Recensione: Katorz

Di Nicola Furlan - 11 Settembre 2006 - 0:00
Katorz
Band: Voivod
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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85

Sentitamente provati dalla tragedia che li ha colpiti nel profondo con la scomparsa dell’axeman Denis “Piggy” D’Amour e coscientemente obbligati a doverne portare avanti le idee concepite e fissate su supporto digitale dallo stesso prima che la malattia emettesse la spietata sentenza, i Voivod decidono di produrre Katorz, dodicesimo full-length della loro carriera se consideriamo anche il live “Voivod Lives” del 2000. Nota di valore è la presenza di Jason Newsted, bassista dalle dichiarate inclinazioni thrash style, che si rimette in gioco cercando nuovi stimoli dopo la mezza delusione incassata dall’inversione di attitudine dei “four horsemen” Metallica. Ma dopo questa breve parentesi introduttiva passiamo alla sostanza vera e propria.

Katorz è l’album più diretto che la band abbia mai composto. Un album dalle geometrie lontane dall’espressività di “Killing Technology” o dai sapori metafisici di “Nothingface” (per citarne due), ma più vicino alle origini Punk/Core che sono sempre state un po’ l’aroma del loro riconoscibilissimo sound; un songwriting sfrondato di tutto ciò che è superficiale e non strettamente necessario, e per strettamente necessario si devono intendere anche assoli, strumenti prodotti a regola d’arte, influenze cybersound e quant’altro potesse deviare l’attenzione dalla purezza di un nascente materiale tragicamente e prematuramente rimasto orfano del suo maestro artigiano. Qui stiamo parlando cioè di una opera perfettamente diretta, solida e ben strutturata da vettori chiari e definiti, ma nel contempo che si ferma alla fase grezza degli stessi. Un disco che ha il sapore dell’incompiuto al pari di un’opera dal fascino ombrato che emerge al sole solo quando l’osservatore sposta lo sguardo per coglierne l’aspetto più luminoso ed ignoto. Ogni canzone ha una ben determinata personalità, un chiaro e coinciso refrain, una ben fissa e riconoscibile struttura ritmica ed il tutto rende davvero lontano dalla commercialità il prodotto finale. Se poi a questo ci aggiungiamo alcuni notevoli e ben dosati stacchi tipicamente thrash core e qualche moderato carico thrash più classico allora il platter che ne esce prende una forma fottutamente travolgente e intensa come non se ne sentiva da tempo. Brani indiscutibilmente sinceri e significativi, pestati con passione e di impatto indimenticabile che uniti a melodie accattivanti delizieranno davvero molti del nostro tempo magari delusi da aspettive non proprio ripagate a dovere.

Che dire di più, c’è solo da sentire con la spontaneità svincolata da ogni preconcetto, allora non vi stancherete mai di godere di un lavoro che rende davvero omaggio alla memoria di un artista che non c’è più. Attraverso le mani dei suoi amici di viaggio terreno lui riesce ancora ad orientare le affascinanti ombre che appartengono alla memoria sfuggente di questa musica. Sound che si plasma nelle nostre menti, ma soprattutto ci rende liberi di interpretare, di immaginare e fare nostra parte della sua arte.

– nik76 –

Tracklist:
01- The Getaway
02- Dognation
03- Mr Clean
04- After All
05- Odds & Frauds
06- Red My Mind
07- Silly Clones
08- No Angel
09- The X-Stream
10- Polaroids

Line up:
Denis Belanger aka Snake: Voices
Denis D’Amour aka Piggy: all Guitars
Michel Langevin aka Away: Drums
Jason Newsted aka Jasonic: Bass, Backing Vox

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