Recensione: Beyond the Sky

Di Stefano Ricetti - 16 Gennaio 2007 - 0:00
Beyond the Sky
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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67

L’Andromeda Relix, si sa, produce poco e in modo mirato. Quello che vi è dietro l’etichetta di Gianni della Cioppa sostanzialmente si può concentrare in un solo sostantivo: passione. Presumo che il debutto discografico dei Fools’ Moon abbia quindi colpito nel segno visto che Beyond the Sky esce per l’etichetta di cui sopra. Dietro a questo monicker non vi sono dei ragazzi alla prima esperienza bensì vecchie volpi del metallo italiano: Jacopo Meille, il cantante, è molto conosciuto grazie al suo ruolo negli storici NWOBHM hero Tygers of Pan Tang nonché componente dei Mantra. Oltre al singer, troviamo Lorenzo Tanini – chitarra e basso, già nei London Underground e negli Standarte – e Matteo Panichi – batteria – che avevano già suonato insieme nei Charisma. L’incontro fra questi tre musicisti ha scaturito un album poliedrico, dal titolo di Beyond the Sky, che parte dall’hard rock degli anni Settanta e arriva fino all’heavy metal più ragionato e meno sguaiato della NWOBHM.

Il Disco
I momenti migliori, a mio avviso, sono gli episodi lenti del lotto: la traccia numero dieci dal titolo di Simple Man e l’ottima Desert Soul, che richiama i David Coverdale’s Whitesnake nell’arpeggio iniziale e nel momento parlato a metà canzone. L’highlight assoluto è però Life, un brano epico che parte soft con un pianoforte a la Virgin Steele per poi svilupparsi in un duello fra chitarra e batteria che mi ha ricordato i Reo Speedwagon. Altri pezzi meritevoli di citazione sono: Silly Sally e Snakes and Ladders, ovvero “Fools’ Moon meets Allman Brothers”, il rock’n’roll gentile di Our Song, la funky Music -originale nel chorus- e Diamond Lights, cover di un altro act imprescindibile della NWOBHM, i Diamond Head. Su tutti i brani la voce impeccabile di Jacopo Meille, che conferisce il giusto tocco di classe all’insieme.

Quello che manca a Beyond the Sky è un po’ di potenza d’urto, questo va sottolineato, anche se sicuramente si tratta di una caratteristica voluta, che relega però l’album a un livello diverso dalla classica bordata hard rock/heavy metal: una proposta piacevole da sentire in auto, in mezzo a un traffico regolare ma scorrevole.    

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

TRACKLIST
1 Night Music
2 Desert Soul
3 Farewell
4 Music
5 Life
6 Silly Sally
7 Our Song
8 Snakes & Ladders
9 The First Winter’s Summer Day
10 Simple Man
11 Diamond Lights

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Anno: 2006
67