Recensione: Ernte Im Herbst

Di marcahail - 27 Ottobre 2006 - 0:00
Ernte Im Herbst
Band: Fjoergyn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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87

Fjoergyn è una parola che nella mitologia islandese significa “Terra”, ed è proprio il nostro pianeta al centro delle tematiche liriche e musicali di questo gruppo tedesco giunto alla sua prima release ufficiale grazie al lavoro di Stephan (che si è occupato di tutti gli strumenti escluso il basso,ad opera di Andreas).

Fin dall’introduzione, ”Monolog Der Natur” è possibile calarsi nell’atmosfera sognante e maestosa che il mare in tempesta ci consegna con un crescendo che si fa sempre più solenne e trionfale, arricchendosi di cori, percussioni e orchestrazioni dal sapore Romantico; e proprio questo sarà il tema ricorrente in tutta la durata del disco: il Romanticismo, inteso come movimento letterario-musicale incentrato sull’immensa bellezza e grandiosità della natura.
Ma tornando al disco, la seconda traccia “Vom Tod Der Träume” evidenzia fin da subito il caratteristico suono di questo gruppo davvero peculiare: un Black Metal incredibilmente epico e sinfonico, atmosferico, interpretato da voci pulite, growl e a tratti quasi recitato, arricchito da un suono mastodontico che riesce con grande varietà e trasformismo a mantenere costante quella sensazione di Romantico già citata.

“Fjoergyn”, traccia omonima del gruppo, si apre con cupe sinfonie che presto si risolvono in una strofa cadenzata prima di uno stupendo pianoforte in crescendo che accompagna il pezzo fino ad un climax al quale segue un riff dal sapore fortemente “Falkenbachiano” che riporta ai toni cupi dell’inizio, e lo conduce fino alla fine tra cambi di tempo, visioni oniriche e partiture dall’ottimo gusto melodico.
La traccia successiva “Der Tag Der Wolfe” ci riporta a un clima più sereno: il primo minuto trascorre dolcemente finché un coro irrompe sostenendo quella che sarà la melodia centrale del pezzo che dopo un’accelerazione di scuola Black, scandita da campane e sonagli, si rituffa nello splendido tema iniziale, prima di avviarsi ad un’epica cavalcata conclusiva che lentamente si spegne in un finale sinfonico, molto cinematografico.
“Des Winters Schmach” è il pezzo forse più riuscito, con il suo sapore ora sognante ora cupo che percorre tutto il pezzo tra tempi di batteria Black,un feroce growl e le immancabili tastierone a fare da tappeto, fino ad un ritornello in clean voice degno davvero di nota.
Con la seguente “Wenn Stürme ruhen”siamo di fronte ad una vera e propria colonna sonora che ci trasporta per 4 minuti e mezzo immersi in uno stupendo scenario idilliaco, come un tramonto sul mare dopo che la furia della tempesta ha restituito alla sera il suo splendore. “Abendwache” non si discosta molto da quanto detto finora,ma riesce nell’intento di non far calare il livello, ed anche la seguente “Veritas Dolet” dimostra la bontà dell’opera di questi tedeschi: un pezzo in continuo bilico tra sfuriate Black, sostenute dalle consuete tastiere e dolci intermezzi di chitarre e flauti, il tutto in un brano forse non troppo lontano dai già citati Falkenbach; nel finale un riuscito assolo di chitarra ci abbandona ad un arpeggio cullato da una brezza di mare.

“Ernte Im Herbst” è un altro lungo pezzo(più di 7 minuti) che sa essere intenso e poetico,accompagnato da un malinconico coro,un dolce arpeggio ed una doppia cassa martellante. Troppo lungo da descrivere nel suo lento incedere davvero molto vario fra toni scuri ed altri più maestosi ed epici che ci portano alla conclusione con la sensazione che i Falkenbach siano sempre più vicini. Si conclude dunque questa opera con “Requiem” che scandisce una lenta marcia trionfale che forse anche per via del cantato in lingua tedesca riporta alla mente i connazionali Lacrimosa, vista inoltre la scelta di affidare la conclusione ad una personale reinterpretazione del celebre “Inno alla gioia” di Beethoven.
Per concludere, siamo di fronte ad un ottimo prodotto, fruibile da tutti quelli che sanno apprezzare le contaminazioni tra i generi,le atmosfere cinematografiche,la musica classica ed in generale quella epica. Non aspettatevi un disco Black vero e proprio quindi, anche se di certo è il genere più vicino, ma nemmeno la dicitura di Viking sarebbe del tutto sbagliata.

Da sottolineare l’ottima produzione,indispensabile per questo genere di proposta, e la cura nella veste grafica. I testi come probabilmente avrete compreso sono tutti in tedesco. Un disco che si piazza sicuramente tra le migliori sorprese dell’anno!

TRACKLIST:

  1. Monolog der Natur
  2. Vom Tod der Träume
  3. Fjörgyn
  4. Der Tag der Wölfe
  5. Des Winters Schmach
  6. Wenn Stürme ruhen
  7. Abendwache
  8. Veritas dolet
  9. Ernte im Herbst
  10. Requiem

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