Recensione: … Es Eljon Ujra Az Ej

Di Alessandro Calvi - 18 Novembre 2009 - 0:00
… Es Eljon Ujra Az Ej
Band: Athalay
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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55

Dopo l’esordio con full lenght del 2006, gli ungheresi Athalay tornano a farsi sentire con questo EP di 6 tracce per un totale di circa una trentina di minuti. Essendo il titolo del cd presentato, così come le tracce al suo interno, sia in ungherese che nella traduzione inglese, sceglieremo la seconda lingua per maggiore comprensione.

Prima di parlare del disco, però, è bene spendere due parole sulla band. Gli Athalay, infatti, hanno una line-up piuttosto singolare e sono alla ricerca di un sound decisamente originale. Nella formazione sono presenti due tastieriste e, soprattutto, il gruppo predilige l’uso di molti synth e di campionature mutuate dalla techno per la creazione delle proprie canzoni. Il risultato è un black metal sinfonico che si mescola con il gothic con voce femminile e a cui si aggiungono ritmiche e suoni che forse sentiremmo più comunemente in una discoteca che a un concerto metal.

Le intenzioni sono quindi positive, quantomeno nella ricerca di nuove e più personali sonorità invece di seguire, come molti, le correnti dei generi e delle proposte che vanno per la maggiore. Sotto il profilo della mera realizzazione pratica, invece, le cose vanno un po’ meno bene. Se l’idea in se è originale, non si può dire altrettanto delle parti più “classiche” che compongono le varie anime della musica degli Athalay. Gli elementi black e gothic sono, purtroppo, piuttosto banali e scolastici, ripetutamente già sentiti. Per questo motivo l’inserimento dell’elemento synth acquisisce un peso non indifferente nel contraddistinguere il sound del gruppo.
Peccato quindi che il songwriting risulta spesso cacofonico e troppo confusionario per risultare efficace e gran parte delle buone idee messe nei pezzi rischiano di andare perse e di non arrivare all’ascoltatore. A questo si aggiunge anche la pessima produzione, incapace di dare risalto e profondità agli strumenti e che spesso sarebbe più adatta a un disco di raw black metal (con chitarre a sega elettrica e rumore di fondo) che a un album che avrebbe bisogno di suoni limpidi e cristallini.

Per concludere questo “… and the Night Comes Again” potrebbe essere promosso dal punto di vista delle intenzioni, ma risulta irrimediabilmente compromesso dalla sua realizzazione pratica. Da una parte per colpa di un songwriting confusionario e incapace di mettere chiaramente in luce l’originalità della proposta del gruppo, dall’altra per colpa di una produzione non all’altezza che penalizza le poche cose buone che si sarebbero potute salvare.

Tracklist:
01 Prison of a Fey Body
02 Inner Fear
03 Stigma of Atmospheric Horror
04 Unknown Pleasure
05 Shadow’s Dance
06 Empty Solitude

Alex “Engash-Krul” Calvi

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