Recensione: II

Di Giuseppe Abazia - 2 Aprile 2008 - 0:00
II
Band: Sahg
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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79

I Sahg sono un gruppo che mai ci si aspetterebbe provenire dalle fredde lande della Norvegia, terra famosa per aver dato i natali al black metal, ai suoi suoni taglienti e alla sua batteria sparata a mille. La musica dei Sahg, invece, sembra essere stata composta sotto il cielo grigio e nuvoloso di Birmingham, per le sue sabbathiane affinità col proto-doom che all’inizio degli anni ’70 muoveva in Inghilterra suoi primi passi; d’altro canto, è ugualmente corretto accostare il sound dei Sahg alla scuola americana di gruppi come Pentagram, The Obsessed e Trouble. Insomma, questo quartetto norvgese ci presenta un suono caldo e avvolgente, reminiscente del doom tradizionale nel senso più ruvido, rockeggiante e settantiano/ottantiano del termine, condito da suggestioni psichedeliche tipiche del più acido stoner rock.
Tutti i musicisti che compongono i Sahg hanno alle spalle altre esperienze musicali; fra essi spiccano il cantante Olav Iversen, già conosciuto come vocalist dei Manngard, e il bassista Tom Cato Visnes, proveniente dai Gorgoroth. Già autori nel 2006 di un full-length chiamato >I, due anni dopo i rockers norvegesi tornano con un nuovo album denominato, prevedibilmente, II.

L’album è un solidissimo esempio di potente doom rock, non esente tuttavia da momenti più calmi e rilassati; le atmosfere sono sporche, polverose, grigie e nervose; i brani sono in grado di galvanizzare l’ascoltatore con ritmiche incalzanti e instancabili, sostenute da un drumming asciutto ma sicuramente d’effetto. Le chitarre macinano riff estremamente potenti, e creano un groove che definirei “d’altri tempi”, e non mancano assoli a sottolineare i passaggi più esagitati. La voce si distingue per un’ottima estensione e per una capacità espressiva al di sopra della media, e rappresenta senz’altro un’ulteriore nota di merito per un gruppo che mostra di avere ottime qualità un po’ in tutti i campi. Le canzoni si dividono fra quelle più veloci e potenti, fra cui spiccano l’opener Ascent to Decadence e Pyromancer, e quelle più lente e doom come Star-Crossed e Wicked Temptress, senza disdegnare qualche esperimento psichedelico e allucinato come Escape the Crimson Sun e la lunghissima e conclusiva Monomania.
Tutto perfetto, allora? A livello di produzione e di esecuzione, certamente sì. L’unica vera critica che si può muovere a II è che non riserva nessuna sorpresa all’ascoltatore: è anche vero che questo è un genere che non ha bisogno di particolari innovazioni, e di certo non era richiesto alcuno stravolgimento ad una formula talmente consolidata ed amata, ma il fatto è che i Sahg rispettano punto per punto tutti gli stilemi del genere, a partire dalla voce effettata durante alcuni frangenti, continuando con gli intermezzi acustici dalla forte impronta space-rock, finendo con le tipiche cavalcate chitarristiche del genere. Insomma, tutte cose negli ultimi 30 anni si sono sentite innumerevoli volte. In ogni caso, ciò nulla toglie alle indubbie qualità dell’album: il songwriting, seppur non eccessivamente originale, è molto curato e di sicuro impatto, le canzoni sono coinvolgenti e ricche di sfumature, il groove è assicurato da una sezione ritmica eccellente, e le parti soliste creano interessanti intrecci.

I Sahg hanno quindi composto un album ben sopra la media, praticamente privo di pecche se non quella di adagiarsi un po’ troppo sui tipici clichès del genere. Un po’ più di coraggio e una personalità più spiccata avrebbero potuto rendere II un capolavoro di doom rock moderno; così com’è, è un disco eccellente, composto e suonato con grande cura, che non mancherà di soddisfare i fan di gruppi come Pentagram, Cathedral, Grand Magus, Orange Goblin, e in generale gli amanti di questa determinata corrente musicale. In fondo i Sahg sono un gruppo giovane, nato da nemmeno 4 anni: ne hanno di tempo per trovare una propria dimensione che gli permetta di imporsi con una personalità ancor più decisa. Noi, frattanto, abbiamo da goderci dischi ottimi come il qui presente II

Giuseppe Abazia

1. Ascent to Decadence (04:12)
2. Echoes Ring Forever (06:17)
3. From Conscious Sleep (02:15)
4. Star-Crossed (06:25)
5. Escape the Crimson Sun (04:53)
6. Pyromancer (03:56)

7. Wicked temptress (05:09)
8. By the Toll of the Bell (04:33)
9. Monomania (10:58)
 

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