Recensione: Landkjenning

Di Daniele Balestrieri - 3 Giugno 2009 - 0:00
Landkjenning
Band: Glittertind
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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75

L’avevamo quasi dato per disperso il nostro ventiquattrenne Torbjørn Sandvik, specie dopo le varie speculazioni sulle difficoltà incontrate nel mettere in piedi una line-up stabile in vista di un eventuale ciclo di concerti. E invece, una volta assicuratosi la collaborazione di Geirmund Simonsen in veste di polistrumentista e backing vocals, il passo verso questo nuovo Landkjenning è stato relativamente veloce e indolore.

Ci eravamo lasciati con un Til Dovre Faller breve ma intenso, e questa nuova iterazione della scialuppa Glittertind sembra voler proseguire sullo stesso cammino.
Il motivo del successo praticamente immediato del giovane polistrumentista di Lillesand non è tanto da ricercare nei temi trattati, abbastanza canonici nel viking rock/metal, ma nell’arrangiamento dei brani. Le influenze pesantemente punk, leggermente diluite in quest’ultimo album, hanno rivoluzionato il genere da sempre legato all’epic/power/black/folk metal e gli hanno donato un’immediatezza inedita accolta con entusiasmo dal pubblico di ogni parte del mondo. Ma non è tutto: immersi nei suoi album ci sono una moltitudine di riarrangiamenti di vecchie canzoni popolari norvegesi/germaniche che grazie alle loro melodie senza tempo già innestate nel DNA della maggior parte degli europei risultano immediatamente catchy e gradevoli all’ascolto. Se da un lato questi ripescaggi sono encomiabili, dall’altro rappresentano una scorciatoia verso il successo, giacché con relativamente poco sforzo si riescono a inanellare hit da singolo e si riesce a entusiasmare il pubblico con estrema facilità.

Abbiamo quindi detto punk e melodie tradizionali, e il primo esempio che viene in mente è l’immortale “Jeg snører min sekk“, tipico canto rupestre norvegese qui ripresentato in chiave moderna, ritmata e pompata in un punk lineare e aggressivo. Fa piacere vedere che di acqua sotto i ponti ne è passata e che il fastidioso e caotico arrangiamento di “Norge i Rødt, Hvitt og Blått” del demo “Mellom Bakkar og Berg” è solo un ricordo. Il Glittertind del 2009 è un po’ più maturo a livello compositivo e c’è una buona dose di riflessione dietro alle nuove reprise dei canti popolari. Ma Landkjenning non è solo un libro di copie di vecchie canzoni in chiave punk: Sandvik ci aveva già dimostrato di essere in grado di creare ottime canzoni originali, a partire da quel “Fjellheimen gir meg fred” di Evige Asatro che in Norvegia è stato un piccolo successo specie tra i cosiddetti “Russ”, teenager all’ultimo anno del liceo che festeggiano il mese prima degli esami finali in modo talvolta patriottico… e chi meglio di Glittertind per fare un po’ di baccano pro-Norge senza “spallarsi” con i vecchi vinili dei nonni o con il black metal ferale di Storm o Kampfar?
In Landkjenning i brani sono brevi e talvolta incisivi. La parola d’ordine è “tormentone” e credo che il tormentone di questa stagione sarà senza dubbio la catchy “Longships and Mead“, ballata folk al fulmicotone che sprizza Irlanda da ogni rigo di spartito. Non mancano i momenti introspettivi, ai quali Sandvik sembra essere particolarmente legato fin dal suo album d’esordio. Stavolta l’aiuto del compare Simonsen ha portato una ventata di novità nella forma di strumenti tradizionali folk: Landkjenning è un trionfo di violini, flauti e violoncelli suonati da diversi ospiti temporanei la cui abilità non farà di certo gridare al miracolo come nel caso di Asmegin o Equilibrium, ma che decisamente aggiungono un livello di lettura un po’ più profondo rispetto al passato. Notevole l'”a cappella” della opener e title-track “Landkjenning“, celebrazione del re Olav Tryggvason che regnò in Norvegia dal 995 al 1000 d.C. In questo caso particolare si palesa una delle parti più fastidiose, a mio avviso, dell’intera produzione di Glittertind, ovvero una voce non propriamente adatta a ogni scopo, leggermente caricaturale e difficilmente ignorabile per via dell’estrema pulizia del cantato.

Sarà l’età, sarà proprio la forma delle corde vocali o sarà un’eccessiva ambizione che lo porta a strafare, ma la voce di Sandvik non si presta molto bene all’epico – mentre invece risulta azzeccata in tracce più semplici e dirette come la già citata e dirompente Longships and Mead. Non mancano momenti distensivi, dal feeling caldo e dal sapore antico, come “Jeg går min eigen veg“, malinconico anatema del viaggiatore dominato dal flauto e da cori epici che portano la mente al passato.
Come già espresso, non riesco a digerire particolarmente bene il volto più sdolcinato di Glittertind, per cui giunto a tracce come “Mot myrke vetteren“, che si candida come la nuova “En Stille Morgen – 1349”, non riesco a fare a meno di percepire l’inadeguatezza di una voce giovane e dal tono generalmente alto come la sua in un contesto musicalmente triste e riflessivo. Anche se può sembrare una banalità, bisogna comunque dire che è un disco solo apparentemente immediato. Le “bombe folk” sono di impatto istantaneo e possono fungere da ponte per le tracce più introspettive, che in genere necessitano di più tempo per essere digerite. I “brani d’aggancio”, come mi piace chiamarli, sono un elemento indispensabile in questo genere e aiutano l’ascoltatore a trovare un punto più malleabile dal quale partire per iniziare ad apprezzare album che altrimenti risulterebbero troppo pesanti e monolitici: i tedeschi Finsterforst, ma anche i Menhir per esempio, sono maghi in questo genere di approccio musicale combinato.

Constatato anche il passaggio di testimone della copertina da Skrymer all’immarcescibile Kris Verwimp, ad oggi direi che Landkjenning risulta più maturo di Evige Asatro, anche se manca ancora di un certo equilibrio compositivo e di unidirezionalità di intenti. È un disco piacevole e divertente, alla lunga forse leggermente irritante, ma tanto di cappello. Intrattiene a dovere senza particolari pretese, e in questo nuovo millennio dove i big della scena fanno a gara a chi si eleva più in alto e a chi tocca lo spirito più nel profondo, un sano calcio sugli stinchi è sempre il benvenuto.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

1. Landkjenning
2. Nordafjells
3. Varder i brann
4. Går min eigen veg
5. Longships and Mead
6. Glittertind
7. Jeg snører min sekk
8. Mot myrke vetteren
9. Brede seil over Nordsjø går
10. Overmåte full av nåde

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