Recensione: Monolith

Di Francesco Sgrò - 17 Maggio 2013 - 20:47
Monolith
Band: Stonelake
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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80

Se il valore di un disco venisse giudicato prima di tutto dalla copertina, questo sesto lavoro degli svedesi Stonelake, intitolato “Monolith“, riceverebbe una secca bocciatura.
A parere di chi scrive, infatti, non si può certo affermare che l’artwork scelto dalla band scandinava per questa nuova fatica sia in grado di suscitare la curiosità dell’ascoltatore.
Tuttavia, per la fortuna di questo giovane combo, la materia prima che rende un disco importante e degno di ascolto è la musica in esso contenuta. Musicalmente il nuovo parto degli Stonelake si presenta come un potente mosaico Heavy Power in cui ogni tassello è incastonato perfettamente all’interno di un puzzle ottimamente strutturato, in cui ogni elemento della band si rivela essere fondamentale per la buona riuscita dell’opera.
Una produzione asciutta e moderna infine, contribuisce nello sprigionare tutta la potenza del gruppo che, come un’inarrestabile colata lavica incandescente, travolge l’ascoltatore, divorando tutto ciò che incontra sul proprio cammino.

La devastante opener “Fanatical Love“, fuga subito ogni dubbio sul percorso che gli Stonelake intendono seguire: corposi riff chitarristici dominano un brano feroce e diretto, squarciato dagli acuti vocalizzi del bravo singer Peter Grundström che, uniti al suggestivo operato tastieristico allestito dalla bella Annika Argerich, contribuiscono a conferire al brano dinamicità  e melodia, rendendo il tutto al contempo molto orecchiabile e piacevole.
Stesso discorso anche per la seguente “You Light The Way“, traccia che prepotentemente rincara la dose di melodia espressa in precedenza dagli svedesi, confezionando un brano che ha nell’ottimo refrain il proprio punto di forza.
Mescolando sapientemente potenza e melodia, il gruppo non pone freno alla propria creatività, ben rappresentata nella oscura “End This War“, episodio contraddistinto da un ottimo lavoro chitarristico, sorretto da una sezione ritmica precisa e compatta ed infarcito da un coro melodico che rappresenta il preludio ad una serie di virtuosismi di primo livello.

Il quintetto nordico sembra aver incentrato il proprio lavoro su una serie di brani strutturalmente semplici e facilmente assimilabili, caratteristica che contraddistingue anche la maligna “With Someone Like You“, gelida e spietata, alla quale segue la furiosa “Double Life“, abile nell’alternare riff intricati e aperture melodiche di assoluto valore a conferma ulteriore della bontà di scrittura dimostrata dagli Stonelake.
Ottima anche la massiccia “Hater“, con la quale il gruppo continua a mietere vittime esattamente come nella seguente “Will You Be Loved“, la quale offre un ritornello piacevole, ma forse stavolta sin troppo melodico tanto da correre il rischio – per alcuni istanti – di quasi snaturare il sound della band svedese , sempre comunque attenta nell’unire un’accentuata componente melodica ad una buona dose di cattiveria, ben espressa nei crudi riff che caratterizzano quest’ennesimo episodio di un album che prosegue con le gelide “In A Freezing House“ e “Notorius“.
Quest’ultima splendidamente arricchita da un operato tastieristico capace di conferire drammatica teatralità.
L’album si conclude con la breve e strumentale “Desolation“, suggestiva ed intensa ballata pianistica che sembra esprimere le conseguenze della devastazione orchestrata dagli Stonelake nel corso di un album pregevole e davvero ben riuscito.

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