Recensione: L’Uomo

Di Giulio Caputi - 7 Aprile 2004 - 0:00
L’Uomo
Band: Osanna
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1971
Nazione:
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87

“L’uomo” è il debut album per questa formazione prog rock partenopea e forse anche uno dei lavori più marcatamente hard rock che l’underground musicale italiano degli anni 70 potesse partorire.
Diverse ed interessanti sono le considerazioni da fare: innanzitutto la presenza scenica fortemente pittoresca, in cui tutti i membri vestono di tuniche alla “Greca” e di “make up” facciali tipici del teatro ellenistico, questo proprio per ricordare le origini di Napoli, storico ed importante emporio commerciale della “Magna Grecia”; poi i testi basati sulla miseria della condizione umana, scevra da qualsiasi tipo di “presenza” o di “essenza superiore”, e tutto questo sfatando le Sacre scritture negando la creazione Divina dell’essere umano, relegandola come poi farà anche il Banco del mutuo soccorso ad un discorso di selezione Darwiniana, sottolineando come l’uomo sia l’unico responsabile di se stesso e del suo destino.
Condivisibili o no i testi ricalcano fedelmente lo status filosofico del periodo in cui uscì questo album, ma ciò che colpisce l’ascoltatore è la perfetta alchimia musicale del tutto originale ed inimitabile degli Osanna e cioè un Hard rock progressive “contaminato” da ripetute divagazioni nella musica tradizionale folkloristica napoletana. Interessante è notare come l’uso del flauto e del sassofono vengono deviati verso suoni lancinanti, realisti, completamente lontani da quella che è la loro naturale collocazione nella musica prog, qui vengono adoperati anche per ricreare ed ambientare certe espressioni della sofferenza umana, fisica e psicologica. Un ulteriore passo in avanti l’otterranno con il successivo e straordinario “Palepoli” (album molto più sperimentale e progressivo dell'”Uomo”).
Passando al contenuto dell’album, la prima traccia “Introduzione” ci porta subito dentro atmosfere cupe e tristi ottimamente interpretate dalla chitarra acustica a dodici corde di Danilo Rustici, ma soprattutto poi dalla bellissima voce di Lino Vairetti, tutti i musicisti dimostrano comunque una padronanza tecnica davvero invidiabile, la seconda traccia “l’Uomo” si può già definire infatti come un’autentico manifesto sonoro per il gruppo, in evidenza qui anche il flauto del polistrumentista Elio D’Anna e la sezione ritmica da prova di grande fantasia. Dopo una prima fase alquanto intimista si passa al lato più Hard rock con “Mirror train” e “Non sei vissuto mai” due tracce forse meno elaborate nella struttura ma sicuramente ben suonate e piene di energia, in “vado verso una meta” fanno capolino certi accenni alla classica “tarantella” meridionale che comunque è parte della Nostra cultura di italiani e che solo gli Osanna hanno avuto il coraggio di riproporre in veste hard/progressive, veramente eccezionale poi è il modo in cui Elio D’anna qui suona il sassofono, e come detto prima ricreando delle atmosfere sofferte, quasi di dolore che risaltano poi special modo in “In un vecchio cieco” emblema della esaltazione della precarietà della condizione umana, riferita soprattutto alle persone più deboli (sul finale vi è anche un breve accenno a bandiera rossa, ma questa è una scelta opinabile che non deve fuorviare l’attenzione dell’ascoltatore da quello che è il reale contenuto artistico del disco). Lasciatemi sottolineare poi la magia e la dolcezza di “l’amore vincerà di nuovo” cantata per metà in inglese e per metà in italiano (qui al contrario il testo è completamente incentrato sulla speranza che nella vita ci è data dal sentimento più bello e cioè l’amore), sprazzi di potente hard rock lasciano il posto nella parte centrale a bellissime melodie, per poi riprendere vigore ed intensità nel finale, il tutto supportato dallo straordinario lavoro della sezione ritmica Brandi/Guarino e dall’immancabile flauto traverso di Elio D’Anna.
“Everybody’s gonna see you die” risalta ancora di più il lato duro del gruppo, molto bello infatti è il riff di chitarra, sembra come se qui gli Osanna volessero liberarsi attraverso uno sfogo, una specie di grido di ribellione rivolto al desiderio di emergere e di rendere coscienti gli ascoltatori nei confronti della solitudine dell’essere umano nel momento estremo della propria vita. Chiude il disco “Lady power” altra rock song, però meno efficace e significativa. In conclusione credo che la cosa più importante da rimarcare sia, oltre il valore oggettivo dell’album sia dal punto di vista musicale che dei contenuti, la grande originalità degli Osanna, praticamente unici nella loro proposta in grado di riprendere e di trasporre quelle che sono state le tradizioni della musica popolare contadina e del folklore napoletano, in due generi tipicamente anglosassoni come l’hard rock ed il progressive, in un perfetto connubio tra musica mediterranea, rock e teatro, come pochi altri hanno saputo fare. Consiglio vivamente a tutti di ascoltarli almeno una volta, perché sono stati sicuramente un valore aggiunto del nostro paese, purtroppo dimenticato e schiacciato dal business nel corso degli anni.

Track listing
1. Introduzione
2. L’uomo
3. Mirror Train
4. Non sei vissuto mai
5. Vado verso una meta
6. In un vecchio cieco
7. L’amore vincera’ di nuovo
8. Everybody’s gonna see you die
9. Lady Power

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