Recensione: Lightning To The Nations

Di MotorcycleMan - 24 Agosto 2003 - 0:00
Lightning To The Nations
Band: Diamond Head
Etichetta:
Genere:
Anno: 1979
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
93

I Diamond Head sono uno dei primi gruppi della NWOBHM, fondati nel 1977 dal chitarrista Brian Tatler e dal batterista Duncan Scott, sono tuttoggi una delle band di quell’ondata più famose del popolo metallico. Supportati e coverizzati moltissimo dai Metallica (Lars Ulrich è stato anche a casa dei Diamond) il gruppo di Birmingham (la stessa città dei metal gods Judas Priest) deve molto in termini di popolarità alla band americana, ma non certo in termini musicali. Il loro album di debutto viene rilasciato nel 1979 sotto un etichetta indipendente (la chiamarono white label), il platter viene nominato “The White Album” per la sua cover bianca con gli autografi dei componenti, e successivamente verrà ristampato sotto il nome di Lightning To The Nations varie volte. Esistono molte versioni di questo album, delle canzoni qui presenti sono state eseguite anche delle ri-registrazioni, ma l’edizione qui recensita è il remaster del 2001 della Castle, sicuramente la migliore edizione poichè mantiene intatto il suono originale e sporco delle canzoni ed aggiunge delle succosissime bonus track. La formazione è quella storica: Sean Harris (Voce e chitarra ritmica nella maggioranza dei pezzi), Brian Tatler (Chitarra solista), Colin Kimberley (Basso) e Duncan Scott (Batteria). Uno schieramento che presenta tutti membri tecnicamente eccellenti, e con due geni musicali come Harris e Tatler (il primo è fra i migliori cantanti della NWOBHM, il secondo fra i migliori guitar hero dell’epoca, un vero tecnico a mio avviso, con grande originalità) non poteva che uscire un capolavoro.

L’opener è la title track Lightning To The Nations, un pezzo semplicemente magnifico che delinea alla perfezione il sound dei Diamond Head, un sound molto vicino all’hard rock di Zeppeliniana memoria, ma che presenta chiare influenza punk rock nell’aggressività e nella velocità delle ritmiche. Da segnalare la prova canora di Harris veramente maiuscola, una parte ritmica al basso davvero eccelente ed un assolo pieno di feeling e dalla grande melodia. La successiva è tra le migliori del disco The Prince, veloce, scatenata e piena di energia, un Tatler decisamente isipirato con la sua magnifica Flying V bianca che ad ogni plettrata ci regala diversi assoli e molti riff durante tutta la song (decisamente varia nel suo incedere); veramente poetico l’assolo melodico centrale, sei minuti di puro heavy metal potente e veloce. La terza traccia è piuttosto controversa, Sucking My Love, musicalmente è veramente geniale, una delle gemme del metal di ogni tempo, e presenta un riffing molto simile al guitar hero tedesco Micheal Schenker, le note di questa perla ci dimostrano con i fatti che Brian non è un chitarrista qualunque. La contraddizione rappresenta che ad una musica così stupenda e ponderata viene associato un testo di una idiozia sconcertante, ed una parte centrale dove uno dei migliori assoli viene rovinato da Sean che urla “tasty! faster!” ed altre oscenità del genere, ansimando come se fosse durante un atto sessuale, sinceramente poco appropriato, ma la canzone rimane splendida. Si va avanti con il brano più famoso dei Diamond Head (alcuni pensano ereticamente che sia dei Metallica…) Am I Evil?, Sabbathiana all’invero simile, inizia in modo molto simile ad una marcia, poi un giro velocissimo di chitarra ci introduce al riff malvagio, oscuro e sporco ed al fulcro della canzone , che prosegue piuttosto lenta fino a velocizzarsi al quarto minuto. E’ una pietra miliare indiscussa del rock, ogni membro è al massimo della forma ed ognuno di loro firma questa canzone in modo diverso col proprio strumento, rendendola decisamente unica ed irripetibile, non c’è cover che la possa eguagliare. Dopo cotanta maestosità arriva con un riff decisamente stupendo Sweet And Innocent , ed anche qui possiamo notare facilmente la similitudine chitarristica con Schenker. E’ a mio avviso il pezzo più debole dell’LP, ma non è affatto brutta song , anzi rimane bellissima da ascoltare, semplicemente perde un pò di fronte ai capolavori. It’s Electric rappresenta invece una scarica di rock and roll puro (a partire dal titolo), che smuoverà più di un headbanger, un classicone live. La conclusione è affidata alla migliore , secondo me, canzone del disco: Helpless, che segue più o meno le coordinate di The Prince, ma ha ritmiche più veloci, un ritornello dannatamente catchy ed un axework decisamente superbo. Colloco questa canzone fra le migliori 10 del periodo NWOBHM.

Le bonus track della remaster sono di qualità altalenante, Streets Of Gold è la prima bonus, e sinceramente basterebbe solo questa per fiondarsi sul remaster, B-side del singolo Sweet and innocent, è un brano favoloso che meritava senza dubbio l’inserimento nell’album, un riff assasino ed uno dei migliori assoli di Tatler la rendono la migliore bonus del disco. Ottima anche la successiva Shoot Out The Lights, riff stupendo, ritornello catchy e grande prova di Sean Harris al microfono, è il primo singolo che rilasciarono i DH. Play It Loud è un altro b-side, ma nonostante ciò è diventato un classico live, visto che incarna il vero spirito del metallaro e dell’HM sparato a palla, come solo a noi headbanger piace. Waited Too Long invece è una bonus track decisamente scadente, ed è un pò una preview di quanto il gruppo farà sul mediocre Canterbury. Diamond Lights è un altro singolo dal caratteristico sound del gruppo, veloce e gradevole, ottima la prova vocale. We Won’t Back è un brano divertente e spensierato, molto rock and roll ed in pieno stile NWOBHM. I Don’t Got è introdotta da un basso in primo piano, ed è probabilmente la composizione più hard rock mai scritta dal gruppo, è così Zeppeliniana che meritava senza dubbio l’inclusione nel disco. L’ultima bonus invece è un inutile remix di It’s electric, con una batteria più fredda ed un suono generalmente più moderno, evitabile.

Questo platter è uno dei classici essenziali della NWOBHM, uno dei primi album del movimento a risultare effetivamente un capolavoro ed a ispirare migliaia di gruppi, anche all’interno della New Wave stessa. Contiene musica potente e sempre fresca, puro britsh metal da ascoltare ed amare.

Ultimi album di Diamond Head