Recensione: Fire & Ashes [EP]

Di Luca Montini - 2 Settembre 2015 - 15:00
Fire & Ashes [EP]
Band: Xandria
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2015
Nazione:
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65

Lettera d’Amore alla bellissima Dianne van Giersbergen <3

Cara Dianne,

non riesco a smettere di pensarti da quel giorno in cui ti vidi per la prima volta, su youtube, nel video di Nightfall. Fu amore vero a prima vista. Meravigliosa nelle tue movenze sensuali, in quelle gambe nude al chiaro di luna che sembravano non finire mai, una farfalla tenebrosa nell’incedere aleggiante del disio notturno. Sono successe tante cose da allora, quando sei ricomparsa nella mia vita, su Facebook, con numerosi post sul vostro ultimo lavoro: “Fire & Ashes”. Poco importa che fosse solo un EP, e che recasse scritto sponsorizzata a fianco del link, per me era un chiaro ed evidente segno del destino, per il quale ho deciso di dichiarare i miei sentimenti.
Con te gli Xandria sono rinati dalle ceneri come l’araba fenice nell’artwork dell’ultimo full-length “Sacrificium”. Vorrei dirti cose carine come che la tua voce è seconda solo a quella della Callas, ma l’ultima volta che l’ho fatto ho rischiato il linciaggio, quindi evito. Sei stata astuta a scegliere Felipe Machando Franco per il bell’artwork di questo lavoro, immediatamente riconoscibile nello stile, nei temi e nelle scelte cromatiche di fuoco e cenere che richiamano l’ultimo album, in continuità con esso ed in discontinuità con gli Xandria di quando cantava Manuela Kraller, quasi un detrito cosmico rispetto al tuo fulgido risplendere. 
Sei diventata persino la star promozionale del festival olandese “FEMME – Female Metal Event II” (16 e 17 ottobre 2015), scavalcando una prevedibile schiera di agguerrite colleghe, come Cristina Scabbia (Lacuna Coil), Chiara Malvestiti (Therion), Mariangela DeMurtas (Tristania), e pure la tua omonima ma non parente Anneke van Giersbergen (The Gentle Storm) . Hai vinto tu, grazie alla tua infinita bellezza dalla chioma corvina.
Ho allora deciso di ascoltare e recensire l’EP Fire & Ashes”: non si fugge al proprio destino. “Voyage of the Fallen” è un bel pezzo sinfonico che ricorda il mio viaggio verso il tuo empireo luminoso, anche se forse musicalmente un po’ scontato. Del resto il pezzo si basa sul suo refrain che permane prevedibilmente per tutto il brano, dalle prime note alla chiusura. Songwriting un po’ piatto, ma tu impreziosisci ogni nota con la tua voce soave, anche quando leggi la lista della spesa. Ancora due pezzi discreti, gli inedti: “Unembraced” resta sul classico pezzo gothic/symphonic, con doppia cassa, belle melodie e riff facile facile, assolo, pezzo solo cantato senza base e chiusura di nuovo tirata; “In Remembrance” è invece la classica ballad voce e pianoforte  che in crescendo aggiunge via via elementi sinfonici, fino a chiudere con il solo elettrico e ritornello finale. Tutta roba già sentita, ma la tua voce, le tue melodie, il tuo talento… sia in lead che in backing… te l’ho mai detto che hai una voce meravigliosa? 
Il climax raggiunge l’apogeo. La vetta più alta, l’apice, lo spannung delle emozioni più vere. “I’d Do Anything For Love (But I Won’t Do That)”, cover del cantante americano Meat Loaf, al secolo Marvin Lee Aday, a rimarcare la tua vasta cultura musicale. Qui finalmente la fabula narrativa ascende verso l’infinito, con un pezzo davvero riuscito, sia nella reinterpretazione canora che nei riarrangiamenti – che però sono tutto meno che metal. Del resto tu ed il tuo talento non potete che trascendere i generi musicali. Provo una grande invidia per il connazionale Valerio Recenti (My Propane), che ti accompagna in un breve duetto.
Poi le due cover dagli Xandria che furono: “Ravenhart” (dal disco omonimo del 2004) e “Now & Forever” (da “India”, 2005), in cui riesci ad umiliare Lisa Schaphaus-Middelhauve: queste nuove versioni superano di misura le precedenti a voler rinforzare il notevole picco qualitativo raggiunto in questa nuova lineup. Grazie a te, ovviamente, luce dei miei occhi.
In chiusura mi regali questa cover dei Sonata Arctica (una tra le mie preferite!), direttamente dai tempi di Reckoning Night (2004):  “Don’t Say a Word”, che possiamo ascoltare anche in un tributo ufficiale ai Sonata Arctica prodotto da Pasi Kauppinen e finanziato su Kickstarter. Si vede che hai molti spasimanti! La cover funziona alla grande, anche se forse la tua impostazione da soprano (non sia mai che io ti critichi, angelo mio) rimane un po’ troppo operistica, troppo fredda, mentre nelle rare situazioni in cui la prendi con maggiore grinta la tua personalità ne esce rafforzata. Tira fuori la forza che è in te!
Ed ecco qui, alla conclusione del viaggio, la chiave del nostro amore nell’interpretazione adamkadmoniana e misterica dell’EP: dal mio errabondare e viaggiare da caduto alla ricerca di un abbraccio, al ricordo di un bambino solo ed abbandonato, al fatto che farai tutto per amore, tranne metterci assieme. Quel ‘but I won’t do that è perentorio e tremendo. Non potrò che vivere come un cuore di corvo, ora e per sempre, senza dire una parola. Can I play with sadness? 
Nella tristezza di un amore platonico, chiudo questa lettera spassionata. Peccato. Un altro cuore infranto, ridotto a fuoco e cenere. Come recita “Fire & Ashes”.

