Recensione: Eppur si muove

Di Gaetano Loffredo - 2 Giugno 2004 - 0:00
Eppur si muove
Band: Haggard
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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87

Anni fa mi sono avvicinato a questo gruppo tedesco, dal monicker assai ancestrale, gli Haggard, allettato dal loro tentativo di combinare la musica classica (tanto per intenderci alla Beethoven, alla Mozart o alla Schubert) con le coordinate base dell’heavy metal e ad oggi, dopo 2 full, un mini ed un live, sono riusciti ad esprimere la loro massima vena artistica con questo Eppur Si Muove che, per gli intenditori, è un vero e proprio inno alla musica medievale e rinascimentale che non ha un solo punto debole (se non quello del genere non facilissimo da digerire per coloro i quali non si sono mai avvicinati alla musica classica) e che abbaglia, per la sua vena compositiva insolita, un usuale ascoltatore di heavy metal.
Il gruppo teutonico consta di ben 18 (diciotto!) membri ufficiali più un’altra vagonata di guest anche se tra questo imponente numero spicca senza ombra di dubbio Asis Nasseri, vocalist della band ma soprattutto geniale e principale compositore di quanto descritto più in basso.
Il viso dell’immenso Galileo Galilei nonché il disegno del suo più celeberrimo documento riguardante le sue ricerche astrali illuminano la copertina del booklet. Una breve e striminzita relazione sulla sua vita, opere e teorie può essere letta alla seconda pagina, che introduce la lettura dei dieci pezzi (nove considerando la short version di Herr Mannelig) che compongono l’opera.

Andiamo ad ampliare ciò che il booklet racconta per farvi capire da dove deriva la frase “Eppur Si Muove”.
Nato a Pisa il 13 febbraio del 1564, Galileo fu il padre del cosiddetto “metodo scientifico”; un metodo di indagine razionale della realtà che prevedeva di partire dall’osservazione dei fenomeni naturali ed in base a questa formulare ipotesi. Vissuto nell’epoca della controriforma, dovette scontrarsi con la dottrina ecclesiastica di matrice aristotelica, che sarebbe stata distrutta dalle sue scoperte entro un secolo. Galilei applicò il suo metodo e l’abilità matematica all’osservazione degli astri, arrivando a comprendere che il sistema di Aristotele, che descriveva la terra come statica e al centro dell’universo, era sbagliato! Da qui la celeberrima frase “eppur si muove” riferita al nostro pianeta appunto. Galileo, comunemente ritenuto il padre del pensiero scientifico moderno, fu perseguitato dalla chiesa e costretto all’abiura, tuttavia egli era un fervente cristiano, convinto però che nessuna “scrittura” umana, per quanto sacra come la Bibbia, potesse essere più efficace nel descrivere la realtà della matematica. Per Galileo quindi la matematica era il linguaggio di Dio stesso.

