Recensione: Band Of Brothers

Di Stefano Burini - 29 Agosto 2012 - 0:00
Band Of Brothers
Band: Hellyeah
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Tornano a distanza di due anni dal precedente “Stampede” gli statunitensi Hellyeah, all star band capitanata dal corpulento batterista Vinnie Paul. La storia di questo gruppo, messo insieme accorpando componenti provenienti da PanteraMudvayne, Nothingface e Damageplan è ormai piuttosto risaputa, così come la volontà da parte degli Hellyeah di essere una band a tutti gli effetti e non un progetto parallelo dal fiato corto. Dopo due album buoni e divertenti, ma di certo non trascendentali, “Band Of Brothers” rappresenta, dunque, la chance decisiva per confermare e, perché no? incrementare la fama e il seguito di questo micidiale quintetto proveniente da Dallas.

Rispetto al passato i suoni sono decisamente più secchi e crudi e le canzoni forse leggermente più aggressive, tuttavia l’impronta sonora dei texani rimane sempre ancorata ad un thrash/groove metal, suonato spesso e volentieri con le cadenze e l’attitudine dell’hard rock e con un spirito sudista tipicamente a stelle e strisce che non manca di venire fuori prepotentemente in più d’un’occasione.

“War In Me” apre le danze con grande tiro e potenza, il guitar work è tutto improntato su impatto e ritmiche spezzacollo. Inutile attendere finezze o numeri tecnici che tanto non arriveranno, molto meglio godersi l’energia positiva che sgorga dalle sei corde di Greg Tibbett e Tom Maxwell, dal drumming efficacissimo di Vinnie Paul e dall’ugola arroventata del mai troppo lodato Chad Gray: di certo non si rimarrà delusi.

Nella title track il suono è più che mai panteresco e nell’incipit il cantante omaggia con successo il grande Phil Anselmo; potenza, tamarraggine ma anche tanto cameratismo e divertimento a profusione, sulla scia dall’ottima “Cowboy Way”, udita su “Stampede”. “Rage Burn” e la paradigmatica “Drink Drank Drunk” non mollano un millimetro in quanto a intensità e riuscita; la prima incentrata sul tema della identità individuale e del vivere appieno al di fuori dalle convenzioni, la seconda a porre l’accento sul vero marchio di fabbrica degli Hellyeah: l’attitudine al divertimento e al “fare casino” a ritmo di groove metal venato da gustose nuance dal sapore hard/rock ‘n’ roll.

“Bigger God” è appena più oscura nel mood, il lavoro delle chitarre è davvero encomiabile, due schiacciasassi a ruota continua, e Chad Gray si dimostra il cantante perfetto per dare una voce a questa musica. Segue “Between You And Nowhere”, malinconica ballata sulle tracce della notevole “Better Man” e di nuovo molto ben riuscita, anche e soprattutto grazie all’ottima prova di un camaleontico Chad Gray, a suo agio anche su brani che riportano alla mente lo spettro dei Lynyrd Skynyrd.

Da qui in avanti, com’è lecito immaginarsi data la fedeltà a stilemi che sono effettivamente sempre quelli, le canzoni tendono ad appiattirsi un po’ dal punto di vista dei contenuti, pur senza evidenziare un drastico calo nella qualità. Così pezzi come “Call It Like A See It” e “Why Does It Always”, pur ben confezionati, rimangono leggermente in secondo piano rispetto agli episodi precedenti. Va meglio con “WM Free” e il suo andamento forsennato, come al solito nobilitato dalla grande prestazione di un inesauribile Chad Gray, o con la trascinante “Dig Myself In A Hole”, ma l’impressione che gli Hellyeah abbiano già detto più o meno tutto quello che potevano dire rimane forte e non viene modificata dalla conclusiva “What It Takes To Be Me”, probabilmente la peggiore in scaletta.

Il limite maggiore degli Hellyeah è di essere tutto sommato ripetitivi all’interno della loro, già citata, fedeltà ad un suono e ad un attitudine. “Band Of Brothers” è un album che si ascolta con piacere, gradevole, divertente e composto da canzoni ben scritte e ben suonate, alcune delle quali emergono dal mucchio ma che, difficilmente, potrà essere considerato un lavoro d’eccellenza e che forse avrebbe giovato di qualche taglio qua e là. Restano il divertimento e un attitudine encomiabile, ma difficilmente gli Hellyeah, proprio in virtù di ciò che sono e orgogliosamente rappresentano, potranno arrivare più in alto di così.

Stefano Burini

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Tracklist

01. War In Me   03:41

02. Band of Brothers   04:53

03. Rage/Burn   04:48

04. Drink Drank Drunk   04:02

05. Bigger God   04:46

06. Between You and Nowhere   04:22

07. Call It   Like I See It   04:06

08. Why Does It Always   03:25

09. WM Free   05:10

10. Dig Myself a Hole   03:20

11. What It Takes to Be Me   03:35

 

Line Up

Chad Gray: voce

Greg Tibbett: chitarre

Tom Maxwell: chitarre

Bob Zilla: basso

Vinnie Paul: batteria

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