Un focoso e cinereo abbraccio,

Luca “Lovesteen” Montini

Fenomenologia dello spirito del recensore – di nuovo in-sé 

Per chi non avesse voglia di leggere i miei vaneggiamenti, in sintesi: con il succoso EP “Fire and Ashes” gli Xandria dimostrano di trovarsi in uno strepitoso stato di forma, pienamente consapevoli delle proprie possibilità ed intenzionati ad incrementare ulteriormente e con veemenza la propria fanbase. Una band che tuttavia soffre un po’ di van Giersbergen-centrismo: una squadra di alacri lavoratori che cercano di fornire numerosi assist alla prima punta (o prima donna) per aver vinta la partita. Purtroppo però la musica non è il calcio, e non sono le occasioni a fare il risultato, ma il valore estetico del lavoro corale dell’intera squadra. Proprio in questo la band si ritrova a peccare, proponendo esclusivamente dei brani che non fanno altro che esaltare la cantante e le sue doti tecniche, talvolta ostentate persino con troppa freddezza, alla maniera della celebre antesignana Tarja Turnen (ex Nightwish).
A livello di songwriting, inoltre, i tre inediti sembrano non aggiungere nulla a quanto già sentito, apprezzato ed analizzato nell’ultimo full-length, mentre le riproposizioni dei due classici e le due cover antitetiche, una veloce e dura e l’altra ai limiti del pop sinfonico (Sonata Arctica e Meat Loaf) finiscono per diventare il vero motivo di interesse nonché il massimo momento qualitativo dell’intero lavoro. Compiti per casa per gli Xandria per evitare di diventare l’ennesimo clone dei Nightwish della prima ora (Tuomas direbbe: ‘era’): abbandonare l’autocompiacimento narcisistico nei confronti della (pur bella e brava) cantante e concentrarsi maggiormente sulla varietà del songwriting. Consigliato a chi vuole avvicinarsi agli Xandria, magari con qualcosa di più easy-listening del mattone “Sacrificium”.

Luca “Montsteen” Montini
 

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