Recensione: Best For Sale!

Di Marco Donè - 10 Aprile 2016 - 0:01
Best For Sale!
Band: Heavens Gate
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2015
Nazione:
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80

Pregevole iniziativa della Limb Music che, tramite la compilation Best For Sale!, riporta in vita uno dei monicker capaci di rappresentare un’autentica leggenda in ambito power metal di matrice tedesca. Uno di quei nomi finiti troppo presto nel dimenticatoio. Una formazione che pur pubblicando autentici pilastri del genere, album che rispondono al titolo di Livin’ In Hysteria, Hell For Sale! e Planet E., ha raccolto meno di quanto realmente meritato, finendo precocemente la propria attività nel lontano 1999, a dieci anni esatti dalla pubblicazione del disco di debutto. Stiamo ovviamente parlando degli Heavens Gate, una band cui il fato ha riservato poca fortuna (o forse è meglio dire un destino totalmente ingiusto) anche dopo lo split. Il combo tedesco è infatti spesso ricordato come la formazione che fu di Sascha Paeth (per chi non l’avesse mai sentito nominare stiamo parlando di uno dei produttori più affermati degli ultimi vent’anni) più che per il reale valore dei dischi prodotti.

 

Best For Sale! viene pubblicata nell’estate 2015 per soddisfare le incessanti richieste arrivate, in particolare, dal mercato giapponese (come spesso accade quando si parla di power metal band del passato). Tutti i cinque full length prodotti dagli Heavens Gate trovano visibilità in questa raccolta che, sebbene strutturata in modo da dare maggiore spazio ai primi tre lavori, offre una dettagliata panoramica sull’evoluzione della formazione tedesca attraverso le diciassette tracce che la compongono, posizionate in rigoroso ordine cronologico.

 

Best For Sale! è disponibile in due versioni: una fisica, che ci troviamo a curare in queste righe, costituita da un cd in lussuoso slipcase con poster e adesivo della band, e una versione in digital download in cui sono disponibili ben tre bonus track rispetto alle diciassette song della versione in cd.

 

Inserendo il disco nello stereo e pigiando il tasto play, veniamo subito travolti dalla carica e dall’energia di uno dei classici degli Heavens Gate ovvero In Control, title track del disco di debutto della band. Il primo album del quintetto tedesco è caratterizzato da sonorità classiche in cui le influenze di Judas Priest, Accept e Iron Maiden sono facilmente riconoscibili. Trovano spazio alcuni tra i capitoli più aggressivi mai composti da Paeth e soci, canzoni come la già nominata In Control, Surrender e Tyrants che possiamo qui ammirare in tutta la loro bellezza. Già da queste prime tracce i tratti salienti che hanno contraddistinto le produzioni del quintetto teutonico vengono subito messi in evidenza. Spicca infatti il lavoro del duo Paeth/Bilski alle chitarre, un guitarwork curato e avvincente sia in fase ritmica che solistica, caratterizzato da ottime melodie e una formidabile pulizia di esecuzione. A scandire il tutto ci pensa una sezione ritmica incalzante e, soprattutto, una voce, quella del mai troppo citato Thomas Rettke, semplicemente devastante. Tecnica, timbrica graffiante, capacità di toccare altezze elevatissime che in alcuni casi riportano alla mente il Rob Halford dei primi anni Ottanta, il tutto impreziosito da una un’ottima abilità interpretativa e, come vedremo negli album successivi, da delle linee vocali estremamente personali. Uno dei cantanti migliori che l’intera scena metal abbia mai potuto vantare.

 

Come dicevamo, il rigoroso ordine cronologico in cui sono state disposte le canzoni di Best For Sale! permette di notare come gli Heavens Gate siano stati in continua evoluzione. Così, se In Control (il disco), pur essendo un ottimo lavoro, risultava debitore ai nomi citati poc’anzi, con il successivo Livin’ In Hysteria la band traccia definitivamente il proprio stile, sviluppandolo e arricchendolo negli album a seguire. Le sonorità classicheggianti dell’esordio virano verso una proposta personale che mescola power, rock e atmosfere epico-maestose in cui i cori acquistano sempre più importanza, tanto da venir successivamente definiti in tipica scuola Heavens Gate. Con questa evoluzione le composizioni assumono un sapore happy, come facilmente riscontrabile proprio in Livin’ In Hysteria, title track del secondo full length. Tutto gira alla perfezione: le chitarre di Paeth e Bilski risultano sempre più personali e facilmente riconoscibili, Jordan e Müller continuano a fornire una sezione ritmica precisa e avvincente ma, questa volta, riescono a ritagliarsi gli spazi necessari per mettere in mostra il proprio valore. E poi, sì, poi c’è un Rettke in forma strepitosa. Nel secondo disco sembra acquisire maggiore convinzione nei propri mezzi, riuscendo a utilizzare la propria voce in tutto il suo spettro. Eccolo quindi epico e maestoso nella più lenta e cadenzata The Neverending Fire, commovente nella ballad Best Days Of My Life, per poi tornare a spingere nella power speed Flashes. Ben quattro sono le tracce pescate da Livin’ In Hysteria, lavoro fondamentale nella discografia degli Heavens Gate.

