Recensione: Jail

Di Fabio Vellata - 17 Aprile 2011 - 0:00
Jail
Band: Sideburn
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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67

Recensioni di questo tipo sono sin troppo facili e potrebbero spegnersi tranquillamente dopo un paio di semplici righe.

Piacciono Ac/Dc e Krokus? Ecco bene, si favorisca magari un ascolto anche ai Sideburn. Si sa mai che possano risultar graditi pure loro.

Originali come un Rolex cinese, i cinque musicisti svizzeri approdano alla realizzazione del quinto studio album, forti di qualche credenziale di tutto rispetto.
Notevole esperienza (esordi già a metà anni ottanta con il progetto Genocide, originario embrione della band poi mutata in Sideburn nel 1997), grande familiarità con i colossi del settore – molti i concerti nel ruolo di apertura per nomi illustri – e, non da ultimo, il consistente aiuto fornito per il nuovo capitolo discografico da un autentico mago del mixer come Beau Hill, espertissimo producer già visto in azione con alcuni “pezzi” storici del panorama hard come Alice Cooper, Europe, Ratt, Winger, Twisted Sister, Warrant e Gary Moore.

Musicalmente onesti e coerenti, i Sideburn sventolano sin dagli inizi uno slogan che identifica con tanto di marca da bollo il loro credo assoluto: “Pure rock from Switzerland”.
Chi avesse avuto occasione d’ascoltarne le precedenti uscite, non potrà dunque dirsi sorpreso nello scoprire una miscela sonora riproposta ancora una volta con assidua ed encomiabile tenacia, costituita da un approccio non certo “spericolato” ad un Hard Rock classico e lineare, in cui far brillare un gusto evidente per cadenze spesso ciondolanti e l’inconfondibile suono prodotto dalle chitarre Gibson.
Nemmeno coloro che si trovassero per la prima volta a sentir parlare del gruppo elvetico, potranno tuttavia immaginare sorprese. Basterà, in effetti, aver ascoltato di sfuggita un album realizzato in tanti anni dai fratelli Young, per conoscere con accettabile precisione l’esatta trama di “Jail”, un disco forse non proprio inquadrabile come prodotto “clone”, ma dagli evidenti e smaccati contorni derivativi.

I risvolti di una tale carenza di personalità, sono in ogni modo forieri di un effetto duplice. Se da un lato, l’impressione di saper già tutto senza nemmeno prestare orecchio al disco è inevitabile, dall’altro, l’idea di semplice e gustoso divertimento che se ne ricava una volta ascoltati i brani è – in virtù dei modelli scelti quale ispirazione – altrettanto immediata.
“Live To Rock”, “Rock n’Roller”, “Good Boy” e “One Night Stand”, sono canzoni che già dal titolo non presentano alcunché di nuovo e non sembrano destinate ad una vita nello stereo molto longeva, però, magia del rock n’roll, scorrono con una certa agilità e si lasciano apprezzare proprio grazie a quell’aria tanto familiare e rassicurante che per tantissimo tempo, ha reso adorabili e sempre gradite le produzioni targate Angus Young e Marc Storace.

Voce nasale e gracchiante, chitarre Gibson a smulinare polverosi riff ad alto voltaggio (“High Voltage”?), ritmi rock, sporcati di Boogie e Blues.
Potrebbe essere un disco degli Ac/Dc, magari non composto esattamente da materiale di primissima fascia, ma comunque provvisto di qualche piacevole B-side. In realtà è il nuovo album degli svizzeri Sideburn.

Se piacciono Ac / Dc e Krokus

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Tracklist:

01. Live to Rock
02. Devil and Angel
03. One Night Stand
04. Rock’n’Roller
05. Lazy Daisy
06. Jail
07. Chase the Rainbow
08. The Red Knight
09. Long Beard and Boogie
10. Good Boy
11. Kiss of Death
12. Creedence Vibe

Line up:

Roland Pierrehumbert – Voce / Harmonica
Fred Gudit – Chitarre
Boris – Chitarre
Michel Demierre – Basso
Lionel Blanc – Batteria

 

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