Recensione: Bjoergvin
A volte la Wounded Love si ricorda del pezzo di storia che rappresenta e “sforna” prodotti unici…
E’ il caso di Bjoergvin (che, se ben ricordo, è l’antico nome di Bergen), secondo CD (il primo è Nattestid Ser Porten Vid – WLR015) del gruppo dell’ eclettico Hoest, attivo sulla scena norvegese fin dal 1993.
Il CD è in puro stile Black Metal ed è quello che ci si aspetta da un musicista che ha iniziato a muovere i suoi passi quasi dieci anni fa: essenziale, notturno e tetro. Mi ha ricordato -a tratti- i Carpathian Forest ed i primissimi Enslaved (quelli dello split con gli Emperor, per intenderci), insomma qualcosa di notevole in un epoca di Trickster G ed evoluzioni elettroniche.
Risulta difficile analizzare il lavoro per singole tracce, dato che queste, come nel precedente lavoro, non hanno titolo, ma sono indicate solo dal numero che occupano sul disco; i testi in norvegese antico non sono di molto aiuto in questo… Comunque il disco inizia subito in modo diretto e da ad intendere che il gruppo non lavora a fronzoli e non cercherà di stupirci con tappeti di tastiera o coriste ansimanti; la chitarra è in puro stile old-school norvegese e il drumming ossessivo ricorda molto i già citati Carpathian Forest (ma anche il Burzum più ipnotico di Filosofem).
Su tutto svetta la “classica” produzione Grieghallen per opera di Pytten. L’ultima traccia stupisce con momenti più introspettivi e melodici, senza però mai abbandonare i suoni ed il mood tipicamente Black Metal.
Che dire ? Bjoergvin non sarà una pietra miliare,forse, ma è un disco fottutamente onesto; un disco di quelli di cui la scena Black Metal ha bisogno per ricordarsi che questo non è il genere che impazza adesso sui cataloghi e per dimostrare che non è necessario abusare dei trigger per fare un disco come si deve.