soluzioni trite e ritrite, parti di chitarra pescate qua e la, tra il thrash dei Pantera al limite della “citazione” (sentite Sour Milk Boogie, ad esempio) e il death metal, senza mai scrollarsi di dosso la sensazione di déjà vu. A ulteriore dimostrazione di quanto detto c’è la prestazione vocale del batteristacantante Goatleeb Udder, con un growl basso ma banalissimo, intervallato da un po’ di scream effettato e “sintetico” e da una bella voce cinghialesca che, però, non si adatta per niente al songwriting.

La potente e nitida produzione potrebbe comunque concedere qualche ascolto divertito e senza pretese, e una nota di merito va concessa senz’altro alla cover di Surf Nicaragua dei Sacred Reich, qui ribattezzata Surf Goataragua. Sia la traccia che il video girato per l’occasione sono divertenti e coinvolgenti, con demenzialità in abbondanza e balletti che fanno oggettivamente ridere (in senso buono). Peccato però che musicalmente il merito sia tutto dei grandi thrashers a stelle e strisce che hanno composto la canzone.

Insomma, siamo di fronte all’ennesimo gruppo che punta tutto sull’immagine trascurando la musica? Può darsi. Quello che è certo è che nessuno vi biasimerà se lascerete Back From The Goats al vostro negoziante di fiducia. La giusta gloria del Capro dovrà attendere la prossima volta.

Michele ‘Panzerfaust’ Carli

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  Tracklist:

  1. March Into Shed
  2. A Tale Of Slaughtering
  3. Surf Goataragua
  4. Sour Milk Boogie
  5. Goats Got No Clits
  6. Rise Of The Wise Goat
  7. Bingo Bongo
  8. Eaten Blessed Scum
  9. Goatthrower
 10. Feed The Goat
 11. Wasting Away
 12. The Last Unigoat
 13. Born, Lost And Captured
 14. Back From The Goats

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