Recensione: Down In Hell

Di Nadia Giordano - 23 Luglio 2014 - 17:29
Down In Hell
Band: Warhawk
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2014
Nazione:
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75

Uscito nel giorno di San Valentino, non tanto per ricordare l’ormai inflazionata festa degli innamorati, ma piuttosto il massacro compiuto da Al Capone e soci a Chicago, i veneziani Warhawk, propongono, con questo demo autoprodotto, un ritorno alle sonorità risalenti all’alba della NWOBHM, che videro protagonista quella che fu una vera e propria ondata di Heavy Metal nella sua forma più pura, scevra da influenze blues ed hard rock.

Ma gli agguerriti veneziani, Ammonio (batteria) Gorby (basso), Chianti (voce),  Ricky  e Fabio (chitarre), non si sono affatto accontentati ed hanno deciso di addizionare a questo tipo di musica, anche vigorose scariche di speed metal.
Sebbene i cinque non abbiano inventato nulla di nuovo, da ognuna delle sette tracce, scaturisce un sound molto coinvolgente, che verrà sicuramente apprezzato dagli amanti del genere, ma, allo stesso tempo, potrebbe rivelarsi di difficile ascolto per chi non mastica tali sonorità.

Il potenziale in questa band non manca di certo, infatti, già al primo ascolto, si viene travolti da un’ondata di energia che letteralmente spettina i capelli, iniziando già dalla opener “Bloody Brawl”, un vero e proprio pugno in pieno petto che colpisce grazie ai potenti riff di chitarra che riportano alla mente la prima ondata thrash metal proveniente della Bay Area. Il tutto si amalgama perfettamente con la voce tagliente ed a tratti lacerante di Chianti, la cui timbrica ricorda, in modo sbalorditivo, quella di Marc Storace (Krokus).
La successiva “Flying Tigers”, caratterizzata da ritmi serratissimi, voce acuta ed a tratti stridula, sembra essere stata scritta proprio nel periodo d’oro della NWOBHM.
Che dire invece di “Rising From The Dump”? DISTRUTTIVO. Dall’ incedere di batteria, all’assolo di chitarra, a volte dissonante, nella parte centrale del pezzo, fino ad arrivare al folle, psicotico e cantilenante ritornello.
Sfumature cupe ed oscure dal sapore quasi epicheggiante accompagnano la traccia successiva, “The Dark Road”, soprattutto nella parte iniziale del brano, le cui armoniche rievocano vagamente i primi lavori dei Dark Quarterer.
La successiva “The World I Have Enough” ci riporta a sonorità più speed, per poi passare a “Warriors Of The Seas” caratterizzata principalmente da numerosi e dinamici passaggi tra le due sei corde di Fabio e Ricky, molto maideniani nel ritornello centrale.
La conclusione dell’album è affidata a  “Running For Vengeance”, ennesimo brano dalle sonorità NWOBHM che fungono da struttura portante per la graffiante voce del singer e per i feroci riff di chitarra.

Purtroppo l’autoproduzione non offre un lavoro all’altezza delle aspettative e questa sembra essere diventata la spada di Damocle che pende sulla testa delle band, soprattutto di quelle nostrane.
Detto questo però i Warhawk, con “Down In Hell” hanno portato alla luce un lavoro molto valido e degno di essere preso in considerazione dalle varie label, soprattutto per quelle di stampo old-school.

Nadia “Spugna” Giordano

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