Recensione: Modus Vivendi

Di Eugenio Giordano - 17 Febbraio 2004 - 0:00
Modus Vivendi
Band: Tad Morose
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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63

Benvenuti al cospetto di una delle più sottovalutate realtà del metal europeo, una band che se avesse riscosso anche soltanto un decimo di ciò che ha seminato adesso sarebbe tra le più blasonate e rispettate dell’intero panorama europeo. Invece i Tad Morose combattono ancora contro l’anonimato per imporre la loro identità dopo sette lavori in studio e quasi dodici anni di carriera.

I Tad Morose sono svedesi e suonano un heavy metal oscuro ed elaborato che guarda oltreoceano ai maestri storici della scena statunitense assorbendo le influneze di band come Fates Warning, Savatage e Jag Panzer. Dimenticate qualsiasi sorta di relazione tra questi ragazzi e l’attuale trend power metal imperante nei paesi nordici. L’approccio musicale del gruppo è interamente basato su ritmiche di chitarra fluide e personali, capaci di generare un muro sonoro di massimo impatto, l’evoluzione della band svedese è passata attraverso varie fasi fino alla realizzazione di questo nuovo “Modus vivendi”. Era il 1993 quando ancora dodicenne ascoltai il loro primo lavoro “Leaving the past behind” un platter incentrato su strutture ambiziose e dinamiche, la band ha sempre preferito puntare su composizioni dal grande gusto artistico lontane da facili ritornelli e refrain immediati. La stessa tendenza si approfondì in lavori successivi come “Sender of thoughts” e l’ottimo ep “Paradigma” usciti negli anni novanta. Con “A mended rhyme” i Tad Morose mettono a segno un platter storico che definisce i canoni del loro sound e li pone apertamente tra le migliori realtà del metal contemporaneo, la band si rivolge sempre a un pubblico selezionato e fedele che continua a seguirli strettamente, in Italia siamo sempre stati pochissimi. Kristian Andren passa il microfono a Urban Breed e i Tad Morose lasciano la Black Mark Records per approdare alla potente corte tedesca della Century Media per pubblicare “Undead” e il penultimo “Matters of the dark”. Forse i Tad Morose sono solo una delle tante band in un rooster dove perdono l’importanza e le cure che meriterebbero comunque la Century Media non ha mai dimostrato di puntare su di loro quanto invece meriterebbero. Il nuovo “Modus vivendi” possiede il livello qualitativo e sonoro delle produzioni targate Century Media e si presenta come un prodotto davvero molto competitivo e graffiante, la produzione non si discosta dalla direzione dei lavori più recenti della band continuando una tradizione ormai solida.

Il disco incomincia in maniera magistrale con “Anubis”, una canzone che possiede tutte le migliori caratteristiche del sound della band svedese, un riffing aggressivo e dinamico si alterna a refrain vocali molto personali e dal vago sapore orientale che rendono bene l’atmosfera dei testi. Più elaborata e ambiziosa “No mercy” mostra il lato più tecnico dei Tad Morose, le strutture ritmiche sono sempre molto aggressive e nascondono refrain personali e melodie molto interessanti. Con “Afraid to die” i nostri svedesi mettono a segno un nuovo classico della loro discografia, una canzone potente e dinamica che possiede un ritornello molto efficace grazie a linee vocali di grande impatto. Più violenta e ossessiva “Clearly insane” presenta delle similitudini con i Nevermore di “Dreaming neon black” e si dimostra un brano velenoso e vibrante. Torniamo a composizioni elaborate e di grande classe ascoltando “Cyberdome” una nuova prova di capacità e ispirazione, le chitarre sono potentissime e la sezione ritmica costruisce strutture cambievoli molto raffinate, la tradizione artistica dei Tad Morose continua. Più fruibile ma non semplificata “Take on the world” ribadisce in pieno la qualità del sound dei Tad Morose colpendo l’ascoltatore frontalmente con un approccio davvero ambizioso. Compatta e graffiante “Mother shipton’s words” possiede un refrain vocale di innegabile spessore che sostiene la canzone lungo tutto il suo sviluppo. Meno frontale ma decisamente potente “Unwelcome guest” ripresenta un lavoro chitarristico di chiara impronta americana marcatamente oscuro e ossessivo, anche in questo caso la band colpisce senza snaturarsi. Con “Life in a lonely grave” i Tad Morose compongono una canzone lunga e davvero intelligente, qui la band svedese rispolvera lo stile dei primi tre dischi e si conferma raffinata e preparata. La conclusiva “When the spirit rules the world” sfodera una interpretazione vocale da manuale e conclude in maniera magistrale il disco.

In conclusione spero che questo “Modus vivendi” riesca in qualche modo a destare il vostro interesse e che finalmente possa farvi conoscere un gruppo fondamentale come i Tad Morose, il metal europeo si è dimenticato troppo spesso di questi ragazzi e gli ha negato lo spazio e l’attenzione che avrebbero meritato, speriamo che questa situazione possa cambiare presto. 

1 Anubis

2 No mercy

3 Afraid to die

4 Clearly insane

5 Cyberdome

6 Take on the world

7 Mother shipton’s words

8 Unwelcome guest

9 Life in a lonely grave

10 When the spirit rules the world

   

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