Recensione: Cross Words With Us

Di Eugenio Giordano - 17 Agosto 2004 - 0:00
Cross Words With Us
Band: Guttural
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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70

A scapito di un nome veramente poco azzeccato i francesi Guttural sono autori di un potentissimo epic metal di derivazione tipicamente americana e sono senza dubbio una delle migliori promesse dell’attuale scena francese. Dopo il debutto “Set swords to music” edito per la connazionale Brennus Records i nostri hanno trovato casa presso l’attivissima Steelborn Records di Tortona e hanno sfornato questo “Cross words with us”.

Se guarderete la copertina di questo album, magari considerando la provenienza dei Guttural e i loro passati discografici, penserete sicuramente di essere al cospetto di un’insulsa band power metal francese. Avete ragione ad essere diffidenti nei confronti di questa nuova ondata di metal band francesi perchè in molti casi (eclatanti ed esemplari i Falkirk e i Seyminhol) ci siamo trovati di fronte a dischi francamente vomitevoli, inutili, risibili, privi di una qualsiasi ragione artistica se non di quella sudicia monetaria e ingannevole. E’ bene distinguere subito gli intenti dei Guttural rispetto a questi loro connazionali dicendo che la band in questione non dimostra nessun interesse nei confronti del power metal muovendosi arrogantemente attraverso i canoni del metal epico degli anni ottanta. Credo che la maggioranza delle persone che leggeranno questa recensione intendano per epic metal classico quel sound fondato dai ManOwaR con i loro primi dischi. Non si tratta di una definizione completa, senza voler sminuire assolutamente Ross The Boss e soci. Nel caso dei Guttural possiamo notare una maggiore vicinanza rispetto a band storiche, anche se meno celebri, della scena epic americana, per esempio i Manilla Road, i Cirith Ungol, i Brocas Helm e gli Overlorde. La produzione di questo “Cross words with us” è incentrata sulle chitarre del bravo polistrumentista Ludovic Van Lierde che ha puntato verso il sound ruvido e fluido ottenuto dai Manilla Road sul fondamentale “The deluge”. Il risultato è un concentrato di potenza ed essenzialità sonora che non ha nulla a che spartire con i trend sinfonici imperanti in questo momento nella scena metal europea. Le canzoni dei Guttural sono spesso composizioni molto elaborate ed ambiziose, non mancano mai ritornelli di chiara matrice epica che mantengono alta l’attenzione dell’ascoltatore. Senza dubbio saranno necessari diversi ascolti per poter apprezzare in pieno il valore della musica di questi ragazzi e credo che i più coriacei e inossidabili veneratori della scena classica troveranno questo “Cross words with us” molto interessante.

L’apertura del disco è affidata a una ambiziosa suite dal titolo “The four lowing” e subito appare chiaro il talento dei francesi Guttural. Il brano viene giocato su ritmiche incalzanti e chitarre distorte a dovere ricordando da vicino il marchio distintivo di Mark Shelton. Il pezzo si mantiene sobrio grazie all’impiego ispirato di ottimi ritornelli e di linee vocali taglienti ed aggressive. Dopo un breve pezzo strumentale irrompe “A star in a rainbow” un nuovo colosso di metal epico e graffiante. La band continua nella sua opera di rivisitazione dei canoni classici riuscendo ad apparire efficace ed elegante, anche in questo caso la durata del brano impone diversi ascolti per poter essere apprezzato in pieno. L’epic oscuro della successiva “The forgotten isle castle” mostra una capacità compositiva sinceramente sconcertante portando in luce vicinanze artistiche con nomi blasonati come gli statunitensi Omen del periodo “The course”. Si prosegue sulle stesse coordinate con la successiva “Distant world” che appare meno elaborata e decisamente più fruibile, senza dubbio questo pezzo sarà il più apprezzato in sede live. Graffiante e frontale “Mister Hypocrite & Miss Hatred” non raggiunge i livelli artistici delle precedenti ma senza dubbio mantiene alto il tiro del disco. La conclusiva e rallentata “Vikand” pone fine a un disco veramente molto interessante che riporta in auge un sound spesso relegato all’underground, l’epic metal degli anni passati.

In conclusione non mi sento di gridare al miracolo ma senza dubbio i Guttural hanno dato prova di un talento innegabile, questo loro secondo disco è senza dubbio una delle migliori uscite della Steelborn Records e credo che interesserà da vicino tutti gli amanti del metal classico alla lettura.

1) The Four Lowing
2) Prologue (Instrumental)
3) A Star In A Rainbow
4) The Forgotten Isle Castle
5) Distant World
6) Mr. Hypocrite and Ms. Hatred
7) Vikand

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