Recensione: Förfall

Di Emanuele Calderone - 5 Agosto 2011 - 0:00
Förfall
Band: Srodek
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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47

Nato nel 2007 a Falun, piccola località della contea svedese di Dalarna, quello degli Srodek non è altro che l’ennesimo e, ci si conceda l’espressione forte, inutile progetto depressive black metal.
Nata come one-man band dalla mente non proprio brillante di Nekrofucker, alias Srodek, la formazione salta, con ben poche idee (spesso neanche sviluppate a dovere), sul carrozzone del depressive, seguendo bene o male le orme dei ben più noti Xasthur, Shining e, in minima parte, Burzum, condendo il tutto con qualche accenno rock.

E qui potremmo chiudere la recensione, poiché, a conti fatti, di altro da dire c’è ben poco. Produzione scarna, suoni impastati, melodie semplici e ripetitive, voce sguaiata e ritmiche quanto mai lineari sono gli ingredienti che costituiscono le sette canzoni contenute in “Förfall”, seconda opera partorita dallo svedese.
I sette episodi -per un minutaggio totale di poco più di 37, estenuanti, primi di musica- con i quali il Nostro giovane artista cerca di deliziarci, scorrono via senza lasciare troppa traccia di sé, non suscitando particolari emozioni nell’animo dell’ascoltatore.
Complice un songwriting ancora fragile e talvolta confusionario -si ascolti a tal proposito “Ödestad”- si ha, spesso e volentieri, la sensazione che il musicista stesso abbia le idee poco chiare circa il da farsi: molte tracce stentano a decollare, presentandosi poco coese e interessanti.
A ciò si aggiunga che le melodie, a tratti addirittura solari e “spensierate”, stridono profondamente con lo screaming sgraziato del cantante, creando un contrasto non particolarmente apprezzabile. Ciò diventa quanto mai percepibile in song quali la quinta “Vågtjärns Svarta Vatten”, dotata di un riffing piuttosto arioso -per di più di discreta fattura, se rapportato con il resto della tracklist-, sul quale si appoggiano, con poca eleganza, le harsh vocals.
A conti fatti, i momenti più gradevoli possono essere rintracciati nell’introduttiva “Echoes from the Past” e nella conclusiva “Outro”, entrambi canzoni scritte da autori sconosciuti e facenti parte della tradizione folkloristica svedese.

Ben poco c’è da dire per quanto concerne la prestazione tecnica da parte di Nekrofucker, alle prese con tutti gli strumenti: chitarre e basso non presentano evidenti deficienze, mentre ad essere penalizzata è la batteria o, per meglio dire, la drum-machine, fin troppo elementare e poco varia.

Non ci sembra ci sia altro da aggiungere: “Förfall” è un album adatto solo ed esclusivamente ai fan accaniti del depressive e ai seguaci (quali?) del progetto Srodek. Tutti gli altri possono, anzi devono, volgere la propria attenzione verso uscite assai più meritevoli e gradevoli.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Echoes from the Past
02- Bleak
03- Förfall
04- Rotboskogens Djup
05- Vågtjärns Svarta Vatten
06- Ödestad
07- Outro

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