Recensione: Live: Entertainment Or Death

Di Wasted625 - 7 Luglio 2002 - 0:00
Live: Entertainment Or Death
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Anno: 1999
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85

Poco amati in Europa (e in Italia in particolare), sono stati una band di punta dei nostalgici e (ahimè!) lontani anni ’80. Il motivo principale di quest’odio risiede nel loro essere assolutamente, volgarmente, spregiudicatamente ed esageratamente americani. Troppo spesso per questo gruppo la musica è stata messa in secondo piano in favore delle loro pericolose inclinazioni tossiche e delle loro vicissitudini sessuali. Inoltre le contradittorie dichiarazioni della band sull’appertenere o meno al movimento metal non sono mai state viste di buon occhio nel Belpaese. Ma c’è una cosa di cui ci si è sempre dimenticati, e cioè che la vita selvaggia, stupida e decadente di questa band ne ha fortemente condizionato l’impronta musicale: signore e signori, dalle fogne di L.A. gli unici ed inimitabili Motley Crue!
Mettete insieme un bassista punk con un incredibile talento per la musica ed i guai (leggasi droghe, risse, e galera), un chitarrista “rumoroso, maleducato, aggressivo” costantemente depresso, con dei seri problemi di alcool e due figli a carico, un batterista viziato, egocentrico e non del tutto stabile mentalmente, ma dal tocco devastante, ed infine un cantante, a cui nessuna donna riesce a dir di no, dalla voce odiosa ma assolutamente irresistibile: otterrete la band più cattiva del rock.
I Motley Crue sono la band del sesso, droga, e Rock’n’roll, delle camere d’albergo sfasciate, delle orgie a base di eroina con le groupies di ogni città, ma non solo. Sono la band che nel 1981 con “Too fast for love” diede i natali al glam metal (anche se Hanoi Rocks e Twisted Sister avrebbero qualcosa da ridire), sono i pazzi tossici che con “Shout at the devil” hanno registrato uno dei dischi più belli dell’ heavy metal ottantiano, sono quelli che con “Girls, girls, girls” si sono ripresi il trono del glam che altri gli avevano insidiato, ed infine sono i Rockers di “Dr. feelgood”, uno dei best sellers della “Decade of decadence” di cui furono leader. Insomma dei veri “Born to lose, live to win” (citando Lemmy), a cui mancava un vero grande live album. Detto fatto, la band che aveva più volte detto che un disco dal vivo non l’avrebbe mai pubblicato, fa uscire sul mercato uno dei più belli, sconvolti e sconvolgenti live album della musica dura. Sbaglia chi crede che i Crue dal vivo non siano capaci di suonare, perchè ascoltando i bootleg da cui sono tratte le registrazioni si evince che, a parte qualche linea vocale rifatta su 5-6 canzoni, il disco è davvero live.
Si parte con la batteria esplosiva di Tommy, uno dei migliori drummer hard&heavy al mondo, sottovalutato dai più (specie in Italia, dove si confonde la parola tecnica con virtuosismo), ma in grado con dei ritmi assolutamente elementari di portare il tocco violento di Bonzo Bonham in canzoni che di Zeppeliniano hanno ben poco. “Looks that kill” e “Knock’em dead”, farebbero la gioia dei Motorhead (ed infatti solo su “No sleep…” ho trovato una partenza tanto devastante), “Too young to fall in love” è un anthem di quelli che non vengono più fatti, mentre “Live wire”, guidata dalla potente doppia cassa di Tommy, è un invito al pogo più selvaggio. La voce di Vince Neil è quello che deve essere, un antipatico miagolio sboccato e assordante, che fa da contraltare al basso tuonante del mitico Nikki Sixx, mentre la chitarra rumorosa e sporca di Mick Mars non sarà la più tecnica del mondo, ma fa il suo dovere egregiamente, compatta e heavy come il Dio Metallo comanda. I rintocchi di “Shout at the devil” sono un richiamo al lato oscuro del quartetto, un’ adunata per gli adepti di Satana, pronta a tramutarsi un vero inno da stadio da cantare a squarciagola. Tra cover rivisitate, “Smokin’in the boys room”, “Helter skelter”, aperture melodiche, “Without you”, “Home sweet home” e scanzonate song decadenti come “Dr.Feegood”, “Wild side” e l’inno sessista “Girls, girls, girls” (la più bella sex song di tutti i tempi, a mio parere), i Motley Crue ci conducono nei locali più infimi di Los Angeles, nei festini a base di cocaina e procaci fanciulle poco vestite, prima che “Kickstart my heart” (con un Mick Mars strepitoso) segni la fine di questa bellissima ed impossibile favola, a meno di rischiacciare il play e ricominciare a cantare “Shout-shout-shout-shout at the devil!”.
Quando un defender armato di spadone ed in sella ad un drago vi dirà che il glam non è vero metal ed è solo roba per femminucce, sbattetegli nello stereo questo doppio cd, il drago si dissolverà, lo spadone andrà in frantumi e le sue gengive sanguineranno presto.

Tracklist:

  1. Looks That Kill
  2. Knock ‘Em Dead Kid
  3. Too Young To Fall In Love
  4. Live Wire
  5. Public Enemy #1
  6. Shout At The Devil
  7. Merry-Go-Round
  8. Ten Seconds To Love
  9. Piece Of Your Action
  10. Starry Eyes
  11. Helter Skelter
  12. Smokin’ In The Boys Room
  13. Don’t Go Away Mad
  14. Wild Side
  15. Girls, Girls, Girls
  16. Dr. Feelgood
  17. Without You
  18. Primal Scream
  19. Same Ol’ Situation
  20. Home Sweet Home
  21. Kickstart My Heart

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