Recensione: Fragile

Di Daniele D'Adamo - 5 Settembre 2012 - 0:00
Fragile
Band: Scarm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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80

Giovani, terribilmente giovani (età media: diciannove anni) eppure bravi, dannatamente bravi.

Non solo: i finlandesi Scarm incarnano perfettamente la Nuova Era del death metal melodico, lontano anni di luce da quello degli In Flames e dal loro gothenburg metal. Un’Età in cui il genere madre è stato innanzitutto sfrondato dai suoi deliranti eccessi di aggressività e velocità, poi arricchito di chorus e armonie accattivanti, quindi incrociato con le aspre e asciutte ritmiche di natura *-core. Il risultato è assai vicino al metalcore, infatti, ma presenta più di una robusta sfumatura che lo distingue da sue certe melodie di (troppo) facile presa. Un’Età in cui, forse – per questo genere di gruppi – è più semplice e immediato parlare di ‘modern metal’.      

Non a caso, difatti, il quintetto di Oulunsalo permea completamente, avvolge il proprio sound con un leggero alone di melanconia; quasi a far intendere che la strada della facile orecchiabilità non sia quella che intendano percorrere. Ricordando in ciò, anche se con meno enfasi, i picchi emotivi raggiunti per esempio dai Devil Sold His Soul nel loro “Blessed & Cursed” (2010). Certo, più di una volta può sorgere legittimo, in mente, che il death non abbia nulla a che fare con un album come questo (“Rain”, “Devoid”) ma d’altro canto non sono nemmeno poche le occasioni in cui (“Alku”) la veemenza della musica assume i connotati indiscutibili del metal estremo e, in particolare, di quel nuovo lato melodico del death medesimo di cui si è più su accennato. La stessa “Rain”, seppur dolce e languida, si mantiene a debita distanza dalle attraenti e luccicanti melodie più consone ai lenti ‘hard rock-iani’; operando così una netta distinzione fra quello che può essere uno slow di modern metal da uno ancorato alle sonorità classiche del rock. Inevitabili ma senz’altro piacevoli e coerenti con l’idea di base che muove “Fragile”, inoltre, i tipici breakdown rallentati (“Depraved Countenance”) che, come pochi altri segni caratteristici, delineano in maniera inequivocabile la natura *-core della proposta scandinava.

Occorre sottolineare, poi, che “Fragile” non è affatto un disco ‘usa e getta’, cioè pensato e realizzato per una specifica frangia di ascoltatori che, magari non troppo abituati all’approfondimento musicale, dopo pochi ascolti – anche interessati – passino ad altro. Al contrario, la sua apparente semplicità lascia il posto, via via che si susseguono i passaggi, a una imprevista sensazione di… sazietà. La semplicità grafica del CD, la linearità dei titoli delle canzoni e la loro relativa brevità non devono assolutamente ingannare. “Fragile” è un lavoro impensabilmente, data la verde età degli Scarm, maturo, adulto, formato in ogni dettaglio; pieno di carattere e personalità. Vivo e pulsante grazie alla freschezza del modo di suonare e di comporre che solo un ensemble poco più che adolescenziale può avere.  

Oltre che a essere in grado, in sostanza sin da subito, di mettere su uno stile assai rappresentativo del marchio di fabbrica ‘Scarm’, i Nostri si rivelano anche degli ottimi songwriter. Di qualche brano si è accennato ma ce ne sono altri il cui valore assoluto è davvero elevato. Sin da subito “Demand Your Destinies” apre (dopo il classico – stavolta sì – intro strumentale, “I (Genesis)”) le danze con un refrain che, giro dopo giro, si stamperà inevitabilmente all’interno della scatola cranica di chi ascolta. Le hars vocals di Tuukka Fält, invero mai eccessive nella loro asprezza, si coniugano alla perfezione con il malinconico e stentoreo coro di Joel Hokka e A. Varanka. “Circle” alza il livello energetico e aumenta la velocità dei BPM, regalando tre minuti di ritmo travolgente. Da segnalare, ancora, la suadente armoniosità di “Fragile”, ancorché dura e rocciosa. “In Aversion” è forse l’episodio più riuscito del platter, poiché assomma a sé un po’ tutti gli attributi del sound del combo nordeuropeo, compreso un ritornello da leccarsi i baffi! Analogamente, “Running Asleep” fa comprendere l’abilità di Fält e compagni di saper creare intrecci seducenti, mai stucchevoli.  

Poco altro da aggiungere: “Fragile” è un debut-album riuscito in ogni sua parte, buonissimo per avvalorare la sensazione che il futuro del death metal melodico sia nelle mani di ragazzi come questi. A loro la palla, quindi!

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. I (Genesis) 0:34
2. Demand Your Destinies 3:04
3. Circle 3:23
4. Fragile 3:48
5. Rain 3:16
6. Depraved Countenance 4:10
7. In Aversion 4:28
8. Running Asleep 4:01
9. Concrete Wall 2:56
10. Devoid 2:19
11. Alku 2:43               
    
Durata 34 min.

Formazione:
Tuukka Fält – Voce
Joel Hokka – Chitarra/Voce
Janne Kaarre – Chitarra
A. Varanka – Basso/Voce
H. Lesonen – Batteria
 

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