Recensione: Ghostmaker

Di Nicola Furlan - 30 Giugno 2012 - 0:00
Ghostmaker
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Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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70

Ecco qui un classico esempio di thrashcore vecchio stile raffazzonato in veste moderna, tanto per venir incontro alla mezza certezza che forse, così presentato, possa essere acquistato da qualche buona anima ancora legata al rispetto del prodotto finito, ma esigente in termini di qualità sonora. “Ghostmaker”, oltre ad essere il terzo studio album degli americani Rumpelstiltskin Grinder, è pure uno di quei tantissimi prodotti moderni che cercano di riproporre il vecchio stile thrash, più o meno verace, canonizzandolo secondo i dettami del movimento estremo ‘moderno’. Non sono di certo i primi a ripescare le idee vincenti del passato ed a ‘riqualificarle’. Altri colleghi si stanno dilettando di questi tempi nella cosa, ad esempio Swashbuckle, Toxic Holocaust, Municipal Waste, Warbringer, Ramming Speed, Bonded By Blood, Gama Bomb, Eternal Devastation… giusto per citarne alcuni. C’è chi è riuscito a valorizzare quanto ereditato dalla storia, c’è chi ha fatto uno scivolone dietro l’altro. Nel caso dei Rumpelstiltskin Grinder possiamo ritenere che la metà di quanto proposto sia molto valevole, la restante metà, non soddisfi. Le pecche più evidenti si riscontrano in una produzione asettica e asciutta, secca nei suoni, senza spessore. È forse uno degli errori più comuni quello di rendere ‘grezza’ la produzione in maniera forzata. Non convince. Un errore che, ci mancherebbe, non è additabile ai soli nomi dell’underground anche perché, a volerla dire tutta, sono stati proprio i grandi nomi a introdurre certi nUovi accorgimenti produttivi, prima con le ristampe dei classici (leggasi Megadeth), poi con le nuove uscite, Exodus e Testament su tutti. Nulla di male certo, ma nei casi citati ci si confrontava (e ci si confronta) con uno spessore tecnico-compositivo di un livello nettamente superiore.
Ma torniamo ai nostri, nello specifico al songwriting. L’aspetto compositivo di “Ghostmaker” appare convincente e, a tratti, pure originale grazie alle sfuriate alquanto atipiche se confrontate con l’attuale panorama metal relativo a questo movimento musicale, nello specifico underground. Sono interessanti alcuni passaggi ritmici e i soli, centellinati, ma sufficientemente malsani e graffianti per esser apprezzati con soddisfazione. Pure la sezione ritmica, scandita dal batterista Patrick Battaglia, è di tutto rispetto grazie a una interpretazione non meramente esecutiva, ma in costante sinergia con l’operato degli strumenti a corda. Cento produzioni thrash underground ascolti, novantanove hanno un elemento in comune: la voce. E qui siamo: Shawn Riley canta come la maggior parte dei colleghi del momento ovvero come quelli che sanno solo urlare e non cantare. Nessuno si attende che dietro al microfono possa presenziare un nuovo James Hetfield (Metallica) piuttosto che voci straordinarie come quelle di Warrel Dane (Sanctuary, Nevermore) o di Flemming Rönsdorf (Artillery), ma un po’ di impegno è richiesto, ed è preteso. La voce, nel nostro caso, tende ad appiattire quel briciolo di armonia che caratterizza i pezzi e non garantisce quel coinvolgimento rabbioso richiesto per l’occasione.
In definitiva, “Ghostmaker” è un disco che non sfigurerebbe nella sezione della vostra discografia relativa thrashcore moderno. Più che un punto di arrivo può esser considerato un discreto punto di partenza, anche perché, quando si è capaci e si hanno idee, non c’è nulla di più facile che scrollarsi di dosso le mode del presente a favore delle proprie, della propria attitudine, nel nostro caso, palpabile ed evidente. Ovviamente, la cosa è fattibile solo attraverso il sincero e irriverente spirito dei giovani musicisti che per capacità e istinto possono permettersi di dar continuità senza sperimentare necessariamente cose che alla fine risultano indigeste. Abbiate solo un po’ più di coraggio e siate voi stessi… mannaggia a voi!

Nicola Furlan

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Tracce:
01. Those Who Are Unseen – 03:11     
02. Ghostmaker – 03:06     
03. Nightworms – 04:52     
04. Fucking Wild – 03:12     
05. Dripping With Venom – 03:48     
06. Cold Hunting Death – 04:27     
07. A Lurking Thief – 03:51     
08. You’ve Been Had – 02:32     
09. Iron Jaw – 03:04     
10. Get Out of My Grave / Gigantic Graveyard – 04:42     
11. Run Through the Bastards – 05:25     
12. Desert Goblins – 03:39         

Durata: 46 minuti ca.     

Formazione:
Shawn Riley: Voce, basso
Patrick Battaglia: Batteria
Ryan Moll: Chitarra, voce
Matt Moore: Chitarra, voce

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Genere:
Anno: 2012
70