Recensione: Flies & Lies

Di Gaetano Loffredo - 20 Giugno 2007 - 0:00
Flies & Lies
Band: Raintime
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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82

Volevano stupirci con effetti speciali… e ci sono riusciti.

Il ritorno dei Raintime dopo la contenuta esplosione di Tales From Sadness ha del miracoloso; Flies & Lies, immagine e simbolo di un fittissimo reticolato metallico, è un album che sa di fantascienza, soprattutto se pensate che un gioiellino del genere è stato concepito da un sestetto italiano.
Su Flies & Lies l’esigenza di stupire a tutti i costi e la rapidità di fruizione della musica vanno di pari passo, riuscendo ad incentivare forme espressive talvolta complesse ma sempre dirette ed appetibili: ogni pezzo entra immediatamente nel sangue e nei muscoli.

Come vogliamo chiamarlo? Symphonic heavy-death-power ultra melodic and aggressive metal? Lasciate perdere l’etichetta e concentratevi su un disco che morde alla giugulare, con i ragazzi che spingono sull’acceleratore accecati da un’indole battagliera, funzionale alla creazione di un sound non proprio definibile e per questo attraente.
Merito anche degli ospiti, Jacob Bredahl (Hatesphere) e Lars F. Larsen (Manticora), merito della Lifeforce Records, merito soprattutto del noto produttore Tommy Hansen (Helloween, TNT, Pretty Maids tra gli altri) che ha trasposto su silicio lo spirito combattivo dei Raintime.

Al di là di tutte le mutazioni della loro musica, in senso sperimentale o meno, il gruppo mantiene inalterati i tratti salienti dell’esperienza precedente, perfettamente riconoscibili sin dalla ruggente (è proprio il caso di scriverlo) opener, Flies & Lies, sulla quale spicca ancora una volta la splendida voce di Claudio Coassin, interprete versatile, capace di ridimensionare le prestazioni degli stessi special guest.
I pezzi più densi di fascino, forse anche per la loro contiguità con il suono consolidato della band, sono i primi quattro: tolta Flies & Lies vi rimangono Rolling Chances, Apeiron e Rainbringer, un misto di tecnica ed energia dal quale ne uscirete, come il sottoscritto, appagati. Impensabile non menzionare le chitarre di Matteo Di Bon e di Luca Michael Martina, grandi protagonisti negli assoli che ci accompagnano fino alla quinta Finally Me, aperitivo analcolico paragonato al resto, dove il reiterato growl lascia il posto alla voce pulita e asciutta per un pezzo tranquillo e misurato. Altrettanto meritevole.
I richiami di Children Of Bodom, In Flames, Evergrey, Nevermore e del power metal melodico sono alla base dell’esperienza musicale dell’act tricolore, fantastici gli inserti elettronici, disinvolto Andrea Corona alle tastiere come dimostrato nella sesta Tears Of Sorrow (e qui gli In Flames di Clayman fanno capolino) e nella settima The Black Well (e qui si sentono i Children Of Bodom).
Le sorprese non sono finite. I bambini del lago Bodom possono permettersi la cover di “Oops I Did It Again!” di Britney Spears, vero, i Norther quella di “The Final Countdown” degli Europe beh, i Raintime non sono da meno e fanno di meglio slanciandosi sulla versione heavy di Beat It di Michael Jackson: irresistibile.
Leggera inflessione nel finale con Another Transition, copia sbiadita delle prime quattro gemme, prima di chiudere con l’ennesima top song: Matrioska e il suo retrogusto vagamente psichedelico, sfumato da un carillon che esala gli ultimi “respiri” di Flies & Lies.

In questo disco non ci sono macchie e non troverete ombre, a patto che siate predisposti a favore dell’eterogeneità e della schizofrenia. La celebrazione della melodia solitaria, rinforzata, armonizzata, è il fattore che determina il successo di Flies & Lies, ma c’è anche una logica di composizione moderna, efficace ed estremamente affascinante. Lasciatevi travolgere dal treno dei Raintime, ovunque voi siate.

Hot Summer Disc.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.Flies & Lies (MySpace)
02.Rolling Chances (MySpace)
03.Apeiron
04.Rainbringer
05.Finally Me
06.Tears Of Sorrow
07.The Black Well
08.Beat It
09.Another Transition
10.Burning Doll
11.Matrioska

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