Recensione: By Your Side

Di Eugenio De Gattis - 5 Marzo 2016 - 16:57
By Your Side
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 1999
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
78

“By Your Side” è il quinto album del gruppo americano fondato e guidato dai fratelli Robinson: Chris (voce) e Rich (chitarra).
 

Per dare vita a questo lavoro i The Black Crowes affrontano un periodo di grandi trasformazioni: cambiano etichetta discografica (lasciando l’American di Rick Rubin per accasarsi alla Columbia), si separano dal chitarrista Marc Ford a causa dei suoi problemi con le droghe pesanti (evento che spinge Rich ad incidere sia le parti soliste che quelle ritmiche) e, soprattutto, si affidano completamente al produttore Kevin “The Caveman” Shirley (Aerosmith, Dream Theater, Iron Maiden). Il tocco si sente e ne viene fuori un disco di qualità, potente, sincero e diretto; senza dubbio il più tosto per quella che è stata definita “la Rock and Roll band più Rock and Roll del mondo”.
 

Immortalati in copertina come delle rockstar consumate e glam, in realtà, in questo album i Corvi Neri effettuano un repentino volo all’indietro, verso gli esordi e fino alle origini di un sound che, pur pescando a piene mani dalla tradizione (Led Zeppelin, The Rolling Stones), trova la sua originalità in un Hard Rock sapientemente sporcato di Rhythm & Blues.
 

Il primo brano “Go Faster” si apre con la sessione ritmica sugli scudi, cui vanno pian piano ad aggiungersi la chitarra slide di Rich, la voce sfrontata di Chris, la sua armonica, quindi le tastiere… insomma tutto il necessario per dare inizio alle danze. Il tempo di “Kickin’ my Heart Around” è, se possibile, ancora più coinvolgente, riecheggiano addirittura dei cori vagamente Gospel, e sembra quasi una sfida per quelli eventualmente rimasti fermi. Dopo tanto furore è il momento della più contenuta “By Your Side”. La title track viaggia sinuosa su un mood abbondantemente Southern e, nel caso sia un brutto periodo, ci rassicura: “quando si tratta di dare senza ricevere, sarò al tuo fianco”. Ed ognuno può interpretarla come crede: che ci siano in ballo amore, amicizia, o che ci stia parlando direttamente la musica… l’unica che, in effetti, non tradisce mai. Segue “HorseHead” e ci troviamo in presenza di un altro bel groove, questa volta dal sapore leggermente psichedelico. “Only a Fool” è invece un episodio più scanzonato, impreziosito dall’utilizzo di una piccola sezione di fiati. Anche “Heavy” si caratterizza per una certa dose di freschezza, nonostante ci riporti per un attimo ad altri brani del repertorio recente (“Blackberry”). Senza pretese, se non quella di divertire, arriva “Welcome to the Goodtimes”: una marcetta godibile, con tanto di atmosfera natalizia. Se la batteria di Steve Gorman torna a picchiare con “Go Tell the Congregation”, per poi arrestarsi nuovamente su “Diamond Ring”, è con “Then She Said my Name” che i Black Crowes ricominciano ad alzare l’asticella dell’energia per prepararci al gran finale. Il disco, infatti, si chiude al meglio con “Virtue and Vice”: un brano dall’incedere trionfale, un inno che non nasconde ed anzi omaggia le già citate influenze illustri, in un crescendo di emozioni scandite dal duetto fra il pianoforte di Eddie Harsch e la voce piacevolmente isterica di Chris.
 

Dopo aver ascoltato un lavoro così variegato e dinamico, ma che si fa comunque apprezzare per compattezza e genuinità, ci si sente appagati. A modo loro, e senza scendere a compromessi, i fratelli Robinson sembrano aver trovato il giusto equilibrio: rituffarsi nei classici per vivere la musica, come la vita, con leggerezza ed un pizzico di spirito hippy. Forse l’intuizione che gli ha permesso di sopravvivere agli anni ’90, distinguersi e rendere meno amara un’intera decade.

Ultimi album di The Black Crowes

Genere: Hard Rock 
Anno: 1999
78