Recensione: Dead Kings Of The Unholy Valley

Di Mauro Gelsomini - 3 Agosto 2003 - 0:00
Dead Kings Of The Unholy Valley
Band: Six Magics
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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50

I Six Magics vengono dal Cile e affidano il loro debut all’italiana Underground Symphony nella speranza di seguire le orme di una band su tutte, non a caso italica, i Rhapsody.
I cliché ci sono tutti, ma al di là di qualche buona idea già sentita – mi riferisco a ritmi dinamici e ritornelli ben cognegnati – questo CD è davvero povero di contenuti. Non credo che si possa affidare il futuro di una band alle idee degli altri, né tantomeno a qualche bel refrain corale o ai mille sweep degli axeman.
E’ anche vero che se un’etichetta decide di distribuire un album del genere, che dal punto di vista esecutivo è quasi inattaccabile, significa che c’è una fetta di pubblico che apprezza e si aspetta determinate sonorità, e il mercato si muove sempre in questa direzione.
Dal punto di vista compositivo, mi sembra di aver detto già quanto basta per incasellare il genere suonato dai Six Magics. Aggiungerei che molte soluzioni vengono direttamente dai veri creatori di questo tipo di power metal, vale a dire gli Helloween: dal repertorio delle zucche di Amburgo si pesca a piene mani per quanto riguarda riff, soli e, soprattutto, il sound delle chitarre. Per il resto è notevole l’influenza di band come
Non credo sia necessario parlare delle liriche, che come immaginerete dalla copertina del CD, non si distaccano troppo dalle altre band del roster dell’etichetta piemontese: gli echi barocchi e classici, combinati con il solito materiale fantasy sono quanto di più abusato nel power metal italiano.
Riguardo alla produzione, appannaggio dello stesso sestetto sudamericano, c’è da dire che la quantizzazione della doppia cassa risalta troppo rispetto al resto e di sicuro non giova alla resa sonora finale, mentre la voce del singer Sergio Dominguez è povera e tutt’altro che energica, soprattutto nei passaggi in cui dovrebbe dimostrare più solidità, e spesso viene sostenuta da cori e sovraincisioni, anche se i momenti in cui è lasciata da sola, dimostrano tutti i limiti tecnici del vocalist.
Per terminare, direi che se veramente i power metaller italiani hanno ancora fame delle “solite cose”, non sarà la mia bocciatura a tenerli lontani da un disco che tuttavia è suonato più che discretamente, ma che avrebbe potuto suscitare qualche interesse una decina d’anni fa.

P.S.: vi risparmio i commenti sul video di “Prince Of Pure Light”, una perla del trash!

Tracklist:

1. Elizabeth VI
2. Storm
3. Infinite Keeper
4. Guardian OF Fire
5. Talisman
6. Agony Of A Hero
7. Metal Century
8. Fury And Hate… The Beginning
9. Eternal Warrior
10. Prince Of The Pure Light
11. Dead Kings Of The Unholy Valley
12. Prince Of THe Pure Light (Bonus Video Track)

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