Recensione: Dreamweaver

Di Matteo Bovio - 9 Giugno 2004 - 0:00
Dreamweaver
Band: Golem
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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55

Abbastanza deludente questo ennesimo lavoro del combo tedesco (se non sbaglio). Segno che ogni tanto l’intelligenza compositiva da sè non basta, deve essere affiancata dall’ispirazione. E’ questa infatti la nota dolente del cd: alla pari della complessità delle canzoni non troviamo il mordente necessario ad invogliare all’ascolto. Sotto il profilo tecnico il gruppo non se la cava per nulla male, ma non è questa la caratteristica su cui giocano: lo si evince dalla produzione, ma anche dalla stesura dei pezzi. Il loro intento era probabilmente di colpire facendo leva sulla particolarità delle tracce, ma puntare in maniera così esclusiva su questo ha stroncato la possibile buona riuscita del lavoro.

Al-Ghanor” ad esempio gioca su dei riff molto particolari, talvolta al limite del dissonante, sicuramente partoriti da una mente che ha bene in testa un uso completo dello strumento. Ma salvate alcune parti (che alla fine sono le più standard), la canzone stenta, e gli oltre sei minuti sono un vero ostacolo, un brutto modo di accogliere l’ascoltatore. E la situazione non va migliorando nel proseguimento, anzi…

La scelta dei suoni, e anche alcuni risvolti stilistici, sembrano parecchio ispirati alla scuola dei Morbid Angel. I richami però cessano qui. Di Dreamweaver quel che salverei sono alcuni assoli, la mole di lavoro che sta dietro agli arrangiamenti e l’esecuzione. Tutto il resto è noia piatta, che non conosce sollevamenti, e che viene appesantita ulteriormente dalla lunghezza esagerata di alcune tracce. In queste emerge palesemente la contraddizione dei Golem: in “Le Sacre Du Printemps” (ghost-track finale) è palese come la voglia di stupire del gruppo sia scaduta quasi interamente in soluzioni azzardate e poco accattivanti. E sinceramente non saprei che altro dire, poichè l’album in sè lascia poco spazio alle considerazioni.

Mi spiace essere così severo, anche nel voto, nei confronti di questo cd (considerato poi come mi sono espresso da poco sui loro cugini di etichetta Imperanon…). Ma Dreamweaver è un vero buco nell’acqua, e stento a credere che il problema sia stata la mia mancata sensibilità artistica. Penso semplicemente che i Golem hanno osato troppo e nella direzione sbagliata, e sono caduti in una trappola malefica: un Cd che assomiglia ad una costruzione impeccabilmente progettata e costruita ma orribile a vedersi e poco funzionale. Qualcosa da ammirare con distacco ma di cui, sinceramente, non so che farmene…
Matteo Bovio

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