Recensione: Into The Open

Di Francesco Sgrò - 16 Novembre 2014 - 13:52
Into The Open
Band: 21 Octayne
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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77

Un esordio interessate quello confezionato dai tedeschi 21 Octayne, completato da  una copertina semplice ma d’impatto, primo biglietto da visita di “Into The Open”, album pubblicato all’inizio dell’estate per AFM Records.
I nostri si rendono artefici di un disco dinamico e di piacevole ascolto, che trova nell’unione tra l’Hard Rock più sanguigno e sonorità maggiormente moderne il principale punto di forza.

Contraddistinto da un suono massiccio e cristallino, il cd si apre sulle note della ruvida “She’s Killing Me”, traccia caratterizzata dai granitici riff orchestrati dalla sei corde di Marco Wriedt, ideali nel donare al brano un ottimo retrogusto anni ’80 accostabile, inevitabilmente, al sound di realtà storiche come Aerosmith, Skid Row e Ratt.
Ben supportato dal resto della band, il pezzo trova la propria carta vincente nel ritornello, non originale, ma indubbiamente appropriato ed adeguatamente condotto da Hagen Grohe, vocalist in possesso di una timbrica acuta e potente in linea con la tradizione del genere.

In tutt’altra direzione si muove la seguente e plumbea “Dear Friend”, canzone che dimostra come i 21 Octayne riescano a destreggiarsi con discreto successo anche adottando sonorità maggiormente Heavy. Significativi anche alcuni sottili tocchi Prog – riconducibili quasi allo stile dei recenti Dream Theater – e mai in secondo piano la componente melodica che invece resta in pieno risalto nell’ottimo coro centrale.
Un’ulteriore evoluzione stilistica nel suono del gruppo arriva ad inglobare elementi AOR, palesati nelle note della bella “Turn The World”, traccia che conferma l’indubbia bravura tecnica e compositiva del combo. Anche questa volta ecco un refrain irresistibile ed orecchiabile.

Una poderosa sezione ritmica si pone successivamente alla base della più energica “Don’t Turn Away”, episodio che torna con fierezza ad adagiarsi su lande più Hard Rock, presentando una serie di riff macinati dalla chitarra del già menzionato Marco Wriedt.
“My Teddy Bear”, prosegue su tonalità aggressive ma eleganti da cui filtra un po’ di melodia nell’arioso ritornello, il quale a sua volta precede una serie di parti soliste sorrette da una sezione ritmica affilata e precisa.
La melodica e cadenzata “Into The Open”, lascia ancora intravedere l’anima più crepuscolare del quartetto tedesco, in questa occasione molto vicino a ricordare lo stile di Bryan Adams seppure con una carica energica del tutto differente rispetto alle tipiche sonorità adottate dal musicista canadese.

Successivamente, la melodia regna ancora sovrana nel corso della mistica “Me Myself And I”, episodio che ancora una volta tutto deve all’arioso coro, come sempre degno di menzione.
Decisamente più Heavy risulta invece “The Heart (Save Me)”, canzone che fa il paio con la movimentata “Your Life”: due pezzi che sembrano quasi provenire da un album dei più recenti Europe, per un risultato al riparo da ogni banalità.

Seguendo poi le orme di icone storiche del Rock come Queen, Mr Big ed Extreme, la bella e acustica “I Will Always Be Right There” culla dolcemente per qualche istante, prima di lanciarsi in un nuovo assalto con le decise ed aggressive “Leave My Head” e ”Come Alive”, passaggi ai quali è affidato il compito di concludere questo interessante album d’esordio.

In sostanza un disco ben realizzato da parte di una giovane realtà teutonica pronta, sin da ora, ad inseguire un futuro certamente promettente e ricco di soddisfazioni.

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