La fatata “All’inizio è la Morte” ha il compito di aprire le danze e uno stuolo illimitato di coristi ci riporta immediatamente nel passato cantando un leggiadro motivetto sostituito a breve da uno stacco acustico di flauto traverso, violoncello e arpa celtica che accompagnano un narratore (in lingua tedesca in questo caso, molto simile alla voce degli In Extremo) verso una cascata di momenti melodici imperdibili che interagiscono con la parte metal più estrema della band e ci ritroveremo in men che non si dica possenti riffs di chitarra, growls violentissimi alternati a soavi Soprano (ben due ufficiali, Veronika Kramheller e Gaby Koss, ed una guest, Maria Klaus) e celestiali arpeggi di chitarra acustica, viola, oboe, clarinetto e chi più ne ha più ne metta.
Il chorus portante è cantato in latino e vi esorto ad ascoltare più e più volte questo saggio di musica, da non credere.
Chiudete quindi gli occhi ed al termine dei sette minuti scarsi dell’opener lasciatevi trasportare per qualche secondo ancora più indietro nel tempo dalla strumentale “Minuetto in fa-Minore” che dà la netta sensazione di farci trovare nel bel mezzo di una danza a corte che si affievolisce poco a poco per far posto a “Per Aspera ad Astra” che viaggia su coordinate simili alla fantastica opener in quanto si avvicendano momenti prettamente aggressivi ed irruenti a momenti dolci ed armoniosi. Le situazioni principali di questo brano sono indubbiamente il chorus cantato per metà in inglese e per metà Italiano, il giro di chitarra a sostegno di quest’ultimo che è davvero da brividi e soprattutto il break sinfonico centrale tutto da scoprire.
Of a might Divine” è indubbiamente la track più medievaleggiante del lotto (almeno per i primi minuti) in quanto con corni, timpani, tamburi, cembali e violini viene prodotta una melodia che non può non profumare di tempi antichi, ma tutto questo viene sostituito da un’esplosione di aggressività ai limiti del death metal ed ancora una volta si ha la sensazione di trovarci di fronte ad un gruppo tanto imprevedibile quanto geniale dal punto di vista compositivo.
Stile rinascimentale dettato dalla successiva “Gavotta in si-minore” che riprende a pieno lo stile musicale del nostro memorabile Antonio Vivaldi e che non ha davvero bisogno di parole per essere descritta: va soltanto ascoltata.
Herr Mannelig” è probabilmente il pezzo più pubblicizzato dell’intero album (non per nulla è inserita anche una short version alla fine del cd) ma posso dire con estrema certezza che non è assolutamente il più rappresentativo e che, se non fosse per lo splendido cantato in soprano ed interamente in italiano (italiano di ottima fattura), tenderei a saltarlo per la sua estrema semplicità in fase di arrangiamenti e per la sua vena esageratamente commerciale che porta facilmente a stancare l’ascoltatore.
Di ben altro livello sono le successive “The observer” e la title track “Eppur si muove” che hanno una bellezza comune: il dolcissimo motivetto di pianoforte e violino che rappresenta entrambe le track ma, mentre “The observer” è molto più aggressiva in fase vocale e sonora, “Eppur si muove” si fa apprezzare per lo splendido coro soprano e per un incedere simile ad un pezzo di stampo power metal. Da non tralasciare l’incredibile growl in italiano in fase finale che riesce davvero a dare delle emozioni particolari.
Pezzo finale che precede la già citata short version di “Herr Mannelig” (ma non fermatevi all’ultima battuta e godetevi la ghost track successiva) affidato all’acustico “Larghetto/Epilogo Adagio” che termina con una sinfonia di pianoforte il nostro viaggio nel tempo.

In definitiva “Eppur si muove” rappresenta un must per tutti gli amanti di musica metal ma soprattutto per gli amanti di musica classica (che, in tal caso, devono aggiungere 5 punti al voto qui sotto) in quanto il cd in questione è il giusto compromesso e la perfetta simbiosi dei due distinti generi musicali.
Non l’avevo ancora accennato ma, sappiate che nella limited edition in mio possesso, insieme al lavoro descritto è presente anche un superlativo DVD che contiene 5 pezzi dello stupendo Live in Wacken ’98 offerto dai tedeschi più un succoso Videoclip di “In a pale moon’s Shadow”.

“Eppur si muove” si propone a gran voce per la palma del lavoro dell’anno.

Gaetano “Knightrider” Loffredo

Tracklist “Eppur si muove”:
1. All’inizio è la morte
2. Menuetto in Fa-minore
3. Per aspera ad astra
4. Of a might divine
5. Gavotta in Si-minore
6. Herr mannelig
7. The observer
8. Eppur si muove
9. Larghetto / Epilogo Adagio
10 Herr Mannelig (short version + ghost track)

Tracklist “DVD Live in Wacken 98”
1. Requiem
2. In a pale moon’s shadow
3. Cantus firmus
4. De la morte noir
5. Lost (Robin)

+ Bonus Videoclip di In a Pale moon’s shadow

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