Recensione: Darkness And Light

Di Fabio Vellata - 27 Aprile 2013 - 0:01
Darkness And Light
Band: Bluerose
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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81

Avevamo fatto la conoscenza dei giuliani BlueRose nel corso del 2011, anno che aveva sancito la pubblicazione del brillante debut (rigorosamente autoprodotto) “Fallen From Heaven”, disco dalla quantità sorprendente di pregi e motivi di vanto per il giovane combo tricolore.

Insospettabilmente maturo nel songwriting, lungo, atricolato ed ambizioso, l’album aveva manifestato un’insolita capacità nel modellare a proprio piacimento una materia da sempre impermeabile alle divagazioni come l’hard rock, genere – per “costituzione” – refrattario all’originalità.
Istinti progressivi, sferzate heavy, robustezza hard ed aperture AOR: date le premesse e le alte aspettative, era dunque lecito attendere qualcosa di altrettanto notevole al materializzarsi della prima occasione discografica “vera”. Con l’aiuto di un’etichetta autentica e con il supporto dell’inventiva in possesso di Riccardo Scaramelli e Cristiano Primosi, i risultati non potevano che essere ancora una volta convincenti.
Una conferma dunque, che tutto sommato non sorprende.

“Darkness And Light”, secondo capitolo discografico che supponiamo essere il proseguimento dell’interessante vicenda legata all’angelo caduto Blue Rose, si prospetta come un tassello fondamentale nella costante crescita del gruppo triestino, ora più “asciutto” nella definizione del proprio sound ma terribilmente più compatto, risoluto e ficcante nel collezionare una serie di brani in cui l’anima prog tende a divenire labile e meno marcata, per lasciare spazio ad una tonicità heavy-rock che sollazza le orecchie a colpi di riff circolari e melodie quadrate come cubetti di porfido.
Assortita di umori oscuri ed alimentata nella prestanza da una produzione di buon livello, la nuova creazione dei BlueRose si affaccia sulla scena nazionale con il piglio e l’ambizione di chi necessità solo di un ascolto attento per poter guardare da vicino le grandi realtà europee.

Detto di una tracklist nemmeno troppo lunga (solo otto pezzi ed una radio edit) e forse, proprio per questo più efficace, gli esempi buoni per testimoniare la bontà del lavoro sono numerosi.
Sin dalla partenza, affidata alla massiccia e sulfurea title track (ottima la produzione e gli arrangiamenti), l’impressione di un ispessimento dei suoni è immediata e prelude a quella che sarà una selezione di brani dalla profonda connotazione hard n’heavy. A volte ammantati di cupi ed enigmatici presagi, in altri casi rombanti ed arcigni come un inno biker.
In ogni caso, sempre infarciti di buone idee e da una prestazione dei singoli impeccabile.
Ecco quindi irrompere la furibonda “Reloaded”, passaggio che ha dalla sua una veemenza affine ai Black Label Society, seguita dalla perentoria “Run”, traccia capolavoro del disco che miscela con raffinatezza echi Maideniani con sventagliate persino conducibili ai Running Wild, nobilitandosi con una parte centrale ricca di adrenalinici assolo.
Hard rock a manetta e da volumi insostenibili, è quello che scalcia imperioso in “On My Way”, potente scorribanda chitarristica dai toni accesi e dai riff torrenziali, mitigati solo nel melodico ed orecchiabile chorus: per questo caso specifico, si direbbe nemmeno troppo avventato chiamare in causa i grintosi Airbourne.
I tocchi riflessivi e più elaborati paiono in secondo piano ma non per questo possono dirsi abbandonati. “I Know” e “Living You” rappresentano il lato più elegante e raffinato di “Darkness And Light”: due canzoni dal tratto meno acuminato rispetto a quanto ascoltato sin qui, in cui apprezzare la sempre più evidente sicurezza di un buon singer come Riccardo Scaramelli.
Da segnalare in particolar modo il buon impasto sonoro proprio di “Leaving You”: il taglio vagamente prog richiama alla memoria qualcosa di Vanishing Point (chi se li ricorda?), Eyefear, Vanden Plas e più in generale, di quel genere di heavy prog che si fonda su strutture potenti ed elaborate, avvolte da atmosfere notturne e crepuscolari.

Il rock n’roll selvaggio torna a manifestarsi nel finale, con la solida “Rock Your Soul” (grande ritornello che, chissà perché, al sottoscritto ha molto ricordato qualcosa degli Scorpions) e la conclusiva “The Land Of The Light”, ennesima esibizione di diffusa maestria ove, su di una ritmica sincopata, emergono arzigogoli Zeppeliniani ed echi ancora una volta dalla raffinata cadenza prog.

Quando si dice insomma, varietà di stili, atmosfere e sfumature: in soli otto brani, un campionario ben assortito di situazioni ed attitudini che ben si prestano a caratterizzare un album ed una band dalla forte personalità.
Il gioco di Scaramelli, Primosi e soci appare del resto, piuttosto chiaro: in luogo di un album in cui piazzare qualche inutile filler giusto per far numero e minutaggio, meglio lasciar spazio solo agli episodi di miglior riuscita, regalando così una tracklist omogenea e di qualità ugualmente elevata.

Dato il buon esito di quanto offerto, avremmo ascoltato di certo qualcosa in più.
Possiamo ad ogni modo dirci soddisfatti senza riserve: anche questa volta quanto proposto dai BlueRose si dimostra coacervo di aspetti brillanti, grande professionalità ed alti valori in termini qualitativi.

E pertanto, anche per “Darkness And Light” terminiamo con una semplice esortazione:

…applausi!

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