Recensione: Deeds of Derangement

Di Alberto Fittarelli - 22 Settembre 2003 - 0:00
Deeds of Derangement
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Genere:
Anno: 2003
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73

Dunque, vediamo di capirci un attimo: non so quanti di voi, che state leggendo questa recensione, siano realmente addentro al genere che si sta trattando; quindi non so neanche quanti di voi si siano magari fatti una bella risata davanti al monicker della band o scorrendo la tracklist del disco. Ma per chi stesse leggendo queste frasi incuriosito dal disco in sè ed interessato a saperne di più, beh, sappia che siamo di fronte ad un’ottima uscita underground, al classico disco che verrà sottovalutato per anni e che diventerà una piccola perla solo per i cultori.

Ho letto sia sulla carta stampata che sul web delle recensioni indecorose per questo Deeds of Derangement, il secondo dei 5 olandesi, ma non si può fare a meno di notare la superficialità che aleggia intorno al nome di questi ragazzi, con critiche che si fermano al nome, alla cover, allo stile del cantante. I Prostitute Disfigurement sono invece la classica band da scoprire, o potremmo dire l’ennesima sorpresa della Morbid Records: la band riesce a sfornare un platter di prima categoria senza creare chissà quale nuovo stile, ma cimentandosi semplicemente in un death metal basato su riffs non così caotici come si potrebbe pensare, anzi! I due chitarristi intessono per lo più trame tecniche e del tutto intellegibili, apprezzabili sino in fondo per la loro ricercatezza e varietà, con richiami anche al classico thrash americano e qualche breve sfuriata vicina all’hardcore; e su tutto si staglia la voce del singer Niels, un ruggito in pieno stile ‘gurgling’ in netto contrasto col tessuto musicale, ma che riesce in qualche strano modo ad essere convincente, potente ed a far risaltare maggiormente il tutto; e l’alternanza con una voce ‘screaming’ è qui giocata in maniera sapiente, senza creare una situazione di parità a volte banale, ma con una prevalenza decisa del cantato ultra-gutturale: ottimo esempio (nonchè miglior pezzo dell’album) ne è la sesta She’s not coming home tonight.

Strumentisti decisamente preparati, i Prostitute Disfigurement giocano sì la carta del cattivo gusto a tutti i costi, ma cosa ci vuole a capire che si tratta di forzature, di pesante humour nero? Leggete certi titoli e non potrete non cogliere quello spirito ironico, di un’ironia malsana, che avvolgeva gente come i vecchi Carcass, addirittura censurati nelle loro prime uscite; e qui ci ritroviamo di nuovo di fronte a tutti i clichè lirici del genere gore/death, senza però che anche la proposta musicale si appiattisca su di esso con un disco che piacerà, credetemi, non solo ai più estremisti tra gli amanti del metal.
Per il momento è tra le migliori uscite underground del 2003: nulla di particolarmente eccezionale, vero, ma un disco dalla grande potenza, feroce, rabbioso e del tutto ‘scorretto’: al livello di Exhumed, Impaled e compagnia, cercateli!

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Inside To Expose
2. Swollen
3. Deformed Shut
4. Postal Devirginized
5. Deeds Of Derangement
6. She’s Not Coming Home Tonight
7. Repulsive To Kill
8. G-B Massacre
9.Cum Covered Stabwounds
10.Screaming In Agony
11.Skinned And Sodomized

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