Recensione: Maha Kali

Di Alberto Fittarelli - 5 Marzo 2005 - 0:00
Maha Kali
Band: Dissection
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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55

Questa è la classica recensione che scatenerà discussioni: non per i
concetti che sto per esprimervi, magari, ma perché il ritorno dei Dissection
è uno di quei momenti attesi per un decennio dagli amanti del metal estremo
svedese, e giudicare la riapparizione di un gruppo assolutamente storico con un
singolo contenente un solo pezzo nuovo è oggettivamente difficile.

Quello che credo sia meglio fare, quindi, è dimenticarci un attimo del
monicker che Maha Kali porta stampato sulla propria cover e
ascoltare senza pregiudizi e, per quanto possibile, aspettative le 2 tracce in
esso contenute: ma purtroppo la sostanza non cambia. Non cambia il fatto che la
title-track, questo brano dedicato alla famigerata dea Kalì tanto familiare
agli appassionati dei romanzi di Salgari, sia obiettivamente una canzone povera,
scarna, arrangiata in modo frettoloso e in ultima analisi debole: un mid-tempo
che si snoda su riff di estrazione classicamente metal, con uno screaming
classico, quello sì veramente personale, insomma il timbro tipico del Jon Nödtveidt
d’annata; un suono limpido, ma anche deboluccio, fragile, che non supplisce alla
mancanza di potenza del brano in sè. Un disastro insomma? No chiaramente, si
tratta di una canzone che ha qualcosa da dire ma lo fa nel modo sbagliato, forse
caricando di troppe responsabilità il proprio compositore unico e lasciando gli
altri musicisti (rinnovati completamente in questa riedizione 2004 della band)
lo spazio di semplice ed essenziali esecutori.

Un pezzo solo è davvero poco per giudicare: ma quello che manca a Maha
Kali
si riassume in carica/potenza/qualità complessiva. Il singolo è in
giro, per diverse vie, già da qualche mese: come si sa è stato venduto durante
la tournèe europea svolta dalla band a fine 2004 prima ancora di essere
distribuito nei negozi. Ho quindi avuto la possibilità di sentire il nuovo
pezzo alla prova del palco, insieme a quelli che sono stati e restano i
grandissimi classici dei Dissection; ed è quasi inutile dire che il
paragone non regge minimamente, ma non certo perchè mi aspettassi e desiderassi
un ritorno alle vecchie sonorità, a 9 anni dalla pubblicazione di uno Storm
of the Light’s Bane
: no, io mi aspetto però materiale che sia
all’altezza qualitativa di quegli album storici, non una canzoncina che nulla
dice a quanto già esiste da tempo sulla scena metal. Per fare un paragone
indicativo: quanti gruppi scandinavi, più o meno “coetanei” dei Dissection,
hanno voluto cambiare radicalmente il proprio sound magari, ma continuando a
fare grande musica? Ognuno può giudicare i singoli nomi, ma è innegabile che Maha
Kali
non è quello che un fan della grande musica, prima di tutto, e
dei Dissection poi si può aspettare.

Poco c’è da dire sulla riedizione di Unhallowed, se non che uno dei
brani più belli mai scritti da Nödtveidt, colonna di tutta una serie di
ascolti per una generazione di metal fans, perde inevitabilmente di carica con
la nuova produzione, dando l’impressione di avvicinarsi a certo melodic death
più che al gelido e feroce death/black da cui è nata.
Spero vivamente che la band sappia correggere il tiro in vista del full-length
album, su cui pare stia già lavorando: e che torni con un disco capace di
stupire di nuovo, di tracciare una via come in passato. Dimentichiamoci però di
questo deludente singolo.

Alberto “Hellbound” Fittarelli

Tracklist:

1. Maha Kali
2. Unhallowed (Rebirth version)

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