Recensione: Kailash

Di Fabio Vellata - 18 Marzo 2006 - 0:00
Kailash
Band: Hubi Meisel
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

Gli amanti del prog meno complicato e più scorrevole ricorderanno il singer tedesco Hubi Meisel quale primo ed originario frontman degli ottimi Dreamscape, gruppo con il quale realizzò qualche annetto fa quel piccolo gioiellino di pura arte progressiva e melodia edulcorata a nome “Very“ (del quale potete trovare una brillante recensione direttamente su questo sito), ed è proprio a quegli ascoltatori, ed in generale agli amanti delle melodie ricercate ma comunque di facile ascolto, che porgo l’invito ad inoltrarsi nella seguente recensione, essendo questo “Kailash” un disco che probabilmente non deluderà le loro aspettative.

Dopo averci condotto, con il precedente “Emocean” (2003), nelle più remote profondità abissali attraverso un cd interamente dedicato alla magia mistica ed onirica degli oceani, ora il viaggio è in direzione delle altrettanto affascinanti vette tibetane alla volta dell’imponente Kailash, sacro picco venerato dalle religioni orientali come centro dell’intero universo e dimora di numerose divinità, nonchè meta, da centinaia di anni, di pellegrinaggi alla ricerca dell’illuminazione divina e della consapevolezza spirituale.
Con un argomento così fascinoso ma al contempo complesso e ricco di sfaccettature, appariva piuttosto difficile non incorrere in qualche caduta di tono o in una “narrazione” appesantita da prolissità esecutive, ma con buona soddisfazione possiamo constatare che il lavoro svolto da Meisel, di concerto con gli ottimi musicisti a suo supporto (Vivien Lalu alle tastiere, Marcel Coenen e Jorge Salàn alle chitarre, Johann Niemann al basso e Daniel Flores alla batteria), risulta comunque godibile e di buona presa, ascoltabile senza particolari difficoltà e piacevole in termini di atmosfere e resa sonora: in buona sostanza il disco scorre, si lascia assimilare gradevolmente e regala senz’altro qualche prezioso attimo di buona musica.
Il dischetto merita certamente una discreta attenzione, molti infatti sono i particolari di cui sono arricchite le varie canzoni; non appare inoltre campata in aria l’idea di porsi al suo ascolto magari a luci soffuse, in totale relax, al fine di assorbirne al meglio gli umori a volte misticheggianti e le melodie ariose e fortemente descrittive che si rincorrono efficacemente nel corso dei suoi 65 minuti di durata.
Favoriti saranno gli estimatori dei primi Dreamscape, come detto, precedente band del singer teutonico, che all’interno delle dodici tracce troveranno più di un punto di contatto con quanto proposto a suo tempo nel già citato “Very”, oltre a situazioni più personali ed introspettive che contribuiscono a creare un alone evocativo e ricercato e rendono il cd piuttosto “originale” e lontano dai trend più comuni; spiccano qua e là episodi di buon valore, come l’iniziale “Potala Palace” e la lunga ed articolata suite a nome “Wheel Of Life”, così come “Himalayan Sunset”, dall’incedere quasi new age (immaginate il tramonto sulla catena Himalayana…di sicuro effetto!) o la sognante “The Great Prayer”, sino a giungere alla avvolgente e bellissima “The Gentleman Of Great Magic”, riusciti esempi di prog non eccessivamente complicato, tecnicamente ineccepibile, alquanto scorrevole e ben bilanciato tra attimi maggiormente soffusi e meditativi ed impennate metal con tanto di chitarre stoppate come tradizione impone.
Tutto quanto collabora nel favorire sensazioni profonde e rarefatte, in grado di far volare la nostra fantasia e di conferire un grande fascino onirico che suscita immagini suggestive dai contorni assolutamente mistici; sulle ottime composizioni emerge poi la caratteristica voce di Meisel, probabilmente non la migliore presente sulla piazza in quanto a potenza, ma in ugual misura espressiva e dotata di interessante personalità: parrà un paragone assurdo, ma ho sempre ritenuto la voce del cantante tedesco del tutto simile a quella del frontman di un famoso gruppo pop che andava per la maggiore negli anni ottanta…

Riassumendo, quello che ci viene offerto è dunque un più che valido lavoro di rock progressivo, affascinante per ambientazioni ed atmosfere che risulta, nonostante l’argomento ricercato ed inusuale, del tutto privo dell’aria “snob” ed altezzosa che rende a volte antipatici alcuni progetti del settore, e soprattutto, di facile interpretazione.
Un plauso inoltre ad Hubi Meisel: in un ambito come quello progressive che sembra ultimamente avvitarsi un po’ su stesso, sembra essere uno dei pochi in grado di realizzare dischi di una certa complessità pur non risultando troppo pesante o astruso, prediligendo piuttosto uno stile accessibile e di facile presa che scivola senza particolari controindicazioni e con, oltretutto, una notevole crescita artistica che si intravede di uscita in uscita.
In conclusione un buon acquisto, che può essere comodamente consigliato, oltre agli amanti del genere prog, anche a chi si mantiene su lidi melodici affini all’AOR, meritevole senza alcun dubbio di buona considerazione e pertanto degno di ritagliarsi un posticino di sicuro rispetto nel panorama musicale odierno.

Tracklist:

1. Potala Palace
2. Red Oracle
3. Snow Lion
4. Himalayan Sunset
5. Shiva’s Dance
6. Kailash – Jewel of Ice
7. The Wheel of Life
8. Milarepa’s Cave of Miracles
9. Merdeka
10.The Great Prayer (Monlam Chenmo)
11. The Gentleman of Great Magic (Bonus track)
12. Tigers of Everest (Bonus track)

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