Recensione: Hell Destroyer

Di Gaetano Loffredo - 17 Maggio 2007 - 0:00
Hell Destroyer
Band: Cage
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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70

Quattro dischi in quindici anni di attività. L’andamento lento dei californiani Cage è giustificato da lavori sempre all’altezza della situazione e conferma l’attitudine professionale di una band che predilige, a ben ragione, il livello qualitativo a discapito di quello quantitativo.
Il contratto con la MTM Music è il premio di una carriera vissuta nell’ombra di formazioni più blasonate, storiche, mi riferisco a Metal Church, Crimson Glory, Judas Priest, Manilla Road: espliciti e passionali i riferimenti del nuovo album intitolato Hell Destroyer.

Disco che succede al tanto elogiato Darker Than Black e ne ricalca le sonorità, peccando imprudentemente sotto il profilo compositivo. E sono passati quattro anni.
La carne al fuoco è tanta, forse troppa. Gli americani hanno voluto strafare registrando oltre settantacinque minuti di musica che alla lunga pregiudicano il livello di concentrazione dell’ascoltatore medio, esponendo, oltretutto, pochissime variazioni sul tema.

Sintetizziamo in pochi punti pregi e difetti del disco.

COSA VA
– La voce di Sean Peck è la solita sicurezza
– Di ottima fattura i riff di chitarra
– Assoli selvaggi ma mai esasperati
– Ritmiche monolitiche
– Concept intrigante (dai giorni della crocifissione fino all’invasione demoniaca che porterà alla resurrezione del Metal Devil 100 anni dopo la fine del mondo, se questo non è essere True…)

COSA NON VA
– Troppi intermezzi tra parlati e strumentali (sette!)
– Songwriting di una ripetitività scostante
– 75 minuti estremamente pesanti da digerire
– Produzione inferiore alle aspettative (Rivolgetevi a Richard Carr)
– Longevità limitata?

Si viaggia a tutta velocità dall’inizio alla fine del percorso ad ostacoli (ostacoli rappresentati dalle menzionate prolusioni introduttive), da Hell Destroyer, title track, alla sintomatica Metal Devil che precede la bonus track intitolata, a scanso di equivoci, King Diamond.
La proposta non va oltre le soluzioni melodiche ormai risapute ma non si sente la necessità di evoluzioni estreme, piuttosto, avrei optato per qualche doveroso cambio di tempo tra una mazzata e l’altra. Tirare il fiato, chiedo troppo?
Forse sì, perché i Cage propongono materiale a senso unico come a rendere omaggio all’heavy metal più epico e classico; niente lentoni, niente ballate, nessun tipo di compromesso: drumming forsennato, riffing sostenuto e rapidità d’esecuzione. Che vi piaccia o no, questi sono gli ingredienti di Hell Destroyer.
Non resterete fermi sulle note di Rise Of The Beast, Legion Of Demons e Beyond The Apocalypse, e vi esalterete a ritmo di Bohemien Grove e From Death To Legend, palesi tributi al Dio Metallo.

Il gruppo dimostra che l’impeto di qualche tempo addietro non si è disperso col passare degli anni. I difetti li abbiamo esposti e, sottratti ai pregi, non impediscono a Hell Destroyer di raggiungere, in ogni caso, una votazione lusinghiera. Qualche piccolo accorgimento e non ci sarà bisogno di cercare altrove quando avrete voglia di sano e puro Heavy Metal. Assicurato.

Gaetano Loffredo

Tracklist:
1.Descension
2.Hell Destroyer
3.I am the King
4.The Circle of Light
5.Christ Hammer
6.Born in Blood
7.Abomination
8.Innauguration
9.Rise of the Beast
10.Cremation of Care
11.Bohemian Grove
12.Final Proclamation
13.From Death to Legend
14.Legion of Demons
15.Betrayal
16.Fall of the Angels
17.Fire and Metal
18.Beyond the Apocalypse
19.The Lords of Chaos
20.Metal Devil
21.King Diamond (Bonus Track)

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