Recensione: Envy

Di Stefano Ricetti - 5 Dicembre 2005 - 0:00
Envy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
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62

Debutto discografico per i greci God.Fear.None, combo sorto dalle ceneri di band minori (SadWings,Wastefall e Stagnate), che con Envy propongono un death core melodico con riff di matrice svedese. L’immagine dei cinque ellenici non si discosta da proposte “core” più blasonate: longsleeve, berretti calati, sguardi aggressivi su facce angeliche e compagnia cantante anche si in realtà la loro proposta musicale richiama act come Fear Factory, Meshuggah, Soilwork, Shadows Fall e Killswitch Engage senza disdegnare influenze In Flames e Nevermore qua e là.

 L’impatto dei dieci pezzi proposti è sicuramente potente e aggressivo, i Nostri evitano di cadere nella trappola degli stacchi melodici a ogni costo e puntano, con risultati alterni, alla dinamicità d’insieme. La produzione è veramente all’altezza e rende giustizia agli sforzi profusi dai God.Fear.None. Da migliorare, a mio avviso, la voce di Chronis che alla lunga risulta essere a tratti fastidiosa anche se apprezzabile per l’impegno. Un particolare che poi salta subito all’occhio (ooopppss… all’orecchio) è il fatto che buona parte dei brani si chiudano sfumati (effetto fading out) quasi che il combo greco manchi di idee sul finale dei pezzi.

Oddio, nessuno pretende delle chiusure scontate come fanno i Manowar on stage su tutti i brani (non c’entra niente il genere ma era tanto per rendere l’idea), ma un po’ di inventiva in più sicuramente. I brani che fanno la differenza, a giudizio di chi scrive, risultano essere Idle Self, 24 Hours e In a Shallow End per via dei chorus particolarmente azzeccati e Momentary Lapse per il gusto d’insieme.

In definitiva Envy risulta essere un buon disco ma nulla più, che manca tremendamente di qualche doverosa impennata per fare il salto di qualità.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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