Recensione: Everybody’s Crazy

Di Luca Corsi - 25 Novembre 2008 - 0:00
Everybody’s Crazy
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Anno: 1985
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85

Si dice che il primo disco di un artista serva per “sondare il terreno” intorno a sé, occasione irripetibile per sfruttare la grandiosa possibilità, misericordiosamente concessa dalle sempre esigenti case discografiche, pronte a lodare il lavoro prodotto se di successo, ma in grado, se i risultati sono minimi, di rispedire il diretto interessato da dove è venuto con la stessa facilità e freddezza.

La seconda pubblicazione, invece, riesce ad indicare di che pasta è fatto il suo “creatore”, riuscendo, nei migliori dei casi, a guidarlo lungo la strada della popolarità, come una stella indica la rotta ad un marinaio sperduto nell’oceano.
Così, se il debutto omonimo – per quanto riguarda gli eighties – dello statunitense Michael Bolton lo ha lanciato all’interno del panorama AOR, il successivo “Everybody’s Crazy” si dimostra il trampolino di lancio verso il meritato successo. E’ con questo disco, uscito nel 1985, che il singer americano si conferma come una delle figure più importanti e influenti della scena. Un lavoro che non lascia scampo a chiunque si appresti ad ascoltarlo, invadendolo, senza pietà, con tutta la sua soave melodia e i suoi componimenti altamente orecchiabili, dolce frutto di un compositore, e di special guest, dai gusti sopraffini.

“Save Our Love”, “Can’t Turn It Off” e la stratosferica title-track (anche nella colonna sonora del film “A scuola con papà”, 1986) sono una vera e propria manna dal cielo per chiunque desideri udire tastiere sognanti e alquanto ispirate, chitarre che “disegnano” melodie facilmente apprendibili, quanto per nulla scontate, e una voce che definire semplicemente splendida non basterebbe a renderle giustizia. Il percorso avviato dal precedente disco viene proseguito in modo assolutamente egregio, ma forse con maggiore puntigliosità: sia le chitarre – da segnalare ancora la decisiva presenza di Bruce Kulick – che le tastiere – suonate a loro volta da un numero incredibile di ospiti, Mark Mangold su tutti – si destreggiano, intrecciandosi a meraviglia, tessendo il sontuoso tappeto sonoro, sul quale si poggia beata la grandiosa voce di Bolton, il quale si occupa, non appagato, anche della seconda chitarra.
Pezzi come l’energica “Everytime”, l’elettrizzante/piccante “Start Breaking My Heart” e “You Don’t Want Me Bad Enough”, sono la testimonianza della carica e della effervescente verve che il lavoro riesce a trasmettere nell’animo di chi ascolta.
Decisiva, e non poteva essere altrimenti, si rivela essere l’azzeccata scelta dei ritornelli, mai banali e dal gusto melodico invidiabile, come dovrebbe presentare ogni rappresentazione del genere che si rispetti.
Se la grandiosa “Don’t Tell Me It’s Over” si colloca ad una metà strada perfetta tra una ballad e un pezzo maggiormente ritmato, i lenti “Call My Name” e “Desperate Heart” (dove alle chitarre troviamo Kevin Dukes e Paul Pesco, alle tastiere Randy Goodrum), entrano di diritto nello scrigno dei gioielli più preziosi del lotto.

Sentimento, passione e armonia si uniscono dolcemente in questi due straordinari episodi, appassionanti e sdolcinati al punto giusto, romantici come non mai. Quindi, se “Michael Bolton” vi ha entusiasmato per la sua freschezza melodica e spontaneità, “Everybody’s Crazy” vi lascerà semplicemente a bocca aperta.
Ci troviamo di fronte al più grande lavoro pubblicato dall’artista americano, nonché il suo maggior successo ed il picco più alto che egli abbia mai raggiunto nel periodo – breve, ahimè – di militanza sulla scena Adult Oriented Rock.
Una piccola/grande perla del genere, da ascoltare ed assaporare in tutto il suo splendore, con la massima certezza di rimanere sorpresi.

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Tracklist:

01. Save Our Love
02. Everybody’s Crazy
03. Can’t Turn It Off
04. Call My Name
05. Everytime
06. Desperate Heart
07. Start Breaking My Heart
08. You Don’t Want Me Bad Enough
09. Don’t Tell Me It’s Over

Line Up:

Michael Bolton – Voce / Chitarra
Bruce Kulick – Chitarra
Dennis Feldman, Schuyler Deale – Basso
Mark Mangold, Mark Radice, Jan Mullaney, Allan St. John, Lloyd Landesman, Neil Kernon, Doug Katsaros – Tastiere
Chuck Burgi – Batteria
Mark Rivera – Sassofono
Peppy Castro, Terry Brock, Joe Cerisano, Dennis Feldman – Back. Voc.

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