Recensione: Cyberstorm

Di Stefano Ricetti - 28 Aprile 2019 - 0:00
Cyberstorm
Etichetta:
Genere: Vario 
Anno: 2019
Nazione:
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65

Enio Nicolini, pur essendo una vecchia lenza della musica dura italiana, non finisce di stupire e di stupirci: in positivo piuttosto che in negativo. La valutazione dipende soltanto dalla sensibilità, dai gusti, dall’attitudine e dall’ideale che ciascuno si porta in testa quando si tratta di heavy metal. Fondatore di un gruppo fra i prime mover del movimento tricolore, gli Unreal Terror, il vulcanico bassista ha poi contribuito alle fortune di The Black, progetto del suo amico Marius Donati attraversando poi il solco del classic/traditional HM con gli Akron prima e per il tramite di Heavy Sharing dopo. A suggellare, anche a livello visivo, una carriera, Nicolini l’anno scorso ha fatto uscire il Dvd intitolato Heavy Sharing Live Vinile Release.

Cyberstorm, l’album oggetto della recensione, costituisce un’ulteriore scommessa da parte di Enio Nicolini And The Otron, moniker nuovo di zecca coniato per l’occasione a racchiudere la neonata formazione. Il disco si compone di dieci pezzi e, come da presentazione ufficiale da parte della label Buil2Kill Records/Audioglobe, viene definito:

”un mix di hard’n’heavy e sonorità electro/dark, un viaggio proiettato nel futuro, in cui i suoni molto duri e taglienti vanno a fondersi perfettamente con le basi electro”

Sebbene meno spiazzante di Heavy Sharing, Cyberstorm per “montare” abbisogna di più e più ascolti, soprattutto per la moltitudine di appassionati avvezzi all’heavy fucking metal tout court che di storielle e storiacce legate a contaminazioni di sorta non ne vogliono proprio sapere. Enio Nicolini, però, costituisce un caso a sé: trattasi di metallaro Docg che insieme ad un altro manipolo di eroi qualche decennio fa ci mise la faccia e lasciò in pegno forse anche un po’ della sua reputazione, per sdoganare l’HM nel Nostro Paese. La sperimentazione non è, di per sé, un sacrilegio. Dipende sempre come e con che spirito la si fa. Nonché dai presupposti.

L’album poggia sul basso bello pieno di Nicolini e, questo, da solo, già fornisce elemento di garanzia. Il fatto che poi, ad affiancarlo lungo questo nuovo viaggio vi sia un altro veterano della portata di Ben Spinazzola (ex Unreal Terror) dietro al microfono non può che far piacere ai metal kid che si pongono all’ascolto. Il resto della band ricomprende Sergio Ciccoli (Scala Mercalli) alla batteria e Former Lee Warner sui synth/tastiere. Niente chitarra, quindi, così come fatto su Heavy Sharing. Il Cd si accompagna a un libretto di sedici pagine completo dei testi delle varie canzoni con le due centrali dedicate ad una foto, sfumata, del gruppo. Copertina a cura di Rocco Patella.  

Cyberstorm costituisce un esperimento tanto intrigante quanto controverso, che si dimena fra elettronica, heavy metal classico, avantgarde e afflati musicali pescati dalla cultura legata alla fantascienza, con affondi anche nel passato di questo genere narrativo e cinematografico. La title track è quella, non a caso, che rappresenta l’intero lavoro laddove le trame più dure e veloci si intersecano con gli ingredienti sopraccitati. La componente electro fuoriesce viceversa in “Warp Machine” che, a proprio modo, impersona un’ulteriore facciata di Cyberstorm. La plumbea “Night Of The Hunt” ricorda i Death SS più sperimentatori e un’altra composizione che spicca è “Timeless Love”, posta in chiusura e sorretta dal suono di basso di Nicolini che pare provenire da tempi remoti.               

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

 

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