Recensione: Livingdeadstars

Di Fabio Vellata - 3 Febbraio 2011 - 0:00
Livingdeadstars
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Genere:
Anno: 2011
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70

Ce la mettono davvero tutta per non passare inosservati i Superhorrofuck: brutti come uno spavento improvviso, eccessivi come un horror movie di Rob Zombie, apparecchiati con un look ultra appariscente ed al limite del cattivo gusto. Nulla da invidiare insomma, alle più strambe band d’oltreoceano e del nord europa, dedite a quell’improbabile e stralunato genere musicale che ama farsi definire “horror glam rock”, in virtù di un’immagine e di un’impostazione lirica dai toni umoristici, spesso incentrata su tematiche in stile “notte dei morti viventi”.

Come ovvio, i cinque musicisti veronesi – giunti con questo “Livingdeadstar” al traguardo del secondo album, primo per logic(il)logic – non sembrano prendersi troppo sul serio. Allo stesso modo tuttavia, il quintetto veneto offre l’impressione di divertirsi davvero un sacco nel confezionare una serie di canzoni dai titoli spassosi e burleschi come “Pissing On Heaven’s Door”, “Lick You To Death”, “Holy Zombie”, “Horrorchy” e “The Woman Of My Death”, emblemi di un modo d’intendere le questioni musicali che non ha nulla d’austero o composto, ma punta tutto sul binomio “immagine d’impatto-brani immediati”, per colpire la fantasia degli ascoltatori ed attirarne l’attenzione.

Songwriting semplice e lineare, canzoni veloci, scattanti e prive di particolari tecnicismi. Un’evidente natura glam-sleaze, talvolta sconfinante in ritmi vicini al punk, che non necessita di alcun tipo di analisi o particolare background culturale per essere compresa e, tutto sommato, apprezzata senza difficoltà.
Quella di indagare un disco piuttosto “facile” e nemmeno infarcito di particolari sorprese, è tuttavia un’idea concreta, destinata a manifestarsi nel breve volgere di un paio di brani. Longevità d’ascolto non molto marcata e conseguenti esigue chance di stazionare nello stereo per un tempo medio-lungo, rappresentano i veri limiti di un disco come “Livingdeadstars”, epigono di un genere che partendo dai vituperati Wednesday 13 e Murderdolls, proseguendo per classici del calibro di Wasp ed Alice Cooper, per arrivare – in zone europee – ai mostruosi Lordi, non manca di suscitare qualche sorriso ed apprezzamento, ma ben di rado riesce ad incidere nel profondo per scolpirsi nella memoria.

I pezzi divertenti, sia detto, non mancano comunque. Le spiritose e scanzonate “You Can Leave Your Head On”, “Touch Your Soul”, “Holy Zombie”, “Livingdeadstar” e “The Woman Of My Death”, scorrono in modo parecchio piacevole tra puntate punk ad accenti più tipicamente rock n’roll, lasciando oltretutto intravedere una cura per suoni e produzione di buonissimo livello. Godibili inoltre, gli “esperimenti” tentati con “Welcome To My F***K Show” e “The Texas Chainsaw Ranger”, due brani strutturati su cadenze “insolite” e piuttosto singolari che mostrano eclettismo ed una volontà di rendere gli schemi non eccessivamente monocordi senz’altro encomiabile. Inizio dance e truce evoluzione hard n’heavy per la prima, funky con sprazzi rap (con tanto di “scratch”) e svisate ai confini del thrash per la seconda.
Impossibile non citare infine, la curiosa rivisitazione in chiave glam rock di “Hot n’Cold”, celebre hit datato 2008 della starlette pop Katy Perry: sorprendentemente credibile in questa veste, il brano potrebbe persino passare “inosservato” ed essere inteso – in forza di un ritornello “contagioso” e davvero molto orecchiabile – come uno dei pezzi migliori del disco. A patto d’aver trascorso gli ultimi due anni senza un apparecchio radio o TV nelle vicinanze…

Scherzano, si divertono e fanno di tutto per stare sopra le proverbiali “righe” i Superhorrorfuck.
La loro non sarà forse una ricetta preposta a stabilire record di vendite o nuovi standard d’originalità. C’è chi ha offerto cose simili in epoche precedenti ed in alcuni casi, con riscontri superiori.
Ma dopo tutto, ci divertiamo anche noi ad ascoltarli, sorridendo scherzosamente nel vedere il loro abbigliamento colorato ed i volti sbiancati in stile “non morti”, contornati da una biografia spassosissima e testi carichi di humor da “Parental Advisory”.

Suvvia, non c’è proprio nulla di serio ed impegnativo quaggiù. Nulla di più serio, di tre quarti d’ora di pura e semplice ricreazione!

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Tracklist:

01.    Pissing On Heaven’s Door
02.    You Can Leave Your Head On
03.    Lick You To Death
04.    Hot n’Cold
05.    AssociationAgainstSuperhorrofuck
06.    Livingdeadstar
07.    Touch Your Soul
08.    Holy Zombie
09.    Horrorchy Part II – The Prophets
10.    Welcome To My F***k Show
11.    The Woman Of My Death
12.    The Texas Chainsaw Ranger

Line Up:

Dr. Freak – Voce
Mr*4 – Basso
Littlebomb – Batteria
Paghalloween – Chitarre
Sergent Anubis – Chitarre

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