Recensione: Heljarkviða

Di Stefano Santamaria - 2 Marzo 2017 - 0:00
Heljarkviða
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2016
Nazione:
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80

Nell’universo metal, seppur da tempo solcato dal sottoscritto, capita spesso di imbattersi in bands che non si erano incrociate prima. Non si finisce mai di imparare, e di emozionarsi ogni volta. Questo è stato il caso degli Árstíðir lífsins, progetto per metà islandese e per metà tedesco, dedito ad un pagan metal davvero intenso.

Il loro sound brucia di una gelida fiamma di scuola norvegese, da cui poi lapilli di poetica passione spostano il tiro all’ambient, e al più epico dei cammini.

Heljarkviða è un ep di quaranta minuti circa, una durata importante e che qualcuno forse “venderebbe” come album. Non fermandosi quindi all’ideale delusione per la breve durata, vi invitiamo a gustarvi questi due brani, di venti minuti ciascuno, di purissima sensibilità. Le strutture dei pezzi sono complesse, un continuo alternarsi di melodie, accelerazioni e poi sussurri.

Fiume dalle acque cristalline riflette così i raggi di un sole invernale, calore che riporta la vita e che mostra cortecce in cui riposano rannicchiate storie. I pensieri sì librano in volo, svelati così d’improvviso, tetro presagio che non è altro che contorno di un’ombra di qualcosa di meraviglioso. Paesaggio incontaminato, colori di una natura nel cui sottosuolo scivola rossa lava incandescente, enfasi che dona vita ad una valle altrimenti dall’esistenza vuota. In questo luogo incontaminato così ci rintaniamo, lasciandoci alle spalle un paradiso dimostratosi amaro.

 Se amate Primordial, Helrurar, ed i comandamenti del viking in stile Bathory , non dovreste lasciarvi sfuggire questo progetto, di cui vi invitiamo ad approfondire la conoscenza, qualora non li conosciate, con i loro tre precedenti full-lenght , un ep e split album. Capaci di commuovere, ma anche di stupire per doti tecniche, gli Árstíðir lífsins si dimostrano realtà di qualità e punta della scena pagan.

Stefano “Thiess” Santamaria

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