Recensione: Berserks

Di CirithUngol - 19 Aprile 2004 - 0:00
Berserks
Band: Berserks
Etichetta:
Genere:
Anno: 1982
Nazione:
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85

Signori e signore, ho l’immenso onore di recensire il primo ed unico lavoro dei leggendari Berserks. Parlare di questo vinile non è una cosa semplice in quanto, a mio modestissimo parere, ci troviamo di fronte al primo disco Heavy Metal partorito da un gruppo italiano. Sottolineo il fatto che parliamo di heavy metal puro, nudo e crudo e non di un lavoro che cerca di proporre un’ indurimento dell’hard rock settantiano, cosa che a mio modo di vedere non viene giustamente sottolineata quando si incensano gruppi che magari vengono nominati solo per il loro passato italo-metallico e non per l’effettiva qualità del prodotto. In questo caso parliamo di heavy metal di alta qualità che solo la scarsa reperibilità ha impedito di venire giustamente riconosciuto come il padre del metal tricolore.
Si perché parliamo di un disco che definire raro non rende l’idea della sua scarsa reperibilità. La sua quotazione attuale si aggira sulle 300€ ma credo che trovato in buone condizioni il prezzo possa lievitare non poco. I Berserks attraverso questa loro unica testimonianza partorirono un prodotto incredibilmente competitivo con la maggior parte delle uscite dell’epoca e che solo la sfortuna ha impedito loro di raggiungere, se non il successo ,almeno il giusto riconoscimento che a mio modo di vedere, neanche oggi, in un periodo dove basta aver inciso un disco negli anni 80 è sufficiente per essere etichettati come storici ed indispensabili pare che nessuno si ricordi o almeno nomini il loro leggendario nome.

La musica proposta è ovviamente influenzata dalla NWOBHM ma è sopratutto il primo periodo della Vergine di Ferro che ha pesantemente influito sulla stesura di queste otto song. A testimoniare quanto appena detto ci pensa l’iniziale Sex Symbol Machine dai chiari fraseggi maideniani e soprattutto da un’interpretazione vocale molto vicina a quella che caratterizzò i primi due lavori dei Maiden. La successiva “Black Side” è puro metallo ottantiano caratterizzato da un’inizio pacato che pian piano si trasforma in una classica metal song.
Si cambia totalmente registro con la successiva Lady Of Love, una ballad dall’andatura malinconica che precede la veloce My Life Is Hard Rock, canzone che contiene al suo interno i cromosomi del futuro speed metal. Chiari i riferimenti chitarristici maideniani supportati da linee vocali azzeccatissime e coinvolgenti del singer Pignattone Giovanni, che, pur limitato sia per quanto riguarda l’estensione vocale che la pronuncia inglese ( si sente che è cresciuto mangiando dei sani piatti di spaghetti) è comunque perfetto per il genere proposto, riuscendo a trasmettere lo spirito che animava le prime metal band. Stesso discorso per l’ottima The King In A Dream anch’essa caratterizzata da una velocità sostenuta ( tenete presente che comunque ci troviamo nel 1982) e da un’interpretazione vocale dal sapore epico.
Ice And Dark è l’unica song che non mi convive a pieno. Trattasi di una semi ballad abbastanza anonima che viene presto dimenticata non appena il riff primitivo di I Want you, you want me fuoriesce dalle casse facendo inevitabilmente muovere le vostre chiome fluenti con il suo ritmo costruito su di un classico giro NWOBHM.
La vera chicca del disco è posta in chiusura e risponde al nome di Sky. In pochi minuti i Berserks confezionano una sorta di speed metal song dalle venature epiche che sarebbe diventata sicuramente un classico se fosse stata concepita da un gruppo dal nome più altisonante. Il lato negativo di “Berserks” è rappresentato dalla produzione che non esalta le chitarre e soprattutto il lavoro di batteria che in alcuni casi risulta impastato e confuso, pecche che comunque non scalfiscono la bontà di questa gemma perduta.
A conti fatti ci troviamo di fronte un disco che pur non essendo un capolavoro possiede tutte le caratteristiche per essere etichettato come “disco storico del metal italiano”, un lavoro sconosciuto che deve necessariamente avere il suo spazio nel panorama storico/metallico della nostra amata penisola, uno spazio che solo la sfortuna ha impedito loro di conquistare.

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