Recensione: Cosa Nostra

Di Daniele D'Adamo - 23 Giugno 2015 - 18:39
Cosa Nostra
Band: Endless Pain
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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75

Non si accenna a placare la nutrita schiera di band che fanno parte di quella che, ormai, può definirsi ‘N.W.O.I.D.M.’, cioè ‘New Wave Of Italian Death Metal’. Una compagine che, nel rispetto della propria varietà stilistica, ha un comune denominatore: l’alta qualità sia tecnica, sia artistica.

A nutrire detto squadrone in modo cospicuo è la Nadir Music che, stavolta, propone i bresciani Endless Pain con il nuovo album intitolato “Cosa Nostra”, il quale rimpingua ulteriormente una produzione ricca ed eterogenea (quattro demo: “The Cruel Way Of War”, 2002; “Shotgun Carnage”, 2003; “Live At Hellblast”, 2006; “Promo 2007”, 2007 – un album live: “The Cruel Way Of War”, 2002 – un video: “Browning Automatic Riffle”, 2003 – un EP: “Course Of Hate” – quattro full-length: “Born In Violence”, 2005; “De-Generation War”, 2008; “Chronicles Of Death”, 2011; “Cosa Nostra”, 2015).

Un ensemble dalla lunga esperienza sia in sala prove, sia sul palcoscenico. Un’esperienza che si sente tutta, in “Cosa Nostra”.  Specialmente nelle sfaccettature di un sound mostruosamente compatto, pesantissimo, soffocante, claustrofobico. Preciso all’inverosimile nella sua veste ritmica sia per il lavoro chirurgico delle chitarre, sia per lo scandire da metronomo del drumming. Come da ‘war-name’, poi, Hate si rivela la giusta cucitura dell’abnorme lavoro svolto dai suoi compagni: scabrezza che oltrepassa la soglia del dolore, aggressività totale, cattiveria assoluta. Non esagerando mai né con lo scream, né con il growl.   

“Cosa Nostra” che, come si può facilmente immaginare dal titolo, si svolge interamente attorno alla mafia e alle sue assurde, anacronistiche, vili e sanguinosissime regole che ne dettano la natura malvagia. Un tema che non manca di farsi strada anche nella musica (“Intro (23 Maggio 1992)”, “Outro (Donna Rosaria)”), soprattutto con quel tocco noir che i Nostri, senza stravolgere nulla del death metal di base, riescono a dare al platter. Death metal che, si può intuire dal modus operandi del riffing, fonda le proprie radici nel thrash (“The Left Hand”). Anche se, è bene evidenziarlo, il risultato raggiunto dai lombardi con questo CD lambisce le migliori produzioni moderne che trattano metal estremo. Si orecchiano un po’ di sonorità *-core, qua e là, così come non manca qualche rimando al nu-metal di ‘novantiana’ memoria.

Però, non bisogna farsi ingannare: gli Endless Pain suonano death metal. Punto. Death metal che sfascia le casse toraciche, lacera i timpani, sconquassa le budella. Con le sue brucianti accelerazioni oltre la barriera dei blast-beats, con i suoi terribili rallentamenti che, comunque, non raggiungono mai velocità nulla. Con la sua assoluta mancanza di melodia che stronca sul nascere ogni velleità di relax ai neuroni.

Con che, si può definire “Cosa Nostra” come una sintesi di quanto ci sia oggi in giro in materia di metal estremo. Ovviamente, non solo in Italia.

Daniele “dani66” D’Adamo

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