Recensione: Keep It Greasy!

Di Marco Tripodi - 19 Febbraio 2017 - 8:00
Keep It Greasy!
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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70

L’Ammiraglio della flotta reale Sir Cloudesley Shovell servì con onore e valore le insegne coronate di Albione a cavallo tra XVII e XVIII secolo. Forse non tutti sanno che fu anche un appassionato di roots rock, stoner e sonorità hard psych anni ’70, o almeno così devono aver pensato tre dei più brutti ceffi di Inghilterra che all’Ammiraglio hanno intitolato la propria band, Admiral Sir Cloudesley Shovell.

Comfort-Wiggett, Darlington e Gorilla, tre nati vecchi di Hastings, nel Sussex, frequentando un bar ubicato vicino a quella che si diceva essere la casa della madre di Shovell si innamorano del figlio e adottano il suo nome per pubblicare – ad oggi – 4 album sputati fuori dalle remote periferie del rock più arcaico, polveroso ed ancestrale. Note promanate dalle osterie, dalle bettole e dai bordelli più laidi e mal frequentati d’Inghilterra.

Una effervescente, festaiola e sbracata fusione di suggestioni provenienti da Blue Cheer, Cream, Hendrix e Black Sabbath, con tutto il corredo di biscotti inzuppati di distorsioni fuzz, sonorità hippie, funky, blues, classic rock, espanse a livelli di voltaggio degni di una centrale elettrica. Agli Admiral Sir Cloudesley Shovell piace far casino, un casino alcolico e caciarone, apparentemente a testa bassa, senza obbiettivi, ma in realtà lucido e ben costruito. Basso e batteria dettano la linea, la chitarra interviene a strappar via ragni e scarafaggi dalle pareti a colpi di plettrate e riff un po’ paraculi.

Il trio è bizzarro, freakkettone, weirdo, anche per il ricorso massiccio alla propria mascotte ornitologica, un piumato biker acchiappa femmine da competizione. Album dopo album la musica dei nostri si è progressivamente irregimentata, andando alla ricerca di ritornelli sempre più memorizzabili e strutture sempre meno anarchiche. Tuttavia così facendo qualcosa si è perso e oggi “Keep It Greasy!” risulta a mio parere l’episodio meno brillante della loro carriera. Non sto dicendo si tratti di un brutto disco, tutt’altro, ma i suoi predecessori gli risultano superiori per estro e genialità.

Siamo al cospetto di un album più inquadrato e prevedibile (trattandosi degli Admiral perlomeno) ma che mantiene la peculiare cifra di sembrare pubblicato 40 anni fa. Gli Admiral Sir Cloudesley Shovell non sono vintage, sono letteralmente una band di 40 anni fa, perlomeno questo dicono le loro sinapsi quando trasmetteono gli ordini impartiti dal cervello di suonare musica rock impertinente e arruffona. Il divertimento non manca, ma è obbligatorio andare a recuperare le passate release un minuto dopo aver concluso l’ascolto di Keep It Greasy!. Tenetevi pronti ad attaccar briga o a collassare dopo la quinta pinta consecutiva di birra.

Marco Tripodi

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