 

Proseguendo questa sorta di percorso alla riscoperta degli Heavens Gate, arriviamo al 1992, anno in cui viene pubblicato quello che, a detta di molti, è il disco migliore della band: Hell For Sale!, titolo a cui questa compilation sembra volutamente ispirarsi. Il terzo platter della band tedesca è il naturale perfezionamento di quanto messo in mostra nel precedente Livin’ In Hysteria, mostrando allo stesso tempo qualche apertura che porterà alla successiva evoluzione del combo di Wolfsburg. Anche Hell For Sale! può vantare ben quattro pezzi in Best For Sale!, quattro canzoni che rappresentano al meglio quanto fin qui detto sul disco. Il lato più power dell’album, diretta evoluzione di quanto messo in mostra con l’importante predecessore, trova la propria espressione con la splendida e melodica Rising Sun e con Under Fire, altro classico della band di Wolfsburg, una di quelle canzoni che rappresentano uno dei modi di intendere il metal e che di conseguenza è stata fonte di ispirazione per molte compagini a venire, formazioni a cui la fortuna ha riservato un destino ben più roseo. Basta ascoltare lo stacco a metà traccia per trovare assonanze con composizioni di gruppi arrivati qualche anno più tardi ma con dati di vendita ben più esaltanti. White Evil e He’s The Man rappresentano invece la via che condusse alla successiva evoluzione della band. Con la prima incontriamo infatti aperture al confine del prog, nella seconda fanno invece capolino elementi pomposi e folkeggianti che sembrano anticipare qualche fenomeno che esploderà di lì a poco.

 

Con Planet E., title track del quarto lavoro del quintetto di Wolfsburg, veniamo proiettati in quello che risulta essere un altro capitolo di fondamentale importanza nella discografia degli Heavens Gate, una band in grado di centrare ripetutamente il bersaglio, album dopo album. Siamo nel 1996 e la formazione tedesca, dopo aver sostituito al basso il dimissionario Manni Jordan con Robert Hunecke-Rizzo, pubblica quello che forse è il proprio platter più ambizioso fin qui composto. Il power è la base su cui si muove l’album ma al suo interno fanno capolino aperture prog, partiture rockeggianti, in particolare nelle linee vocali, e stacchi in cui i cori ricoprono un ruolo importantissimo, in alcuni casi andando a pescare melodie al limite del folk. Il guitarwork di Paeth è estremamente articolato, ben spalleggiato da un Rettke in forma smagliante, perfetto interprete dell’animo della band grazie a linee vocali originali e una prestazione che solo i grandi possono vantare. La sezione ritmica risulta curata e incalzante anche se la batteria tende ad essere un po’ troppo lineare nella durata del disco. La suite Noah’s Dream, nei suoi oltre dieci minuti di durata, traduce in musica quanto fin qui detto, figlia diretta di una formazione che sembra aver raggiunto la totale maturazione. Il risultato è un disco capace di sorprendere e coinvolgere l’ascoltatore, un disco che avrebbe meritato di presenziare in questa raccolta con un paio di pezzi in più, magari due tracce del valore di Terminated World e Black Religion.

 

Best For Sale! si chiude con Mastermind, unica song a rappresentare il quinto full length della band, quel Menergy che delinea la nuova via, l’ennesima mutazione intrapresa dal quintetto tedesco. Mastermind è forse la traccia più simile a quanto messo in mostra dagli Heavens Gate fino a quel momento, quarta track di un disco a tratti acerbo, con alcuni capitoli estremamente convincenti e altri che non centrano il bersaglio a dovere. L’evoluzione non era ancora completa, richiedeva ulteriore tempo, il lavoro successivo avrebbe sicuramente detto molto di più ma, proprio in quel 1999, Sascha Paeth deve dare delle priorità alla propria carriera. Deciderà di dedicarsi a tempo pieno all’attività di produttore con gli esiti che tutti noi conosciamo. La band porrà la parola fine alla propria esistenza lasciando ai fan e agli addetti ai lavori la sensazione di un romanzo incompleto, interrotto proprio sul più bello dopo un colpo di scena portato quasi ad arte.

 

Com’è facile intuire da quanto fin qui scritto, Best For Sale! risulta un’importante opera di riscoperta di una delle band fondamentali per lo sviluppo di un genere quale il power più melodico. Una formazione che non ha raggiunto il successo di compagini come Helloween o Gamma Ray ma che ha ugualmente lasciato un segno, influenzando molti gruppi arrivati in seguito. Come già detto in fase di analisi, il prematuro scioglimento degli Heavens Gate ha lasciato una sorta di vuoto, anche se senza tale decisione non avremmo mai potuto godere dei migliori Kamelot, Epica, Rhapsody, Edguy, Avantasia, tutte band che hanno potuto beneficiare delle sapienti mani di Sascha Paeth in fase di registrazione, missaggio e produzione. Insomma, una sorta di eredità di estremo valore.

 

Ma quindi, come definire Best For Sale!? Come una sorta di mappa del tesoro che ci conduce sulle tracce di uno scrigno dimenticato, tutto impolverato ma con al suo interno un tesoro di inestimabile valore. E chi lo sa se questo ritrovamento, come una sorta di mistica profezia che trova il proprio compimento, possa auspicare una nuova apertura dei Cancelli del Paradiso, riportando in vita gli Heavens Gate. Un sogno? Forse, ma sognare è così bello… Intanto, gustandoci ciò che abbiamo tra le mani al momento, non rimane che augurarvi buon ascolto. Best For Sale! non deluderà.

 

Marco Donè

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