Recensione: Doomsday Breakdown

Di Francesco Maraglino - 6 Marzo 2016 - 0:00
Doomsday Breakdown
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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76

Dalle lande dell’Emilia Romagna si affaccia una nuova band tricolore dedita al più croccante hard rock, tanto ispirato ai suoni classici dei bei tempi che furono quanto riveduto e corretto sulla base delle  sollecitazioni di certo post grunge attuale e contemporaneo.
I Lola Stonecracker (questo il nome della band di cui ci accingiamo a discettare) nascono nel 2009 come tribute band dei Guns N’Roses, per poi avventurarsi con successo nel proporre musica originale calcando le assi di quanti più palchi possibile. In particolare, nel 2011 vanno a pestare in giro per l’Europa quelli dei Faster Pussycat, con cui vanno in tour, per poi fare da opener di svariati altri act di hard’n’heavy.
Ma è il 2016 l’anno dell’esordio discografico sulla lunga distanza dei cinque musicisti (con una line-up in parte diversa da quella attuale per quanto riguarda le due asce), con un album a minutaggio pieno intitolato “Doomsday Breakdown”.
Il full-length sciorina un rosario di canzoni grintose e divertenti, in cui rimandi all’hard rock USA degli anni Ottanta, venato di suggestioni street e dall’andamento groovy e spesso arrembante sono fuse in un crogiuolo fiammeggiante dal quale schizzano via gli incandescenti lapilli delle  pungenti influenze dell’ heavy rock contemporaneo.

Ne è esempio calzante l’opener Jigsaw, un hard rock che ondeggia vorticosamente tra ficcanti riff e melodie da eighties hard rock, ma pure Doomsday Breakdown con la sua vertigine di  heavy incalzante e di aperture armoniche e catchy.
Jekyll & Hyde è ugualmente il più spavaldo dei rock’n’roll hard come s’usavano una trentina d’anni addietro, al pari di Mc Kenny’s Place e dei suoi cori da stadio.

Psycho Speed Parade, invece,  si colloca sulle tracce di un arrembante street rock, mentre Generation On Surface è più frizzante e groovy. Pure Perils For A Man From The Past ha un tiro avvincente, stavolta trascinato dal pulsare del basso, e  si fa pure tentare dai sopra citati influssi post grunge, mentre  Using My Tricks soccombe piacevomente ad umori funky rock.
I Lola Stonecracker non si risparmiano, poi, in quanto a ballate: All This Time, difatti,  è uno slow avvolgente in cui resta incastonato un assolo di  chitarra elettrica suggestivo ed elegante, così come la più elettrica Secret For A Universe, e l’intensa Shine dalle melodie spiegate.
La band a fronte del numero cospicuo di tracce non cade nel tranello del ripetersi delle formule, introducendo elementi indovinati di varietà come Relax, cover dei Frankie Goes To Hollywood in versione rock duro, e Space Cowboys, dai  riff circolari e dagli spunti  teatrali e spiritosi

Doomsday Breakdown, dunque, è un lavoro godibile, ben cantato (la voce di Alex Fabbri si mostra perfettamente a proprio agio nei pezzi rock come nei lenti) e ben suonato, carico di grinta ed energia, che pesca nel rock duro del passato e lo tinge a tratti di malie più contemporanee .

Si contraddistingue, poi, per il ragguardevole livello medio delle composizioni, varie e fantasiose, e per l’ottima produzione (a cura di Roberto Priori).

Francesco Maraglino


 

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