Recensione: Elements Part I

Di Keledan - 29 Gennaio 2003 - 0:00
Elements Part I
Band: Stratovarius
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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92

Con Elements Part I gli Stratovarius tornano a imporre la propria classe nel settore stagnante del power metal.Timo Tolkki negli ultimi due anni ha ascoltato prevalentemente musica classica, e si sente, infatti siamo di fronte all’album più ‘sinfonico’ di sempre dei finlandesi. Il leader della band, in 2 anni di ‘riposo’, è riuscito a tirare fuori dal cilindro un album solista e a scrivere ben 35 pezzi tra cui selezionare le tracce per questo nuovo platter.

Per quanto riguarda la prestazione dei singoli, Jorg Michael è la macchina da guerra di sempre, anche se i parecchi passaggi lenti sembrano stargli stretti. Kotipelto offre lezioni di canto gratuite a tutti, esprimendosi ai livelli più alti della sua carriera; Jens Johansson si conferma uno tra i migliori tastieristi al mondo, i suoi assoli che si alternano e confondono con quelli di chitarra di Tolkki sono ormai un marchio di fabbrica Stratovarius, una miscela unica di buon gusto e di capacità tecnica.

Dulcis in fundo, le squisite parti orchestrali che arricchiscono i pezzi sono arrangiate in maniera magistrale, e non buttate a caso come accade fin troppo spesso. La fantasia di Timo è stata coadiuvata da un maestro di musica, che lo ha aiutato a curare degli arrangiamenti così riusciti che solo più oltranzisti potrebbero disprezzarli.

Il set di pezzi è variegato e ben miscelato, a partire dal buon singolo Eagleheart, nonostante la sua linearità fosse già stata un pretesto per le sparate dei soliti detrattori a tutti i costi. La fantastica Soul Of A Vagabond ci porta nel sound dei nuovi Stratovarius, questo pezzo è un vero e proprio capolavoro, archi che si miscelano ai chitarroni heavy, un coro emozionantissimo e un’interpretazione struggente da parte di Kotipelto la rendono una perla rara.

La briosa Find Your Own Voice precede Fantasia, una suite sinfonica varia ed emozionante dedicata al mondo del film ‘La Storia Infinita’.
Papillon è un altro bel pezzo d’atmosfera, impreziosito in apertura da una dolce voce femminile. Godibilissima la strumentale Stratofortress, nella quale emergono le tendenze più barocche del gruppo, con chitarra e tastiera che si inseguono in eleganti e raffinate fughe.

Elements è una splendida suite che ancora una volta unisce grandi parti corali e orchestrali al metallo per 12 minuti di piacevole ascolto.
A Drop In The Ocean, il bel lento di chiusura, completa l’eterogeneo set in maniera perfetta.

Un ottimo album,  vario e brillante, lontano anni luce da altri loro lavori  ma allo stesso tempo così tipicamente Stratovarius che chiunque potrebbe capirlo al primo colpo.
Acquistate a occhi chiusi, e iniziate a tenere da parte i soldi per la seconda parte!

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